(Rovigo)
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La sera era avvolta da una leggera nebbia che sembrava sciogliersi tra le case della città.
Eva sollevò il colletto sul viso e continuò a camminare velocemente verso l’edificio illuminato in fondo alla strada. Si fermò sotto un lampione, UNsi tolse il cappotto davantiindirizzo IPPer mettere in mostra l’eleganza dell’abito, si ritoccò velocemente i capelli con la mano e si stampò un sorriso sul volto. Soddisfatta, entrò nella confusione colorata di quella festa legata al vernissage.
La prima persona che le si avvicinò e l’abbracciò era l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare, ma sarebbe stato impossibile evitarlo, dato che quella era la sua serata. L’inaugurazione doveva presentare i suoi ultimi dipinti alla critica, che lo avrebbe elogiato come sempre. Agli amici, che lo avrebbero coccolato, e ai potenziali acquirenti, che lo avrebbero coccolato per ottenere uno sconto. Ma lui, il grande pittore trevigiano, è stato soprattutto questo. Se lo poteva permettere, non solo perché aveva più di sessant’anni, ma soprattutto perché sapeva di essere un genio. E come tale, si poneva al di sopra degli altri, con il suo atteggiamento arrogante e saccente che riversava sulle persone e sulle donne della sua vita.
Eva era l’ultima di una lunga serie e nella sua presunzione d’amore sperava che fosse l’ultima. Ma sapeva che, presto, sarebbe diventata la penultima.
Lui ricambiò il bacio sulla guancia, il sorriso formale, e se ne andò con la scusa di ammirare i suoi ultimi capolavori artistici. Mentre si fermava a guardare un dipinto, quello più lontano da lui, cercò di ricordare come tutto ebbe inizio.
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