i titoli di Stato in mano alle famiglie salgono sopra il 10% – .

i titoli di Stato in mano alle famiglie salgono sopra il 10% – .
i titoli di Stato in mano alle famiglie salgono sopra il 10% – .

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I titoli di Stato in mano alle famiglie italiane nella seconda metà del 2023 hanno registrato una forte crescita, superiore al 10%, spinta dal rialzo dei rendimenti. La quota a inizio 2022 era circa la metà (5% del totale). Lo indica la Banca d’Italia nel Rapporto sulla stabilità finanziaria. All’aumento della quota delle famiglie ha fatto da contraltare la riduzione delle consistenze detenute da banche e assicurazioni, nonché da Banca d’Italia e Eurosistema, in linea con lo “snellimento” dei bilanci delle banche centrali legato alla normalizzazione del politico monetario. I detentori esteri di titoli di debito italiani rappresentano una quota pari a circa il 20%. Il costo medio dello stock di titoli in circolazione ha raggiunto il 2,7 per cento, proseguendo la fase di crescita iniziata ad aprile 2022. Il collocamento prosegue però regolarmente, con quantità in aumento per i titoli a medio e lungo termine e rendimenti medi all’emissione in calo da ottobre 2023 massimo. La liquidità nel mercato secondario dei titoli di Stato italiani è migliorata, aggiunge il rapporto, e la volatilità è rimasta stabile. La Banca d’Italia ricorda poi il record di emissione retail raggiunto dalla terza emissione del BTP Valore che ha raccolto 18,3 miliardi.

Elevato fattore di rischio del debito per la stabilità finanziaria

L’elevato debito pubblico “continua a rappresentare un fattore di rischio, soprattutto in caso di sviluppi economici meno favorevoli del previsto”. Il rapporto della Banca d’Italia sulla stabilità finanziaria evidenzia questo rischio in una situazione complessivamente migliorata rispetto allo scorso novembre: l’indicatore di stress finanziario del Paese è infatti “al livello più basso degli ultimi 15 anni” e nel breve periodo l’incertezza è legati al possibile inasprimento dei conflitti in corso e al persistere di tassi di interesse elevati. Riflettori puntati quindi sul rapporto debito/Pil, anche per chi si occupa di stabilità finanziaria in Via Nazionale. Il rapporto ribadisce i moniti lanciati da Via Nazionale nell’audizione sul Def: “per ritornare su un percorso di riduzione, in linea con le indicazioni contenute nella recente riforma del Patto di stabilità e crescita, sarà necessario realizzare un duraturo rafforzamento del prodotto nonché miglioramento del deficit strutturale”.

Forte riduzione del credito alle imprese

Il credito alle imprese è diminuito drasticamente lo scorso anno per tutte le categorie di imprese ed è stato “particolarmente intenso” per quelle più rischiose. Lo rivela il Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia, che aggiunge che questo calo è dovuto anche alla decisione delle imprese di utilizzare l’ampia liquidità disponibile per rimborsare anticipatamente i prestiti a tasso variabile a fronte del loro improvviso aumento in seguito dei tassi di interesse. riferimento. Le condizioni di credito sono distese per le grandi imprese, mentre tra quelle con meno di 50 dipendenti è aumentata la quota di quelle che si sono viste rifiutare la richiesta di un nuovo prestito bancario (nel quarto trimestre). L’andamento del credito non incide, si veda comunque il rapporto sullo stato di salute delle imprese.

Dall’avvio della politica monetaria restrittiva della Bce, le imprese italiane si sono infatti mostrate “resilienti” e “in prospettiva, anche un eventuale ulteriore inasprimento delle condizioni di finanziamento e un indebolimento del quadro macroeconomico avrebbero un impatto limitato sulla vulnerabilità del settore”. La leva finanziaria, come rilevato nel Rapporto sulla stabilità finanziaria, è diminuita di 1,4 punti percentuali al 35,3% grazie sia alla riduzione del debito bancario sia al rafforzamento della patrimonializzazione. Un quadro sano che si riflette nelle previsioni di Bankitalia sull’andamento dei crediti deteriorati delle banche: alcuni incrementi contenuti nella seconda parte di quest’anno, segnalati dai crediti in bonis classificati ‘stage2’ e dai ritardi nei pagamenti, e un leggero peggioramento nei due -periodo ’25-’26. Si tratta di una stima di incremento altrettanto contenuto, sicuramente inferiore alla previsione fatta appena un anno fa, quando ancora non c’era visibilità sull’inversione di politica monetaria della BCE.

Saltano i gravi attacchi informatici legati alla guerra in Ucraina

Gli “incidenti informatici gravi” denunciati dalle banche e dagli altri intermediari finanziari vigilati dalla Banca d’Italia sono aumentati significativamente nell’ultimo anno e mezzo, scrive la Banca d’Italia nel Rapporto sulla stabilità finanziaria, sono “collegati al conflitto in Ucraina”, si legge senza alcuna riferimento esplicito alla nazionalità intuitiva degli hacker. Dall’attività di monitoraggio di via Nazionale emerge “che nel 2023 gli intermediari finanziari hanno segnalato 30 incidenti informatici gravi, in notevole aumento rispetto agli anni precedenti (12 e 13 segnalazioni rispettivamente nel 2021 e 2022). Gli attacchi alla disponibilità dei servizi offerti ai clienti (i cosiddetti attacchi DoS), in alcuni casi riconducibili a soggetti legati al conflitto in Ucraina, sono quelli più frequentemente rilevati nell’ultimo anno (15 segnalazioni). Il rapporto di Via Nazionale aggiunge che l’impatto di questi attacchi è stato comunque limitato, con tempi di indisponibilità del servizio mai superiori alle cinque ore. Si sono verificati anche incidenti informatici relativi all’utilizzo di malware e tecniche di ingegneria sociale, nonché accessi non autorizzati ai sistemi degli intermediari.

 
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