“Israele entrerà a Rafah nei prossimi giorni, ora solo gli Stati Uniti possono fermare l’attacco” – .

“Israele entrerà a Rafah nei prossimi giorni, ora solo gli Stati Uniti possono fermare l’attacco” – .
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Vengono ripresi Attacchi aerei israeliani che ha preso di mira la parte centrale della Striscia di Gaza, come riportato da Al Jazeera. I bombardamenti hanno colpito soprattutto le zone di Az-Zawayda e Al-Muharraga. Tensione anche oltre i confini di Gaza, con Hezbollah la scorsa notte hanno lanciato 26 razzi verso il monte Meron in Israele, provocando l’immediata risposta dell’esercito israeliano che ha colpito obiettivi di Hezbollah nel sud del paese Libano, compresi i siti militari e le infrastrutture terroristiche. Altre infrastrutture di Hezbollah sono state prese di mira anche nella zona di Tayr Harfa e di Yarine, sempre nel sud del Libano. Il tutto in tempi sempre più cruciali per i destini dell’umanità Rafa, al confine meridionale della Striscia, dove attualmente si trovano oltre un milione di palestinesi, assediati dalle truppe israeliane pronte da giorni a intervenire nella città. Secondo Filippo Lazzarini, commissario generale dell’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi), Israele starebbe preparando un’operazione militare su vasta scala a Rafah. Lazzarini esprime profonda preoccupazione per l’escalation militare: “La mia paura in questo momento è ciò che l’esercito israeliano intende fare, indipendentemente dall’assistenza militare a Israele da parte degli Stati Uniti”.

Il destino di Rafah resta dunque appeso a un filo, su proposta di accordo avanzato da Israele, attualmente al vaglio di Hamas e che “darà una risposta”, è stato dichiarato. Intanto le famiglie degli ostaggi ancora detenuti da Hamas hanno manifestato, chiedendo al governo di dare priorità alla liberazione degli ostaggi piuttosto che alla conquista militare. Intanto l’attesa si sposta sul previsto incontro tra il presidente palestinese Abu Mazen e il Segretario di Stato americano Antonio Blinken, che potrebbe risultare cruciale nella definizione delle prossime fasi del conflitto. Ma “Israele entrerà a Rafah nei prossimi giorni”, ha detto oggi Abu Mazen al World Economic Forum (WEF) in corso a Riyadh, in Arabia Saudita, durante il quale incontrerà Blinken. Il presidente palestinese ha dichiarato che “a questo punto solo gli Stati Uniti possono fermare l’attacco israeliano a Rafah, che costituirebbe “il più grande disastro nella storia del popolo palestinese”. “Facciamo appello agli Stati Uniti d’America affinché chiedano a Israele di fermare l’operazione a Rafah, perché l’America è l’unico paese in grado di impedire a Israele di commettere questo crimine”, ha continuato Abu Mazen, presente a Riad per il World Economic Forum (WEF). ) vertice. In un incontro precedente a Riad con rappresentanti di sei paesi arabi e presieduto dal ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, il Principe Faisal bin Farhan Al Saudè stata ribadita la necessità di porre fine alla guerra e l’importanza di riconoscerla Stato di Palestina lungo i confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale. Il gruppo ha rifiutato qualsiasi tentativo di sfollare i palestinesi dalle loro terre e qualsiasi operazione militare a Rafah.

Nel frattempo, nel mondo continua la mobilitazione a sostegno della Palestina, e così continua arresti dei manifestanti filo-palestinesi negli Stati Uniti, i quali, a differenza di altri paesi, hanno ribadito di non voler riprendere i finanziamenti all’UNRWA prima del marzo 2025. Lo scorso gennaio diversi paesi, tra cui gli Usa, avevano deciso di sospendere i finanziamenti finanziamenti all’UNRWA dopo che le autorità israeliane hanno affermato che alcuni dipendenti dell’agenzia erano collegati ad Hamas. Sabato, durante una protesta filo-palestinese a Washington University di St. Louisnello stato del Missouri è stato arrestato il candidato alle presidenziali americane del Partito Verde, Jill Stein, ha riferito la CNN. Stein era presente alla protesta per sostenere gli studenti dichiarando che non se ne sarebbero andati finché la Washington University non si fosse disinvestita dalla Boeing e avesse boicottato le istituzioni accademiche israeliane, tra le altre richieste. “Non siamo a conoscenza di alcuna accusa in questo momento”, ha detto il portavoce della sua campagna.

 
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