Ucciso con un colpo di pistola alla testa. C’è un mistero attorno alla morte di tre surfisti scomparsi il 29 aprile in Messico e ritrovati in un pozzo profondo circa 15 metri a circa 6 chilometri dal campeggio dove alloggiavano, nello stato della Bassa California, sulla costa del Pacifico.
Secondo la procura, i fratelli australiani Callum e Jake Robinson e il loro compagno di viaggio Jack Carter Rhoad stavano facendo surf nel comune di Ensenada, a circa 100 chilometri a sud di Tijuana. I parenti delle vittime hanno identificato i corpi senza bisogno di test genetici, ha detto in una nota l’ufficio del procuratore generale dello stato.
È stato riferito che Jake, un medico di 30 anni, ha lasciato l’Australia circa due settimane fa per “un viaggio indimenticabile” con suo fratello Callum, che viveva a San Diego. Il piano prevedeva una vacanza di surf programmata, con il loro amico Jack Carter Rhoad, un cittadino statunitense che viveva anche lui a San Diego. I tre sono stati denunciati come dispersi quando non sono riusciti a registrarsi nel loro alloggio prestabilito a Rosarito, in Messico, lo scorso fine settimana.
L’ipotesi preliminare delle indagini è che gli uomini scomparsi siano stati aggrediti da persone che volevano rubargli l’auto. Tre persone – due fratelli e una donna di 23 anni – sono state arrestate e accusate. La donna era in possesso, tra l’altro, del cellulare appartenuto a uno dei fratelli australiani.
La Bassa California è stata tormentata dalla violenza dei cartelli negli ultimi anni, anche se raramente si verifica in zone turistiche come Ensenada. Decine di persone in lutto, surfisti e manifestanti si sono riuniti nella piazza principale della città per esprimere la loro rabbia. “Ensenada è una fossa comune”, si legge su un cartello portato dai manifestanti. “Australia, siamo con te”, ha scritto un uomo su una delle mezza dozzina di tavole da surf presenti all’evento.