Case green, quali programmi allo studio in Italia — idealista/news – .

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Dopo l’approvazione del direttiva sulle case verdi da parte del Consiglio Ecofin si inizia a parlare delle possibili soluzioni da adottare per far fronte ai costi legati agli interventi necessari per attuare quanto previsto dal provvedimento. Lo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha subito sollevato la questione di chi paga. Le stime del Centro Studi Unimpresa diffuse subito dopo il via libera parlano di un conto da 270 miliardi di euro per il real estate italiano. Alla luce di ciò, ci chiediamo quali potrebbero essere i programmi e le soluzioni allo studio in Italia. I piani potrebbero coinvolgere detrazioni per redditi alti e dei contributi statali diretti per i redditi bassi.

Case green, possibili bonus in vista?

Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha dato le primissime indicazioni, Gilberto Pichetto Fratinintervistato da Corriere della Sera a seguito dell’approvazione della Direttiva Green Homes (Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, EPBD).

Il ministro dell’Ambiente, ricordando l’esperienza definita “disastrosa” con il superbonus 110%, ha spiegato che si farà “tutto ciò che è possibile e compatibile con la finanza pubblica”. Entrando poi nello specifico possibili strumenti da utilizzarePichetto Fratin ha parlato strumenti fiscali per i contribuenti con redditi elevatiquindi una detrazione con aliquota da definire, ed eventuale contributo statale diretto per chi ha redditi bassi; mentre per gli edifici pubblici ha accennato alla possibilità di coinvolgere le ESCO, aziende che finanziano gli interventi e per un po’ si mantiene il risparmio energetico, e di utilizzare il conto termico del Gestore dei Servizi Energetici (GSE).

Il ministro dell’Ambiente ha poi sottolineato la necessità di incentivare “quello che serve: pompe di calore, cappotti, doppi vetri. E al fotovoltaico, che comunque produce risparmi importanti”.

Durante l’intervista rilasciata a Corriere della Sera, Pichetto Fratin ha inoltre affermato che “il governo condivide pienamente gli obiettivi di decarbonizzazione”, aggiungendo: “Sappiamo che gli edifici sono una delle principali cause di emissioni di CO2 e che dobbiamo intervenire. Ci metteremo al lavoro sul Piano nazionale di riqualificazione edilizia previsto dalla direttiva europea, ma lo faremo guardando agli obiettivi finali europei al 2050 sul cambiamento climatico”. Riguardo agli obiettivi intermedi del 2030 e del 2033, il ministro dell’Ambiente ha affermato: “Anche noi cercheremo di restare entro quegli obiettivi ma, sebbene il testo della direttiva sia migliorato, dobbiamo essere realistici. Per noi sono obiettivi difficili, anzi, diciamo addirittura impossibili”.

Case verdi, cosa prevede la direttiva

direttiva sulle case verdi approvato in via definitiva dal Consiglio Ecofin prevede emissioni zero dal 2030 per i nuovi edifici residenziali; zero emissioni dal 2028 per i nuovi edifici non residenziali; una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035 per edifici residenziali non di nuova costruzione; la ristrutturazione del 16% del edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e del 26% entro il 2033. L’obiettivo finale è avere un patrimonio edilizio a zero emissioni entro il 2050.

Per quanto riguarda la pannelli solarii nuovi edifici pubblici avranno l’obbligo di installarli e tale obbligo sarà progressivo dal 2026 al 2030. Occorre mettere in atto strategie, politiche e misure nazionali anche per l’installazione negli edifici residenziali.

Per quanto riguarda il caldaie a gasgli incentivi per le caldaie autonome a combustibili fossili saranno aboliti a partire dal 2025 e i paesi dovranno abbandonare le caldaie a combustibili fossili entro il 2040.

Dall’entrata in vigore della direttiva, i Paesi membri avranno due anni di tempo per attuare la disposizione e presentare i propri piani a Bruxelles indicando come vogliono raggiungere gli obiettivi prefissati.

Case green, quali sono i costi

In termini di costi, secondo le stime della Commissione Europea entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annuali per raggiungere gli obiettivi. Non sono previsti finanziamenti dedicati per i singoli Paesi, ma sarà possibile attingere ai fondi Ue, come il Fondo Sociale per il Clima, il Recovery Fund e i Fondi di Sviluppo Regionale.

 
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