“X Factor? Mi hanno offerto un’altra stagione, ma ho detto di no. Mi sono preso una pausa perché non sapevo come gestire la fama e l’impegno”. – .

“X Factor? Mi hanno offerto un’altra stagione, ma ho detto di no. Mi sono preso una pausa perché non sapevo come gestire la fama e l’impegno”. – .
“X Factor? Mi hanno offerto un’altra stagione, ma ho detto di no. Mi sono preso una pausa perché non sapevo come gestire la fama e l’impegno”. – .

Per Ludovico Tersigni scrivere un libro significava mettersi alla prova su un terreno che aveva esplorato da adolescente ma che, fino ad ora, aveva sempre deciso di tenere per sé: «Per la prima volta ho avuto la percezione di cosa significhi immergersi nell’immenso oceano della la letteratura una nuova goccia, ed è stata una sensazione pazzesca. Ora, insieme ad Alda Merini, Il più grande uomo scimmia del Pleistocene E Il cavaliere inesistente, in biblioteca c’è posto anche per quello che ho scritto”, dice Tersigni che, in Ci vediamo oltre l’orizzonte, edito da Rizzoli, racconta una storia che è anche un po’ sua: quella di un ragazzo di successo che sente il bisogno e l’urgenza di partire per provare a crescere e scoprire se stesso. «Avevo bisogno di svuotare la mia ciotola e poterla riempire di nuovo. Ho vissuto questo processo come un esame: con X Factor Ho fatto l’esame orale, e con questo libro sto facendo quello scritto”, insiste Ludovico, conosciuto sia come attore di serie tv di successo come SKAM Italia E Estate ma anche come leader del primo X Factor post Cattelan, un ruolo che fu uno spartiacque nella sua vita e nella sua carriera che scelse di raccontare nel suo romanzo.

Cosa pensi di aver affrontato in questo libro?
«Il rapporto con la mia carriera, che per certi versi è stato faticoso anche se mi ritengo molto fortunato per le esperienze vissute. Grazie al mio lavoro ho conosciuto persone incredibili che mi hanno cambiato la vita e mi hanno dato la possibilità di aprire completamente il paracadute del pensiero, ma dal punto di vista dell’impegno e della fama è stato complicato”.

Perché complicato?
«Sono un randagio, un animale selvatico, un grande amante della solitudine e degli spazi interiori. Infatti nei tre anni che ho vissuto senza Instagram mi sono divertito moltissimo perché ho vissuto la vita in modo autentico e ho imparato più cose rispetto ai 24 precedenti. Alla fine però sono stato costretto a ritornare in questo microcosmo e ho provato per trasformarlo in uno sbocco divertente per condividere ciò che volevo dire agli altri.

Cosa ti ha portato a tornare su Instagram dopo tre anni?
«Il fatto di aver perso tanti legami sociali e lavorativi che volevo continuare a coltivare. Attori come Luca Marinelli ed Elio Germano sono abbastanza strutturati per poterne fare a meno, ma io ancora no. I giovani hanno bisogno di pubblicità e Instagram è proprio questo”.

Anche Marinelli e Germano mi sembrano randagi, ma hanno dimostrato di saper reggere la fama e la visibilità. Perché non lei?
«Forse perché è arrivato tutto troppo presto e non ero preparata: volevo fare prima le cose, vivere aspetti della mia evoluzione personale che non potevo affrontare».

Giulia Mantovani

A cosa pensi di aver rinunciato per fare il tuo lavoro?
«A tutte quelle cose e quei percorsi che è giusto intraprendere entro una certa età. Penso ai viaggi e, soprattutto, allo sport. Da ragazzino giocavo a pallavolo e facevo atletica: mi piaceva andare al palazzetto e allenarmi con i miei compagni, senza contare che avevo un bellissimo rapporto con il mio allenatore che riusciva a insegnarmi con poche parole e un paio di sguardi cose che Mi porto ancora dentro”.

Cosa ti ha insegnato l’allenatore?
«L’importanza di poter contare sui compagni perché a volte, durante alcune partite, puoi perdere la testa e te stesso. In quei momenti se ti chiudi è finita, è molto difficile uscire dal buco nero in cui sei entrato. Se però ti apri e ricordi che c’è una squadra che ti sostiene e un allenatore che ti motiva, le cose non andranno mai del tutto a pezzi. Forse è per questo che quello che ho scritto nel libro è venuto a galla con naturalezza, come se fosse una liberazione”.

La libertà, come scrive nel libro, viene dalle origini. Scrive: «Se ricordi da dove vieni non avrai paura di quell’oltre che è allo stesso tempo la distanza del futuro». Da dove viene Ludovico Tersigni?
«Dal mare, da tante incertezze e da una continua ricerca stessa. Perché, dopo tutto, continuiamo tutti a cercare la certezza? Semplice, perché quelle certezze ci fanno pensare che alla fine troveremo un senso alla nostra vita, il problema è che per me la ricerca perenne è già aver trovato qualcosa».

Che cosa?
«Il desiderio e la curiosità. Fiorella Mannoia ha affermato in un’intervista che la curiosità è l’energia motrice più potente dell’universo insieme all’amore: sono molto d’accordo con il suo pensiero. Spero che la curiosità continui ad appartenermi perché lei mi ha sempre guidato in questi anni sia a livello professionale che a livello di ricerca letteraria, sportiva e sociale.”

La curiosità nel libro corrisponde a una certa idea di movimento. Scrive: «La vita è come una bicicletta: non puoi stare in equilibrio se stai fermo».
«La vita è movimento, così come lo yoga che per me è fisioterapia, mantenimento continuo del corpo attraverso il movimento. Il movimento, come cantava Jovanotti, è sempre positivo, e questo vale anche per i viaggi che ho fatto e che hanno ispirato quelli che Lorenzo ha intrapreso nel libro”.

 
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