le code non finiranno – .

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di Paolo Aresi

«Guardi, non c’è soluzione, la salute pubblica peggiorerà sempre di più. Non ci sono soldi. Sapete quanto paga la Regione per una visita cardiologica? 17 euro. Sì, la Regione paga 17 euro alla struttura che lo realizza. Inteso? 17 euro. La struttura privata, come quella pubblica, in questo modo lavora in perdita, e molto, perché deve pagare i suoi medici, i suoi infermieri”.

«E sai qual è l’effetto? Te lo dico io: più le cliniche convenzionate fanno visite, più perdono. Quindi è meglio fare di meno, non credi? In realtà si fa meno sui pazienti cronici (cardiopatici, diabetici, ecc.) e si punta su ciò che può fruttare, ad esempio una visita ortopedica per un problema all’anca, che può portare un ricco business: la protesi che le viene pagata. ottomila euro. E poi c’è la riabilitazione, 500 euro al giorno. Ciò spiega in gran parte il mancato smaltimento delle lunghe liste di pazienti cronici in attesa”.

Attualmente la Regione paga 17 euro per una visita cardiologica, 11 euro per un elettrocardiogramma. Ma nel nuovo listino sarà compreso nella visita anche l’elettrocardiogramma. In questa situazione, è ovvio che le cliniche spingano per test privati. Oppure sul “privato” o “semiprivato”.

Di cosa si tratta? È un compromesso ormai attuato ovunque. Al paziente che si presenta con l’impegnativa del medico di famiglia per chiedere una visita specialistica al Servizio sanitario nazionale, i dipendenti rispondono che la visita è disponibile dopo sei mesi, un anno, dipende. Poi gli chiedono se vuole accedere ad una visita privata con un medico di fiducia del paziente sborsando, diciamo, 150 euro. Il cliente dice di no, che sono troppi soldi. Poi viene fatta la terza proposta: le cure private, che è una sorta di compromesso: la visita è privata, ma bisogna accettare il primo medico che è libero, senza possibilità di scelta.

Costo 80 (o 60 o 90, dipende) euro. Aspettando qualche giorno. A questo punto il paziente accetta facilmente il compromesso. Spiega il medico: «In questo modo le strutture si difendono. I soldi che raccolgono non vanno ai medici specialisti, che vengono pagati, vanno tutti alla clinica. Così le case di riposo compensano le perdite causate dai piccoli contributi della Regione. È chiaro che non possiamo andare avanti così”.

No, non possiamo andare avanti così (…)

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