Voglio la felicità degli altri” – .

Voglio la felicità degli altri” – .
Voglio la felicità degli altri” – .

“Chi metteva in circolo la felicità sapeva che non era una vincita alla lotteria. Sono attimi, giorni, anni, strette di mano, addii, ripensamenti. Un frullatore meraviglioso.” Renato Zero si racconta a Repubblicacon un nuovo album, “Autoritratto”, e un nuovo tour che lo porterà in giro per l’Italia.

Il cantautore parla del rapporto con il suo pubblico, che gli dà la forza per andare avanti.

“Il fatto che mi abbia scelto dopo una militanza così lunga mi rassicura che meritavo il suo affetto. Da un lato è come aver ricevuto un Oscar, dall’altro sento quasi l’obbligo di mantenere lo status”.

E grazie al suo pubblico, continua Zero, continuerà a rimanere single, a non diventare una persona sola.

“Se avessi dovuto riempire la piazza del letto mi sarei limitato. Mi sento altruista se riesco a scagliare le mie frecce verso la felicità di qualcuno. Quando incontro una coppia o una famiglia felice, ricordo la mia”.

L’artista parla anche del rapporto con il potere.

“Il potere equivale alla solitudine. Dovrebbe essere dato in quantità ragionevoli. La cultura è potere, se la cultura diventa discutibile gli squilibri appaiono evidenti. Se non avessi una presenza non salirei sul palco, un artista depresso è un cattivo esempio e fa danni”.

Ed è mai stato depresso?

“Depresso no, ma un po’ scoraggiato verso certe situazioni sì”.

Il cantautore afferma di non aver paura degli anni che passano:

“Non mi lascio negare nulla che sia un rifornimento emotivo. Sarebbe stato terrificante se fossi rimasto sull’amaca a dondolarmi. Il fatto che mi sia speso nei rapporti umani, con gli amici, i miei fratelli, non mi fa dubitare della bontà del tempo trascorso”.

 
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