la cittadinanza è servita – .

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L’inganno della cittadinanza che si nasconde in quelli che sembrano possibili furti d’identità di una persona morta. È questo il trucco, al vaglio degli ispettori, grazie al quale sempre più stranieri riescono ad ottenere la cittadinanza di sangue e il relativo passaporto italiano. Un sistema, quello che emerge dalle indagini del consolato italiano in Venezuela, che nasce dall’inganno, pescando negli archivi anagrafici uomini realmente nati nel nostro Paese, venuti al mondo nella seconda metà dell’Ottocento in piccoli comuni che, qualora richiesti controlli, confermeranno la reale esistenza di tale atto di nascita, trascritto all’anagrafe con il nome e la data indicati dagli aspiranti discendenti. Una volta ottenuta l’identità del presunto antenato, entrano in gioco i professionisti della contraffazione, che preparano i documenti da portare ai consolati italiani nei loro paesi per dimostrare di avere il diritto di essere italiani. E poco importa che nessuno dei ricorrenti abbia un cognome locale, perché a supporto ci sono documenti, confezionati ad hoc, che attestano, nero su bianco, come il cognome si sia perso nei meandri delle generazioni, a causa di quasi tutta la discendenza femminile.

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Le pratiche di Caracas svelerebbero l’astuzia degli italo-venezuelani, che avrebbero messo a punto una messa in scena documentaristica, nella quale sarebbero coinvolti diversi soggetti, tra cui avvocati, traduttori e funzionari amministrativi compiacenti. Un sistema che si nasconderebbe dietro il modulo denominato “Albero genealogico per le ricostruzioni della cittadinanza”, uno schema che riassumerebbe la discendenza italiana a sostegno del riconoscimento della cittadinanza “jure sanguinis”. L’antenato, che nella maggioranza dei casi riscontrati è nato dopo il 1850 in piccoli comuni italiani, dalla Toscana (come a Marciana), all’Abruzzo fino al Lazio, appare magicamente trent’anni dopo a Caracas, dove, con un atto di matrimonio, lo lega ad una donna venezuelana. Dalla loro unione nasce un figlio, che porta ancora il cognome italiano ma che presto perderà. Infatti la moglie dà alla luce una figlia.

A quel punto, frutto dei successivi matrimoni saranno tutte donne, l’ultima delle quali sarà in possesso del giusto certificato di matrimonio, con il padre del richiedente la cittadinanza. Un sistema che emergerebbe da decine di pratiche vagliate dall’Ispettorato della Farnesina, che ha attivato le indagini a seguito della denuncia del deputato di Fratelli d’Italia, Andrea Di Giuseppe, che, lo scorso gennaio, ha presentato una denuncia alla Procura di Roma, chiedendo di accertare il presunto giro di compravendita di cittadinanze presso il consolato italiano a Caracas. Una sede che, secondo il console generale italiano in Venezuela, Nicola Occhipinti, è considerata “il miglior consolato del mondo”, come ha affermato il diplomatico il 23 marzo 2023, in un’intervista all’Ansa in cui, oltre ad aver evidenziato la grandi risultati ottenuti in termini di rapidità, efficienza e trasparenza dei servizi consolari grazie all’ammodernamento tecnologico, ha sostenuto che «la produttività del consolato è mostruosa, tutti gli appuntamenti vengono presi via email con risposte entro 24 ore e il processo di rinnovo del passaporto a Caracas è si fa in tre giorni, mentre all’interno del Paese si fa in 15 giorni senza dover venire nella Capitale”, ha dichiarato Occhipinti. Ora gli ispettori della Farnesina intendono far luce se, a fronte di tanta celerità, siano stati effettuati tutti gli accertamenti necessari per il rilascio delle cittadinanze italiane per discendenza.

 
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