le accuse choc di Calzona, il nome clamoroso in panchina, l’ADL e le cazzate con Kvara – .

le accuse choc di Calzona, il nome clamoroso in panchina, l’ADL e le cazzate con Kvara – .
le accuse choc di Calzona, il nome clamoroso in panchina, l’ADL e le cazzate con Kvara – .

Il Napoli pareggia 2-2 a Firenze, segnando due gol in due minuti. Disattenzione di Politano, gioiello di Kvaratskhelia su punizione.

©foto di www.imagephotoagency.it

Zero per un pessimo arbitro, come avevamo visto alcune volte quest’anno (e avevamo visto molti arbitri scadenti). Non indovina mai niente (smentito da tutti i giornali), come questi astrologi che predicono una Settimana Divina e invece hai più sfortuna di Fantozzi nel giorno peggiore di lui. Matteo Marchetti dall’Ostia ha scontentato tutti, non ha fischiato fallo a Kvara prima della punizione che ha portato all’1-1. Riesce, solo nello stadio, a non vedere il netto anticipo di Lobotka e la simulazione di Belotti, indicando il rigore. Oscenità nell’oscenitàin una stagione che ha riservato tanti agguati alla squadra tricolore sul petto.

Uno come il turno che resta da giocare. Ultimi 90 minuti, 5400 secondi più tempo aggiunto per concludere una stagione agonizzante. È necessario ventilare la stanza, come quando si spruzza uno spray per insetti. Quello spogliatoio lì ha un disperato bisogno di nuovo ossigeno, di nuove idee, di nuove motivazioni e di un giardiniere capace di estirpare l’erba cattiva. I compiti affidati a Giovanni Manna e al nuovo allenatore e il motto devono essere chiari: “Chi non sta da una parte o dall’altra della barricata è la barricata”.

Due minuti di mancanza di affetto, i soliti. Ancora una volta questa Napoli uterina, che non è mai stata capace di amare veramente se stessa, viene gettata via. Il club non amava nemmeno se stesso, con le scelte di un artigiano in cerca della pepita d’oro al mercatino delle pulci. La sconfortante mediocrità di un volenteroso Cajuste ne è la prova: dopo un campionato vinto non ci si può presentare con un centrocampista che è arrivato da sconosciuto e partirà da sconosciuto.

Tre a due che è stampato sulla posta. Aggiungiamolo al conto di un campionato più salato del merluzzo allevato in salina. Il mancino velenoso viene respinto dal legno Politano, che aveva cominciato anche lui a ‘complicare il pane’ con quella sciocchezza uscita dal fondo sul 2-1 di Nzola. Anche il destino si mette in mezzo, ma d’altronde aiutati, Dio ti aiuta, non è una frase casuale. Conosciamo tutti la storia di audacia e fortuna, che vanno di pari passo.

Quattro allenatori e poi chissà, magari un uomo misterioso. Tutti molto concentrati su quattro nomi, poi su due con Conte e Gasperini che si danno in prima fila. Sorge qualche dubbio, anche alla luce delle parole di De Laurentiis in conferenza. Non è abitudine del Napoli giocare a carte scoperte quando si devono fare queste scelte, solitamente c’è sempre qualcosa che si muove nell’oscurità, un nome che lascia tutti a bocca aperta. Attento Domenico Tedescoche piace molto a De Laurentiis e che presto potrebbe scalare la classifica…

Cinque minuti per Lindstrom, 412 in Serie A in 22 presenze per una media di 18 a partita. Si può giudicare un giocatore che ha giocato solo due volte da titolare, con tre cambi di allenatore e una stagione pessima? Difficile. Calzona, però, di fatto ha bollato come inutile l’acquisto, spiegando nel dopo gara che è uno che deve giocare in una squadra che riparte e il Napoli non riparte. Forse un po’ troppo superficiale in termini di analisi…

Sei partite consecutive senza vittorie, l’ultimo a Monza, che resta l’unico nelle ultime dieci di una squadra che si è lasciata andare ‘a molla’ e vrachiere. Il desiderio affamato di questa squadra per la Conference League era evidente all’inizio dei minuti di recupero, con Meret che impiegava un minuto per effettuare un rinvio, cercando i formidabili saltatori con la palla lunga. I formidabili saltatori in questione erano Raspadori e Lindstrom. Gioco, set e match.

Sette-sei come i minuti in campo di Simeone che hanno coinvolto più di Marcell Jacobs dopo l’oro olimpico. Resta solo il ricordo dell’appetito insaziabile di Cholito, le farfalle nello stomaco hanno lasciato il posto a un senso di insoddisfazione e rabbia per il poco spazio che aveva e per l’incapacità di sfruttare le poche opportunità che aveva. Giovanni è l’emblema di questa trasformazione, lo scudetto fu per questo gruppo come la mezzanotte per Cenerentola. Avrà bisogno di un nuovo incantesimo per trovare la scarpetta magica.

Otto cartellini gialli per Kvara in campionato, quasi scientifico da dargli sui nervi. Un dato ci aiuterà a realizzare l’assurdità: il macellaio Gatti in maglia Juve ne ha presi sette, uno in meno. Il povero Khvicha, ‘rimpinzato’ di calci in ogni zona del campo come uno stuntman in un film di Jackie Chan, si è preso spesso il cartellino giallo perché chiedeva di essere protetto, da arbitri che invece lo hanno abbandonato al triste destino: essere picchiato . E chi non protegge la bellezza non salverà il mondo.

Nove come il nono posto di Mazzarri, anche lui di Calzona. Così si difende l’allenatore, che in conferenza ha più veleno in corpo di un cobra con gli occhiali. Le sue parole sono inquietanti, quando dice: “Ho trovato una catastrofe, non solo in campo non dovevo pensare solo al campo e nessuno mi aveva detto niente”. Così Calzona, infatti, accusa la società di avergli raccontato bugie, che il Napoli era disintegrato internamente e che lui non poteva farci nulla. Aspettiamo che qualcuno risponda, altrimenti il ​​silenzio sarà considerato tacita conferma.

Dieci calciatori più Kvaratskhelia, uno slogan, come un manifesto elettorale da affiggere in tutti i vicoli. Vota KK, ieri, oggi e domani, altro che Antonio la Trippa. C’è il dono eterno degli dei nella mano destra che viaggia verso l’infinito e oltre, uno straordinario campione di bellezza da aggiungere al repertorio del maestro georgiano. La luce, tra le tenebre, la cometa che dovrà aprire la strada verso un azzurro splendente. Ha dipinto un momento di gioia nel cielo di Firenze, come se fosse un discendente del Brunelleschi. Adesso dategli una penna tra le mani e fategli firmare il rinnovo alle cifre che merita. Aurelio, non facciamo stronzate.

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