«Dal fiume al mare? In questo momento lo sta facendo Israele” – I video – .

«Dal fiume al mare? In questo momento lo sta facendo Israele” – I video – .
«Dal fiume al mare? In questo momento lo sta facendo Israele” – I video – .

Da Bruxelles – La mossa coordinata di Spagna, Irlanda e Norvegia per riconoscere unilateralmente uno Stato palestinese elettrizza il dibattito politico europeo due settimane prima del voto sull’UE. Galvanizzata dall’annuncio in particolare, appare particolarmente una parte della sinistra europea, che dopo mesi di continue e pressanti manifestazioni nelle piazze e nelle università del continente a favore della Palestina vede l’opportunità di raccogliere malumori e segnare qualche punto nella contesto di sondaggi infelici in quasi tutti i paesi. Ma il fronte del centrosinistra in Europa è diviso sui tempi e sui modi in cui condurre quel processo, tenendo conto che Israele attualmente considera i riconoscimenti unilaterali come “un regalo a Hamas” e anche l’amministrazione americana guidata da Joe Biden è contraria. strategia.

L’ammonizione di Scholz, la fuga in avanti di Schmit

Ieri Elly Schlein è stata tra i primi leader progressisti di altri paesi ad allinearsi con l’iniziativa guidata dalla Spagna. “Bene, ora tocca all’Italia”. Ma se gli altri partiti di centrosinistra dei paesi del Sud Europa sembrano condividere l’entusiasmo, l’SPD tedesco è decisamente più tiepido. Il governo di Berlino, guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz, ha sottolineato che “ogni Paese prende la sua posizione” e che uno Stato palestinese indipendente resta l’obiettivo della politica estera tedesca, ma nel contesto di una soluzione a due Stati “che dia ai palestinesi e agli israeliani una vita in pace, gli uni accanto agli altri”. Ecco perché, rispondendo a Aprire, il segretario generale del PSE, l’italiano Giacomo Filibeck, si è rifiutato di sostenere esplicitamente l’iniziativa di Pedro Sanchez e degli altri: «Siamo per la soluzione dei due popoli, due Stati, quindi certamente vogliamo vedere finalmente nascere uno Stato palestinese» , è il minimo comune denominatore su cui si reggono i progressisti dell’UE. Pochi minuti prima dell’inizio del dibattito televisivo tra i Spitzenkandidat dei principali partiti europei, però, abbiamo posto la domanda direttamente anche ai due rappresentanti della sinistra. E il candidato alla guida della Commissione europea dei socialisti, il lussemburghese Nicolas Schmit, ha fatto capire di vedere di buon occhio l’iniziativa di Spagna, Irlanda e Norvegia. “È una decisione molto coraggiosa”, ha risposto con un ampio sorriso quando gli è stato chiesto Aprire all’arrivo al Parlamento Europeo a Bruxelles.

La sinistra radicale sfida Israele

Per quanto riguarda la sinistra radicale, il posizionamento non solo a fianco dei palestinesi ma anche contro Israele è decisamente più esplicito. Subito dopo l’annuncio dell’iniziativa da parte del governo, la vicepremier Yolanda Dìaz, leader della sinistra radicale di Sumar, ha diffuso sui social un lungo video in cui rivendica il provvedimento (che dovrebbe essere formalizzato il 28 maggio) facendo proprio questo slogan che risuona da mesi nelle piazze e nei campus di mezza Europa: “La Palestina sarà libera dal fiume al mare”. Slogan molto criticato non solo dal governo israeliano, ma anche da chi lotta per la pace e la convivenza dei due popoli, perché allude di fatto alla cancellazione di Israele dalle carte geografiche, per fare spazio alla sola Palestina. Abbiamo quindi chiesto al candidato alla guida della Commissione Ue di quella famiglia politica, l’austriaco Walter Baier, se condivide non solo la decisione dei tre governi, ma anche quello slogan. «Considero un passo avanti la decisione dei governi di Spagna, Irlanda e Norvegia di riconoscere la Palestina come Stato. È una buona cosa, ma non cambia la situazione sul campo”, ha risposto Aprire sul primo nodo. Per quanto riguarda lo slogan Dal fiume al mare, ha aggiunto ribaltando il discorso, “direi che in questo momento sono il governo e l’esercito israeliano ad operare dal fiume al mare”. Per poi concludere che la sinistra europea vuole, però, «vedere due Stati in coesistenza pacifica, il che significa condividere la terra che è la Palestina».

Chi riconosce (e chi no) la Palestina

Attualmente sono undici i paesi dell’Unione Europea che riconoscono lo Stato palestinese. Prima di Spagna, Irlanda e Norvegia lo avevano fatto Malta, Cipro, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania e Bulgaria. Nel 1999, nel rapporto finale del Consiglio europeo di Berlino, l’Unione europea si dichiarava pronta a “riconoscere lo Stato palestinese a tempo debito”. A livello globale, invece, sono 142 i Paesi ONU che riconoscono la Palestina, ovvero circa il 70% del totale dei membri delle Nazioni Unite. Tra gli assenti figurano Stati Uniti, Canada, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda, Francia e Italia.

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