La fioritura tardiva di una spensieratezza condannata dal pregiudizio. Un libro – .

La fioritura tardiva di una spensieratezza condannata dal pregiudizio. Un libro – .
Descriptive text here

Roma, giacche con le spalline, orecchini rosa pesca e pastiglia, telefoni fissi, riviste cartacee, gli anni Ottanta guardano al futuro ma tra i bagliori dell’alba craxiana del 1983 aleggiano anche i fantasmi del Novecento. Il fantasma più tenace si insinua in un piccolo paradiso terrestre che Ilaria Gaspari, nel suo romanzo La Reputazione (Guanda), ricostruisce con sguardo clinico e morbidezza di tratto, facendo emergere il lettore tra i pouf di velluto e gli specchi di un camerino Parioli. boutique, Joséphine, regno di Marie-France, una di quelle donne francesi che vedono il rapporto con la realtà come un continuo abbellimento. “Fu forse una sua debolezza o il segno della sua dedizione alla ricerca che l’aveva portata a costruire, pezzo dopo pezzo, come un’opera d’arte, la propria persona di giunonica e splendente bionda, identica a se stessa negli anni e nelle stagioni, per suggerire una maturità perenne senza albe né tramonti”.

Roma, giacche con le spalline, orecchini rosa pesca e pastiglia, telefoni fissi, riviste cartacee, gli anni Ottanta guardano al futuro ma tra i bagliori dell’alba craxiana del 1983 aleggiano anche i fantasmi del Novecento. Il fantasma più tenace si insinua in un piccolo paradiso terrestre che Ilaria Gaspari, nel suo romanzo La Reputazione (Guanda), ricostruisce con sguardo clinico e morbidezza di tratto, facendo emergere il lettore tra i pouf di velluto e gli specchi di un camerino Parioli. boutique, Joséphine, regno di Marie-France, una di quelle donne francesi che vedono il rapporto con la realtà come un continuo abbellimento. “Fu forse una sua debolezza o il segno della sua dedizione alla ricerca che l’aveva portata a costruire, pezzo dopo pezzo, come un’opera d’arte, la propria persona di giunonica e splendente bionda, identica a se stessa negli anni e nelle stagioni, per suggerire una maturità perenne senza albe né tramonti”.

Una donna che è lei stessa l’artista, l’opera e la restauratrice, Marie-France, e alla quale il giovane narratore si avvicina in una di quelle stagioni intermedie della vita in cui si è giovani ma non più ragazzine, in bilico tra interessi diversi e amori, sintomo di un’identità alla quale questo Pigmalione di mezza età dà una risposta perentoria e di grande successo commerciale: la bellezza, il camuffamento del tutto, della sofferenza e del dolore, cause prime di ogni crollo. “Accadde che qualche dolore acutissimo che richiedeva ottusità come antidoto, o un eccesso di notti insonni, barbiturici e litio, sigarette, angosce e cioccolate, vini liquorosi e alcolici secchi, finisse per scarabocchiare su quei corpi levigati dal nulla un secondo deforme corpo, metamorfosi infelice del primo”, scrive Gaspari. La vita attorno a questa fabbrica dell’eleganza è rievocata con frasi sinuose che non lasciano nulla dell’incanto di quegli anni alle spalle, tra feste e idee di grandezza, coda scintillante di una dolce vita che presto si sarebbe del tutto spenta. “Roma era divertente, era così viva!”, e su questo sfondo si muovono personaggi stravaganti e realistici, persone che ci sembra di aver incontrato o che – potenza della Città Eterna – potremmo ancora incontrare se prestassimo più attenzione, creature un po’ teatrali di una società ambiziosa, edonistica, determinata a migliorarsi e mostrarsi nella sua luce migliore, ma forse non a progredire.

E in effetti a poco a poco qualcosa si sta incrinando, la città non è del tutto pronta per un futuro, e quando Marie-France decide di aprire il negozio alle bambine, liberandole dagli abiti scelti dalle loro madri, fate severe e spesso crudeli, per offrire qualcosa fatto apposta per loro, si rompe un equilibrio angelico: entra il mostruoso. Il milanese Gaspari utilizza, senza riferimenti espliciti, un retroscena reale, cioè il momento in cui Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi erano ancora due ragazzine scomparse nel panico di una città, prima di acquisire la traslucenza di foto sbiadite e cristallizzarsi in casi freddi dal fascino intramontabile. E questo avvalora il racconto del vertiginoso crescendo di episodi che fanno perdere a Joséphine la sua aura e la caduta da una fantasia adolescenziale e da una mentalità sempre accogliente nei confronti della calunnia. Come mezzo secolo prima altre botteghe, altre fiorenti realtà erano state sconvolte dalla diceria più velenosa di tutte, il pregiudizio antiebraico che ha devastato il Novecento e che qui attraversa le pagine di Gaspari come una vipera pronta a mordere. Reputation è un romanzo di trama e di atmosfera, un noir della storia costruito con la precisione del meccanismo metallico e lucente di un carillon in cui la perfezione del suono – la moda, il prestigio, la bellezza con la sua danza fatua – lo rendono sinistro il progresso della ruggine dei pregiudizi eterni e delle voci appena coniate. Cos’è la moda? “Un rito, un gergo, un sogno, un segreto che poteva essere svelato solo a occhi comprensivi come i suoi”, secondo il narratore, che non si stanca mai di osservare Marie-France, il vero centro del romanzo. Una donna alla quale «ogni interpretazione dell’atto del vestirsi le appariva potenzialmente interessante, come a un vero e proprio studiosa”. La scrittura di Ilaria Gaspari trova nelle frasi lunghe e nella ricchezza lessicale la ricetta della sua semplicità per descrivere gli “anni chiffon”, quella fioritura tardiva di una spensieratezza condannata dal ritorno di una moda ostinata, l’unica che non passa: il pregiudizio..

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

NEXT La biblioteca mobile entra nella scuola. Lettura ad alta voce con gli studenti – .