Dall’albergatore di Bergamo che non ospita ebrei ai casi nei campus. Storie di antisemitismo – .

Dall’albergatore di Bergamo che non ospita ebrei ai casi nei campus. Storie di antisemitismo – .
Dall’albergatore di Bergamo che non ospita ebrei ai casi nei campus. Storie di antisemitismo – .

Ho un albergo e ho vietato l’ingresso agli ebrei bloccando le loro prenotazioni”. Oppure «il mondo è sempre stato in pericolo a causa degli ebrei». Sono alcuni dei commenti scritti sui social da un albergatore di Bergamo Alta, titolare della struttura “Le Funi”. Un esempio di odio antisemita che, secondo l’Anti-Defamation League, una delle principali organizzazioni di monitoraggio del fenomeno, è diventato “uno tsunami”. Come nelle università, dove l’intifada lanciata dai gruppi filo-palestinesi rischia di aggiornare l’elenco dei casi registrati dal 7 ottobre in poi.

Sul caso Bergamo si è subito attivata l’Unione delle associazioni Italia-Israele, che ha sporto denuncia contro l’imprenditore per incitamento all’odio. E ha chiesto al mondo dell’ospitalità locale di prendere le distanze dal caso in questione. Ma è proprio dalle diverse associazioni affiliate nei vari territori che arrivano segnali preoccupanti. A Livorno, nella settimana del 25 aprile, è andata in scena al Teatro Goldoni la “Turandot” di Puccini. Tutto era normale, tranne che alla fine dell’opera gli attori e gli operai sono saliti sul palco con uno striscione con la scritta “Stop al genocidio” e avvolto in bandiere palestinesi. Una manifestazione che il sindaco della città e presidente del Teatro Luca Salvetti ha minimizzato, concentrandosi solo sulla richiesta di un “cessate il fuoco”, ritenuto accettabile. A Rovereto il consigliere comunale di sinistra Omar Korichi, che si definisce un “partigiano palestinese”, dopo l’attacco di Teheran contro Israele ha pubblicato sui suoi social network un post in cui affermava che “l’Iran ha il diritto di difendersi. L’Iran ora dovrebbe radere al suolo Israele mentre Israele ha bombardato e ucciso 11 persone prendendo di mira l’ambasciata iraniana in Iraq”.

Come evidenziato dall’Anti-Defamation League nel suo rapporto, l’improvviso aumento dei casi di antisemitismo si è registrato subito dopo il 7 ottobre, quindi ancor prima che ci fosse una reazione delle forze armate israeliane nella Striscia di Gaza: tra ottobre e dicembre scorso Solo anno, nel nostro Paese si sono registrati 216 casi di odio antisemita. Tra questi, a Milano si sono verificati due casi emblematici. Il 22 ottobre sui Navigli sono stati rinvenuti disegni dipinti per terra raffiguranti la bandiera israeliana. Il disegno era accompagnato dall’invito “per favore pulisci le tue scarpe”. Negli stessi giorni, un bar nel quartiere Lorenteggio, sempre nel capoluogo lombardo, è stato assalito e ricoperto di scritte del tipo “ebrei criminali = assassini” oppure “ebrei di merda, voi siete assassini”. L’unica colpa dei titolari del bar era proprio quella di essere ebrei. Ma come accennato, soprattutto ora che la rivolta filo-palestinese è al culmine, con l’inizio dell’intifada studentesca che ieri ha visto una nuova manifestazione di protesta all’interno dell’Università La Sapienza di Roma, è il contesto universitario a preoccupare di più. Subito dopo il 7 ottobre, un ragazzo americano che studia in un’università privata di Milano e che indossava la collana con il Maghen David è stato vittima di un’aggressione da parte di un altro studente che ha iniziato a inveire contro di lui al suono di “free free Palestine” e chi gli ha lanciato un cocktail. Hanno tentato di strappare una collana con la Stella di David a uno studente Bocconi, anche lui a Milano, mentre era in metropolitana. In un’altra università, uno studente ebreo, che ha sempre avuto la stella di David, è stato sputato. Ecco perché è chiaro che molti di questi studenti hanno deciso di frequentare i campus il meno possibile o solo per il minimo indispensabile.

Sono casi che raccontano di un antisemitismo forse invisibile, ma ben documentato dalle statistiche e dai racconti di chi ne è vittima. Per questo, anche per offrire garanzie agli studenti di religione ebraica, il ministro dell’Università Anna Maria Bernini ha chiesto un incontro con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per la prossima settimana. Parteciperà anche la presidente della Crui Giovanna Iannantuoni. Cercherai di trovare una soluzione per proteggere gli studenti. Perché, come ha ricordato ieri il ministro, “È interesse del Paese salvaguardare le università come spazi di democrazia. La protesta, il dissenso, la critica, anche aspra, sono espressioni del tutto legittime. La vera distinzione, inaccettabile e insormontabile, è la violenza. Impedire a qualcuno di parlare è il contrario della democrazia”.

 
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