La difesa del ginecologo dell’ospedale Barone Lombardo di Canicattì, accusato di aver provocato la morte di un bambino in grembo il giorno di Natale dello scorso anno, formalizza la strategia processuale chiedendo un giudizio sommario.
Il medico, secondo quanto emerge da un consulto disposto immediatamente dal pm Paola Vetro, è accusato di aver omesso la diagnosi di ritardo della crescita del feto nonostante fosse l’esito di un’ecografia effettuata 19 giorni prima dell’interruzione della gravidanza. La mancata indicazione della diagnosi sulla cartella clinica del paziente, secondo l’accusa, avrebbe eliminato un elemento di conoscenza necessario per le visite successive.
Inoltre, gli esami delle urine e la pressione alta sarebbero stati molto indicativi di un ritardo della crescita. Il ricovero della paziente, secondo quanto ipotizza la Procura, avrebbe potuto consentirne il parto prima della morte come, peraltro, avvenuto lo scorso 27 dicembre quando la trentenne diede alla luce il suo bambino che era già morto da almeno 48 anni. ore. Il medico è difeso dall’avvocato Aldo D’Amico. I genitori della piccola sono rappresentati dagli avvocati Giacinto Paci e Diego Giarratana, le cui denunce hanno dato il via alle indagini che, inizialmente, hanno coinvolto 13 indagati. Ritornerà in tribunale il 20 maggio.
