Smartworking post-pandemia? Per donne, laureate e 35-44 anni – .

Smartworking post-pandemia? Per donne, laureate e 35-44 anni – .
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Si tratta principalmente di laureati, lavoratori di età compresa tra i 35 ei 44 anni, impiegati nei settori dell’informazione e della comunicazione e delle attività finanziarie e assicurative. È questo l’identikit degli occupati “in modalità agile” tracciato dall’Istat nel recente rapporto sul BES, pubblicato a metà aprile. Se nel 2021, in conseguenza dell’epidemia di Covid-19, il ricorso al lavoro da casa avesse raggiunto il suo picco (14,8%). Dal 2022 abbiamo assistito ad una progressiva riduzione del fenomeno. Tra il 2021 e il 2022 la riduzione è stata di 2,6 punti percentuali, e nel 2023 la quota di dipendenti che hanno svolto lavoro agile nelle quattro settimane precedenti l’intervista è passata dal 12,2% al 12,0% (si tratta di poco più di 2,8 milioni di individui). Intanto da aprile le norme emergenziali hanno cessato di esistere, e tutta la disciplina dello smart working è ormai rinviata alle leggi ordinarie e ai contratti aziendali (e individuali).

Lavoratori più agili nella fascia di età 35-44 anni

Nella media del 2023, ricorda l’Istat, la quota di donne che lavorano da casa continua a essere superiore a quella degli uomini (13,4% contro 11,0%), tuttavia il divario si sta riducendo: la percentuale per gli uomini resta invariata, mentre per le donne scende di 0,4 punti percentuali. La quota più alta di occupati che lavorano da casa (13,3%) si osserva tra le persone di età compresa tra 35 e 44 anni. Negli anni della pandemia, 2020 e 2021, le percentuali più elevate si sono registrate tra gli occupati sopra i 60 anni, per i quali , tuttavia, il calo più significativo si è osservato nel 2022 (oltre 4,5 punti percentuali).

Soprattutto i laureati lavorano da casa

La riduzione colpisce i diplomati (-0,8 punti percentuali rispetto al 2022) e i laureati (-0,6); ma sono proprio questi ultimi a restare i più colpiti dal provvedimento (il 27,4% contro il 9,4% dei diplomati e poco più del 2% dei con al massimo la licenza media, sostanzialmente stabili). L’Istat ricorda che per i laureati l’incremento tra il 2019 e il 2020 è stato di +20,5 punti, molto più forte di quello osservato tra gli occupati con diploma o al massimo con licenza media (rispettivamente +8,2 e +0,7) a causa della maggiore possibilità per le professioni più qualificate di svolgere lavoro a distanza. Gli occupati nelle professioni qualificate e impiegatizie sono coloro che lavorano più spesso da casa (rispettivamente 26,4% e 14,6%), per i primi la variazione è più contenuta (-0,3 punti percentuali), mentre per gli impiegati il ​​calo è stato di 2,2 punti percentuali. .

Smart working nelle attività informative e finanziarie

Per quanto riguarda, inoltre, i settori di attività economica, lo smart working resta più diffuso nel settore dell’Informazione e della Comunicazione (57,6%), seppure in diminuzione. Poi ci sono le attività finanziarie e assicurative (37,3%). Per Pubblica Amministrazione e Istruzione il calo tra il 2021 e il 2022 è stato rispettivamente di -9,7 e -11,6 punti percentuali, nel 2023 i due settori mostrano variazioni contenute ma in direzione opposta: per il primo si osserva una riduzione (-0,7, il valore diventa pari al 13,4%), per il secondo in aumento (+0,5,21,5%).

 
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