Api grigie | Mangialibri dal 2005, mai a dieta – .

Api grigie | Mangialibri dal 2005, mai a dieta – .
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Sono le tre del mattino e il freddo butta giù dal letto Sergei Sergeič, l’apicoltore, perché la stufa si è spenta. Borbottando si alza, si mette i pantaloni, infila ai piedi delle pantofole fatte con un paio di valenki, si getta sulle spalle il mantello di montone e se ne va. Va al capannone a prendere il carbone, compito non facile con tutta quella neve lì. Torna in casa e accende una candela che profuma di miele, la sveglia ticchetta e questo lo consola. Esce di nuovo, da est risuona in lontananza un colpo di cannone e dopo trenta secondi se ne sente un altro provenire dall’altra parte. Sulla strada parallela alla sua, passa un’auto e si ferma, Sergej sa chi abita lì, è il suo nemico d’infanzia Paška Chemelenko, in pensione presto, suo coetaneo, amico dei russi. Nel villaggio di Malaja Starogradovka, nella regione del Donbass, restano solo due abitanti, gli altri se ne sono andati a causa del conflitto tra l’esercito ucraino e i separatisti. Da tre anni due di loro vivono in quella cittadina nella zona grigia, nella terra di nessuno, senza servizi, senza elettricità, senza nulla. Dalla parte ucraina abita in via Lenin Sergej, padre dell’Unione Sovietica, mentre dalla parte russa in via Taras Ševčenko abita Paška, grande letterato ucraino. Più che la paura di morire, la guerra ha generato in Sergej l’indifferenza verso tutto ciò che lo circonda, i suoi sentimenti sono come addormentati, tranne uno. Il suo senso di responsabilità nei confronti delle sue api lo mantiene vivo e attento. Adesso durante il periodo di svernamento bisogna preoccuparsi se le arnie reggono e che le pareti siano robuste e spesse. Anche se sono nella stalla, qualche proiettile vagante potrebbe colpirle e provocare la morte delle api. Questa carneficina sarebbe inconcepibile per Sergei…

Api grigie di Andrei Kurkov è un romanzo che l’autore non aveva pensato di scrivere, ma quando ha visto arrivare a Kiev gente dal Donbass ha deciso. Prima venivano i ricchi, che avevano già acquistato case in precedenza, poi i più poveri con auto fatiscenti, come quella del protagonista Sergej. Un giorno Kurkov parlando con un giovane che aveva aperto un piccolo bar fuori dal centro di Kiev, viene a sapere che una volta al mese torna nel Donbass in un villaggio vicino al fronte. Ci vivono ancora sette famiglie, mentre tutte le altre se ne sono andate. Vivono lì senza più niente, non ci sono negozi né elettricità, non c’è ufficio postale né medico. Capite allora che si parla di zona grigia, siamo alla fine del 2016, inizio 2017. A differenza dei tanti libri pubblicati sulla guerra che parlano di soldati, nemici e battaglie, Api grigie racconta la storia di persone che vivono in quel periodo e che per caso si sono trovate nel mezzo. La zona in cui vivono Sergei Sergeič e Paška Chemelenko ha offerto lavoro a molte persone, una popolazione pacifica e passiva, spesso sfruttata, nelle fabbriche o nelle miniere di proprietà degli oligarchi. L’apicoltura è molto importante nel Donbass e in Ucraina, gli apicoltori sono considerati uomini saggi e pacifici, anche da chi ha opinioni politiche diverse. Sono uomini che conoscono la natura e i rimedi che essa offre e poi il miele ha lo stesso sapore per tutti. Sergej Sergeič è uno di questi, usa il miele come merce di scambio per comprare cibo, per passare i checkpoint separatisti, grazie al miele sopravvive, è come avere una fabbrica itinerante, che viaggia con lui. Ha un po’ nostalgia della vita sovietica ed è sicuro che le api siano le uniche ad aver creato una società comunista perfetta. Infatti sono un collettivo, lavorano tanto, producono miele e non chiedono stipendio. Da quando la moglie Vitalina e la figlia lo hanno lasciato, è rimasto solo con le api e diventa quasi un’ape anche lui, una grande, responsabile di tutte le altre. In contrasto con la realtà grigia e pericolosa ci sono i tanti sogni che Sergej ha ed è lì che si nasconde. Questo libro può essere una favola filosofica perché parla della guerra del Donbass, ma vale per qualsiasi guerra. Ci sono sempre nemici, territori scarsamente controllati e persone che rimangono intrappolate tra due poteri. Il dualismo tra Sergej e Paška si rivela già dall’ubicazione delle loro abitazioni. Segiej vive di fronte all’esercito ucraino e riceve anche la visita di un soldato curioso e gentile che lo informa sugli eventi che accadono in Ucraina. Paška vive di fronte all’esercito separatista e con loro ha rapporti amichevoli e una piccola impresa. Un tema importante del libro è la sorveglianza, come l’episodio accaduto in Crimea alla famiglia del suo amico tartaro musulmano Artem, che simboleggia la totale sottomissione del popolo russo al leader, come ai tempi dello zar. In Ucraina questo romanzo è stato poco accettato dagli attivisti che vedono la propaganda nella letteratura, per questo motivo Api grigie è stato classificato come “antipatriottico”. Può essere facile, per chi non vive in un paese in guerra e ha la possibilità di fare paragoni, paragonare i due personaggi Sergej e Paška a personaggi beckettiani o Ionesco, ma se sei in guerra tutto scompare. Questo romanzo è un ponte tra la guerra passata e quella arrivata, Kurkov infatti era convinto che ci sarebbe stata un’escalation, la politica influenza la letteratura. L’autore fa molte ricerche per i suoi romanzi, è la parte più importante del suo lavoro e per Api grigie è andato da un apicoltore molto noto in Lituania che vive in un piccolo villaggio. Api grigie ha vinto il National Book Critics Circle Award 2022 – per la migliore traduzione – negli Stati Uniti e il Prix Medicis étranger in Francia, ed è stato selezionato anche per il Prix du Meilleur Livre étranger e il Prix Femina étranger, confermandosi tra i migliori Le opere più importanti e di successo di Kurkov sia in termini di critica che di lettori.

 
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