In una delle arterie principali della città, con le sue superfici lucide, da oltre mezzo secolo arricchisce il panorama dell’architettura contemporanea
Tra i vari edifici condominiali da inserire nel pregevole volume del 1971 edito da Gianni Pirro per le edizioni Vitali e Ghianda “L’architettura del ‘900 in Italia, Palermo” c’è anche il prestigioso edificio progettato per il committente Leopoldo Ponte dall’architetto palermitano Paolino Di Stefano.
Apprezzato non solo dagli addetti ai lavori, si distingue all’interno del paesaggio urbano affacciata sul secondo tronco del viale della libertà per la chiarezza espressiva dei volumi dalla calibrata armonia con il suo linguaggio composto assolutamente contemporaneo.
Di nuovo Di Stefano dispiega la sua personale poetica creativa dirompente utilizzando il potenziale strutturale del cemento armato, costruendo efficacemente un’architettura interessante che è a sé stante ma in un profondo rapporto di continuum urbano con l’iconico asse stradale.
E’ facile scorgere i richiami alla poetica di Le Corbusier a cui Di Stefano accosta certi riferimenti formali e materici alla ricerca scandinava dell’immediato dopoguerra.
Avv
Ancora una volta concepisce e realizza un organismo il cui apparente semplicità formale nasconde una ricerca avanzata e continua che, nelle parole dello stesso Pirrone, orienta il giudizio “per un’opera la cui maturità ci sembra più che un traguardo per costituire la premessa per un’interessante evoluzione”.
Costruita nel triennio 1963-67, rimane, insieme a Villa Inguaggiato realizzata a Mondello dallo stesso Di Stefano, tra le opere felici del progettista palermitano, purtroppo prematuramente scomparso; tutte le opere contrassegnate da uno chiarezza compositiva esemplare e una raffinata idea di base dell’architettura in accordo con la storia della città.
Tra i punti notevoli di quella che ancora oggi rappresenta l’arteria urbana più ambita e apprezzata del capoluogo siciliano, il Palazzo Ponte con le sue lucide superfici e gli angoli arrotondati volti ad alleggerire l’apparente pesantezza delle masse, arricchisce il panorama iconico delArchitettura contemporanea palermitana da oltre mezzo secolo.
