La Bestia, la recensione del film poliziesco coreano – .

Due detective in competizione per una promozione che potrebbe cambiare il loro futuro si ritrovano a dover fare squadra risolvere il caso di un brutale omicidio. Quando il cadavere orribilmente mutilato di una ragazza scomparsa da tempo viene scoperto nelle zone costiere di Incheon, Han-soo e Min-tae, una volta amici ma ora rivali da anniora si trovano a dover rintracciare il colpevole, guidando due squadre che operano giorno e notte.

La Bestia: una scena del film

Come vi diciamo nella recensione di La bestia, l’indagine sembra avviata verso una rapida conclusione quando un sospettato, che ha molto da nascondere, viene catturato e messo in custodia, ma le cose prendono una piega inaspettata dopo che Han-soo incontra un informatore che insiste di conoscere l’identità del vero assassino. . Fra insabbiamenti e accordi segretiLa tensione tra i due investigatori aumenta mentre l’opinione pubblica reclama di risolvere al più presto il delitto che sta scuotendo l’intero Paese e il loro diretto superiore ha il fiato sul collo.

Non ci siamo già incontrati?

La Bestia 3

Lee Sung-Min e Yoo Jae-Myung sono i due detective rivali

La sinossi appena esposta potrebbe accendere una lampadina per qualcuno ed infatti ci troviamo davanti alla Remake coreano di un cult francese dell’inizio del millennio, o la memorabile polare 36 Quai des Orfèvres (2004) di Olivier Marchal, in cui due giganti come Gérard Depardieu e Daniel Auteuil si sfidavano in una gara di bravura e carisma, nei panni di due personaggi antitetici e complementari allo stesso tempo. Un romanzo poliziesco ricco di tensioni e colpi di scena in questa nuova versione perde gran parte del suo fascinoanche a causa di una sceneggiatura che rischia di risultare a tratti eccessiva e involontariamente confusa, con le due ore circa di visione in cui si risolve lo spietato e cinico scontro tra i due contendenti, giocato in questa occasione, comunque ben fatta Lee Sung-Min E Yoo Jae Myung.

Blind War, la recensione: azione, azione e ancora azione

Un ritmo alternato

La Bestia 4

Lee Sung-Min e Yoo Jae-Myung di nuovo in una scena

Da “il mondo è cambiato” A “Il nemico del mio nemico è mio amico” frasi fattuali si sprecano in una scrittura che aggiorna il prototipo in modo fin troppo stereotipato, cercando di trasportarlo dalla terra transalpina a quella orientale le relative atmosfere noir. Un tentativo purtroppo non del tutto riuscito, con quel mood cupo e cupo che alla lunga prende il sopravvento, annullando di fatto le psicologie dei protagonisti, che sembrano pedine indifese in una partita a scacchi giustiziato da un destino crudo e crudele.
La bestia non risparmia momenti di violenza fisica e psicologica, traendone il massimo vantaggioimmaginario del thriller coreano degli ultimi vent’anni, e offre alcune sequenze con un discreto tasso di tensione. È però difficile affezionarsi ai personaggi e lasciarsi trasportare totalmente dalla storia, fattore che ha invece fatto le fortune del film originale, vivo e pulsante anche nelle sue sfaccettature più oscure.

Combattere senza codice d’onore

La Bestia 5

La Bestia: un’immagine dal film

Le scene d’azione sono limitate al minimo – efficace però l’assalto della polizia all’edificio popolato da bande criminali – e si svolgono ininterrottamente sul contrasto tra i due detective, che si ritrovano ciascuno a condurre indagini per conto proprio mentre cercano di nascondere importanti omissioni o drammatici segreti, che potrebbero cambiare definitivamente le carte in tavola per l’uno o per l’altro. La sceneggiatura, seguendo le basi, lo è del tutto ambiguo, con tutte le diverse figure coinvolte che antepongono i propri interessi al bene comune, sacrificando di fatto “danni collaterali”. Ciò che manca, però, sono le sfumature e di cui sembra soffrire l’insieme generale una certa staticità che stronca sul nascere potenziali scoppi emotivi a favore di una messa in scena adeguata e ben realizzato ma allo stesso tempo anonimo.

Conclusioni

Questo remake in chiave coreana di un classico poliziesco moderno come 36 Quai des Orfèvres (2004) perde nettamente il confronto con l’originale, potendo contare su un buon reparto tecnico e attoriale ma risultando privo di anima ed eccessivamente contorto la fase di sceneggiatura, evitando così di affezionarsi a personaggi ambigui. La Bestia vede affrontarsi due detective della polizia, ciascuno con ombre e segreti, che indagano su un caso difficile che sta scuotendo l’opinione pubblica, mentre allo stesso tempo giocano per una possibile promozione: nella loro corsa per arrivare primi non guarderanno nulla o chiunque si trovi di fronte, finendo paradossalmente per ignorare anche il pubblico stesso.

Perché ci piace

  • Messa in scena solida e con un buon livello di tensione in alcuni passaggi.
  • Un cast efficace, anche se sconfitto dall’arduo confronto con il film originale.

Cosa c’è che non va

  • Sceneggiatura inutilmente complicata e prolissa.
  • Più freddo del previsto.
 
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