la figlia, la scomparsa dei nonni, la morte del fratello – Corriere.it – .

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L’allenatore è duro, l’uomo non ne molla uno. Luciano Spalletti a 64 anni ha vinto il suo primo scudetto, lo ha fatto con il Napoli che aspettava da 33 anni. Un disco dopo l’altro, una festa dopo l’altra. Un abbraccio infinito tra Lucio e la città. Al punto che l’assemblea comunale discute e approva la mozione per conferirgli la cittadinanza onoraria. Spalletti, come è noto, ha deciso di partire. I rapporti con il presidente De Laurentiis, la difficoltà di rapportarsi con i vertici del club, ma non ultima “la necessità di stare vicino alla famiglia”, ha detto lunedì a Coverciano ritirando un premio. “Ho una figlia piccola, Matilda, devo stare con lei, addestrarla”. Spalletti, cuore di padre, ha incuriosito il mondo del calcio e non solo: per una volta ha scelto la sua vita privata come copertina di un evento. Vuole provare la felicità, perché “chi lavora non ha tempo” è il suo pensiero per lui. Non è una favola, né un modo per addolcire il divorzio. Al di là di tutte le incomprensioni con il presidente, anche avvenute, c’è un uomo che, per sua scelta, ha vissuto giorno e notte per due anni nel centro sportivo di Castel Volturno e si è nutrito solo di lavoro. Ha dato il meglio di sé ed è stanco. Vuole tornare a casa.

L’uomo ha stabilito la priorità (la famiglia, appunto) e ha prevalso sull’allenatore in campo e in squadra. Una famiglia unita, che negli anni ha superato insieme disgrazie e difficoltà. Matilda aveva 5 anni quando perse i nonni materni, Piero e Giovanna Angeli, entrambi deceduti lo stesso giorno a poche ore di distanza. I due erano i genitori di Tamara, la moglie dell’allenatore di Certaldo. La coppia, che sta insieme da 50 anni, viveva a Lerici, in Liguria, dove Spalletti, all’epoca a Roma, accorreva per stare accanto ai suoi cari. Tre anni dopo un altro lutto e la famiglia messa nuovamente a dura prova, la morte del fratello, Marcello Spalletti.

L’unica volta in cui Spalletti – che per sua stessa ammissione non riesce a godersi appieno la felicità – si è commosso in pubblico è stato a Udine, nel giorno dello scudetto. Partita finita, difese abbassate e il pensiero va al fratello Marcello scomparso nel 2019 all’età di 66 anni dopo aver combattuto una lunga malattia. Non ce l’ha fatta, Marcello, proprio nei giorni in cui l’Inter “liquidava” Luciano. I ragazzi della società sportiva «Avane» di Empoli dove ha allenato sono stati i primi a twittare gli auguri per lo scudetto del Napoli: «Orgoglioso di tutto quello che hai sempre fatto. Oggi anche noi, insieme al nostro Comandante Marcello Spalletti, siamo un po’ Campioni d’Italia». Lucio, dopo il decisivo pareggio di Udine, si è così nuovamente misurato con il dolore reale e tangibile per la morte del fratello. Non c’è mai un tempo di elaborazione per la perdita di un fratello. E così, dopo due anni intensi e faticosi a Napoli, lontano da quella famiglia per lui molto importante, è dovuto tornare a casa, a Milano. Con Tamara, sua moglie e Matilda, sua figlia di 12 anni che troppo presto ha perso i nonni e lo zio. La famiglia, appunto. L’uomo che ha la meglio sull’allenatore dopo una gioia grande come lo scudetto. Il campo rimane la sua linfa vitale. Lo troverà presto.

 
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