Cos’è la sologamia, il matrimonio con se stessi che sta arrivando in Italia – .

Sologamiacioè il matrimonio con se stesso. Questo è il nuovo termine che appare sulla scena italiana e che ha tutte le connotazioni per diventare un autentico fenomeno sociale contemporaneo.

Tuttavia, la stessa parola non ha attualmente una definizione ufficiale, nemmeno nella Treccani, la più famosa enciclopedia italiana.

Per il momento il termine sologamia non è riconosciuto nell’enciclopedia Treccani (Instagram)

Sologamia in Giappone e nell’arte

In effetti, la sologamia è una pratica che esiste da decenni Giapponee si basa su uno filosofia intima finalizzato alla cura di sé e del proprio benessere interiore. Infatti a Kyoto troviamo un’agenzia che propone pacchetti per matrimoni “self wedding”.

Ma non è tutto. Questa usanza ha fatto una modesta apparizione sul piccolo schermo all’interno del Serie Sex and the City e recentemente una donna indiana è andata avanti con se stessa provocando discorsi internazionali.

Questo nuovo concetto è arrivato anche nelarte grazie alla performance digitale, denominata “Sologamy” (www.sologamy.org), realizzata dall’artista vicentino Elena Ketra.

La performance sarà presentata dalla Fondazione Solares delle Arti, in collaborazione con la galleria romana Supermartek, in anteprima internazionale dal 13 al 16 luglio a Videocittà, il Festival della visione e della cultura digitale, al Gazometro di Roma.

Nella sezione dedicata all’arte contemporanea denominata “Agorà Expo”, sarà allestita un’area dedicata al progetto Sologamy. Chi vorrà sposarsi con se stesso, inserendo i suoi dati grazie a un touchscreen, “in virtù dell’arte e dell’amore”, potrà farlo con un certificato che attesti il ​​suo matrimonio sologamico.

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Il certificato di matrimonio

“Amare se stessi è necessario per poter amare liberamente”

L’artista stessa ha voluto spiegare la poetica che l’ha ispirata nella creazione della sua performance digitale: “Imparare ad amarsi è necessario per poter amare liberamente ogni altro essere umano”.

E ancora: “E’ l’affermazione della propria indipendenza emotiva, la consapevolezza di sé e delle proprie capacità, forza e bellezza, al di là dei diktat estetici, sociali e sessuali uniformanti. L’inclusione sociale parte prima di tutto da noi stessi”.

I primi lavori attorno a questo concetto risalgono al 2021. Una serie di lastre specchiate sulle quali è impressa una torta nuziale stilizzata a più livelli, sopra la quale campeggia un pezzo degli scacchi femminile, maschile e neutro, e sotto la definizione della parola sologamia, in dialogo con un’altra opera-specchio “Non-dimenticare”.

Filo conduttore della ricerca dell’artista è ilemancipazione femminile e ilintegrazione sociale, ponendo al centro della riflessione il sé come persona, al di là degli stereotipi di genere. Questa performance ne è il manifesto più chiaro e sincero, in quanto esiste solo grazie all’interazione e abbraccia tutti i generi.

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L’artista Elena Ketra al Museo Madre (Instagram)

Chi è Elena Ketra

La donna è unartista visuale che, grazie alla sua ricerca, affronta temi sociali come l’emancipazione femminile e l’inclusione di genere.

Le sue opere da “Girlpower 4010”, un tirapugni a dondolo per bambine feroci, alla serie “Serialmirrors”, specchi fetish che riflettono storie di donne assassine fino a Utereyes, l’utero con gli occhi che non soffre ma sceglie, sono accomunate da quel chiara disposizione alla ribellione ruoli assegnati e stereotipi di genere.

Ketra ha esposto in numerose mostre personali e collettive, tra cui al Museo Madre di Napoli, al MAM di Mantova, al Silesian Museum di Katowice (PL) e alla Stichting Artes di Amsterdam.

Nel 2022 vince il premio exibart nella sezione dedicata all’inclusione. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private tra cui quella della Fondazione Solares delle Arti (www.ketra.it).

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“Imparare ad amarsi è necessario per poter amare liberamente”, così l’artista sulla soligamia (Instagram)

Il primo caso di Sologamia

In Occidente si dice che il primo caso sia avvenuto nel Stati Uniti nel 1993, quando una certa Linda Baker per festeggiare il suo quarantesimo compleanno decise di sposarsi, come atto di profondo amore per la sua persona.

Successivamente ci sono stati altri casi nel mondo, ma non richiamano l’attenzione, trattandosi di episodi unici e sporadici.

Come accennato in precedenza, arriva poi – in sordina – sul grande schermo nel 2003 in un episodio della serie televisiva “Sex and the City”, quando la protagonista Carrie Bradshaw, interpretata da Sarah Jessica Parker, annunciò che si sarebbe sposata. Erano tutti i primi segni di a fenomeno sociale sul nascere.

E veniamo ai giorni nostri, dove troviamo diverso matrimoni dello stesso sesso soprattutto all’estero. Uno su tutti ha fatto il giro del mondo: quello di Kshama Bindula ventiquattrenne di Vadodara, passata alla storia indiana rompendo un tabù e affermando che questa scelta è stata dettata per condurre “uno stile di vita che mi aiuti a crescere e fiorire fino a diventare la persona più viva, bella e profondamente felice che io possa immaginare ”.

 
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