la mia vita immortalando l’attimo» – .

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DiSofia Comensoli

Il fotoreporter Fabio Bucciarelli ad Angolo Terme per Oltreconfine Festival. «Una foto può anche cambiare il corso della storia»

«Una buona fotografia è soprattutto sincera». Fabio Bucciarelli fotografo, autore e giornalista che ha portato in tutto il mondo i momenti atroci della pandemia del 2020, riportati anche dal New York Times, sa esattamente cosa significa cristallizzare un istante in un attimo di eternità per dire la verità al mondo.

Mercoledì L’8 maggio al teatro di Angolo Terme nell’ambito del festival Oltreconfine il giornalista ha incantato un pubblico stupito che ha ascoltato il racconto di anni di cronaca tra rivoluzioni, guerre, carestie ed epidemie.

«Fino al 2009 ero ingegnere a Barcellona, luogo fisso e sicuro, lì ho iniziato a chiedermi quale fosse davvero il mio posto nel mondo così ho scelto di lasciare la sicurezza per seguire la mia passione che era la fotografia – ha spiegato Bucciarelli – Il primo passo è stato documentare il terremoto dell’Aquila in Abruzzo. Dove tra l’altro ho radici familiari, le prime foto di quei momenti mi appartengono personalmente e pensare che non mi sono state nemmeno pagate ma almeno ho potuto raccontare qualcosa da dentro, fotografare il disastro che la terra lo lascia dietro di sé quando comincia a tremare”.

Da lì i primi incarichi con le agenzie di stampa poi la scelta più coraggiosa, quella di diventare freelance. Il primo impegno è stato un fotogiornalismo per documentare il regime di Gheddafi in Libia e la primavera araba del 2010. «Inizialmente andavo con reporter senior, ho imparato come comportarmi nelle zone di attacco, mi sono preparato dal punto di vista medico per poter aiutare in caso di attacco, dal punto di vista logistico vista per sapere come muoversi nelle zone di alta pressione. ad alto rischio ma soprattutto ho imparato quali fonti seguire e quali no, il che, in certi contesti, può costarti anche la vita”.

Bucciarelli prosegue poi in Medio Oriente ad Aleppo in Siria nel 2012 e nel Donbass in Ucraina nel 2014 ancora agli albori della guerra non dichiarata con la Russia e vi ritorna negli anni successivi e nei più recenti 2022 e 2023. Si sposta poi in il Sud America, Cile e Amazzonia, documenta l’emergenza climatica e quella dei migranti nel Mar Mediterraneo nel 2016, poi la guerra in Sud Sudan dimenticata dal mondo e infine l’ultima crisi pandemica nelle zone più colpite. Le sue foto, soprattutto quelle dell’epidemia di Covid-19, fanno il giro del globociò che distingue le sue immagini sono una profonda empatia e un’estetica personale che gli hanno permesso anche di diventare uno dei fotoreporter contemporanei più influenti in Italia.

A fine serata, la storica e critica dell’istantanea, Luisa Bondoni, gli pone la domanda più difficile: «Può una fotografia cambiare il corso della storia?» gli chiede. Riflette brevemente e risponde: «Un’istantanea può cambiare il modo in cui vediamo le cose nel mondo e delle conseguenze può permetterci di fare una scelta piuttosto che un’altra. Quindi sì: una fotografia può cambiare il corso della nostra storia”.


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9 maggio 2024 (modificato il 9 maggio 2024 | 14:45)

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