”Il futuro del tennis marchigiano è luminoso. Jannik Sinner e Luca Nardi sono i migliori talenti italiani” – .

”Il futuro del tennis marchigiano è luminoso. Jannik Sinner e Luca Nardi sono i migliori talenti italiani” – .
”Il futuro del tennis marchigiano è luminoso. Jannik Sinner e Luca Nardi sono i migliori talenti italiani” – .

Vivere Senigallia continuano gli incontri con i protagonisti del mondo sportivo. In questa occasione abbiamo incontrato Emiliano Guzzo, Presidente della FITP (Federazione Italiana Tennis e Padel) Marche da sedici anni. Abbiamo fatto un’interessante chiacchierata sul tennis marchigiano e in questa occasione ci ha raccontato alcuni aneddoti personali.

Innanzitutto, quando e come è nata la tua passione per il tennis?

È nato per caso. Giocavo a tennis per hobby, visto che il mio sport principale era il basket, all’età di 11-12 anni affittavamo un campo privato e a chi vinceva la partita regalavano una pizza. Poi da lì sono entrato nel tennis club Porto San Giorgio come revisore dei conti, per poi gestire il settore giovanile di questo tennis club, che per 15 anni è stato il miglior club delle Marche e forse il miglior club d’Italia per risultati. ottenuto a livello giovanile. Successivamente sono entrato nel Comitato Regionale, prima per dare una mano a Stefano Carlorosi, allora assessore con delega al settore tecnico giovanile e poi vicepresidente per due anni sotto Michele Brunetti, nel periodo di commissariamento, e poi per sedici anni. come Presidente.

Se dovessi raccontarmi un episodio in particolare della tua carriera professionale, quale mi racconteresti?

Magari quando ero agli Internazionali d’Italia con l’avvocato Michele Brunetti, che mi disse ”guarda, il presidente della FIT (ora FITP, ndr) ti vuole parlare”, siamo stati due anni in commissariamento con il commissario straordinario, siamo andati alla Canottieri di Roma, dove all’epoca si allenavano giocatori importanti e in quel momento c’era un doppio tra il Presidente e un altro giocatore, un lussemburghese credo e Pietrangeli con un monegasco del circuito WTA che non so Non ricordare. Lì l’avvocato mi presentò all’attuale Presidente della Federazione e gli disse “questo ragazzo vorrebbe assumere la responsabilità di diventare il nuovo Presidente del Comitato Regionale” e lui con la sua cadenza sarda mi disse “ti senti di assumere questa responsabilità alle spalle?” e in modo ingenuo e forse sfrontato gli ho detto ”con alle spalle l’avvocato Brunetti, certamente sì” e da lì è iniziato il mio percorso da Presidente del Comitato Regionale.

Non solo conosci molto bene Luca Nardi, ma lo hai anche visto crescere (come altri tennisti e tenniste del brand), cosa hai provato della vittoria di Nardi lo scorso marzo contro Djokovic? Secondo te questa vittoria ha dato lustro non solo al giocatore, ma in qualche modo anche alla nostra regione?

Luca Nardi è sempre stata una mia passione. Per 16 anni ho svolto il ruolo di tutor, preparatore, tecnico, allenatore e dirigente sportivo per tutti i ragazzi dei marchi, poiché abbiamo creato un sistema per farli allenare al meglio e ottenere risultati. Questo sistema con Luca Nardi, insieme a Elisabetta Cocciaretto e Stefano Travaglia ha dato i suoi frutti. La soddisfazione è stata doppia perché questo sistema di attività, incontri e incentivi che avevamo creato ha dato i suoi frutti. E poi Luca è sempre stata una mia ossessione, ho sempre detto che giocava e gioca come Roger Federer e quindi, nonostante i pochi risultati degli ultimi anni, l’ho sempre portato in palmo di mano verso tutti, ho ho sempre detto che secondo me, insieme a Sinner, erano i migliori talenti del tennis italiano. Questo sicuramente ha portato anche, non solo la vittoria su Djokovic e tanta attenzione nei suoi confronti, ma anche verso la regione, insieme ad Elisabetta che non più tardi di sei mesi fa ha raggiunto la 29esima posizione nel mondo.

Ma sappiamo bene che il tennis marchigiano non è solo Nardi e Cocciaretto (oltre ad altri che in passato hanno dato lustro al tennis marchigiano), ci sono altri giocatori che stanno emergendo: come vede il futuro del tennis marchigiano? tennis nella regione la nostra regione?

Sì, come giustamente dici tu, non sono solo Elisabetta e Luca a dare lustro al tennis marchigiano, è stato anche Stefano Travaglia che ha raggiunto la 60esima posizione mondiale, ed è stato convocato in Coppa Davis. Ma soprattutto il futuro è luminoso, perché alle spalle abbiamo un 2003 e un 2002, come Jennifer Ruggeri e Sofia Rocchetti, la prima è 435esima al mondo, la seconda è 427esima, e hanno appena ricevuto le wild card per il qualificazioni agli Internazionali d’Italia. Abbiamo Tommaso Compagnucci, del ’99, che è 458esimo al mondo, lo stesso Stefano Travaglia è attualmente 196esimo al mondo. E poi abbiamo un gran numero di under 16 e under 18, che nell’under 18 sono tra i migliori del ranking mondiale sia maschile che femminile e che continuano a vincere i campionati italiani come Ilary Pistola, campionessa italiana under 16 e campionessa italiana under 16. Arianna Ovarelli, vincitrice dei campionati nazionali under 13. Possiamo dire che il futuro è sicuramente luminoso! Negli anni 2003, 2004 e 2005 vorrei ricordare anche Pietro Buldorini, che oggi occupa la 835esima posizione nel mondo, è un 2004. Diciamo che il futuro per i giovani marchigiani è assolutamente roseo.

L’allenatore del San Benedetto Simone Vagnozzi, coadiuvato da Darren Cahill, sta facendo un lavoro incredibile con Jannik Sinner, cosa ci puoi dire di lui? E quanto è soddisfacente vederlo ai vertici del tennis mondiale?

Simone è un ragazzo che conosco molto bene. Il suo primo incarico “importante” arrivò quando assunse come allenatore Gianluca Quinzi, fratello di Gianluigi, appena terminata la sua carriera da giocatore professionista. Tra l’altro quell’anno nella Winter Cup Gianluca Quinzi perse 7-5 al terzo set contro Jannik Sinner, quando si affrontava il Trentino Alto Adige, quindi anche lì fece un gran lavoro. E’ un ragazzo che all’inizio della sua carriera da giocatore ha avuto un po’ di difficoltà nel cercare di affermarsi in questo mondo della formazione, poi dopo quest’anno con Gianluca, ha ricevuto la chiamata da Massimo Sartori, suo ex allenatore, per allenare Marco Cecchinato e da lì cominciò con questo primo e grande risultato di Cecchinato in Ungheria, a Budapest, quando da lucky loser vinse il torneo riuscendo a portarlo al numero 16 del mondo. Poi ha preso Stefano Travaglia e lo ha portato al suo best ranking che è il numero 60 al mondo. E infine la chiamata di Sinner, e lui si è assunto questa enorme responsabilità. Quello che posso dire di Simone è che è un ragazzo, indipendentemente dal punto di vista tecnico, le cui doti sono innegabili ed oggettive, molto bravo, una persona molto capace, con una umiltà strepitosa, è un grande lavoratore, è una persona molto , molto intelligente, lo è stato come giocatore e lo ha confermato anche come allenatore e questa conoscenza del “saper fare” nella sua esperienza di giocatore e nella sua importante esperienza di allenatore l’ha messo a disposizione di Sinner, naturalmente insieme a Cahill hanno ha formato una squadra eccezionale e ha ottenuto un risultato fenomenale, che molti probabilmente non si aspettavano, considerando che Sinner partiva da numero 10 del mondo. Ad oggi però, se l’anno scorso è stato eletto allenatore numero 1 al mondo, penso che sia meritatissimo, sia come allenatore che soprattutto come persona, il che forse lo è ancora di più, perché ha veramente moralità e qualità eccezionali. etica.

Prima ci dicevi che il basket era il tuo sport principale: secondo te, considerando tutti gli aspetti, il tennis e il basket possono avere delle componenti in comune?

Sono un grande appassionato di basket, lo sono ancora, ho giocato a basket fino a 5 anni fa quando mi sono strappato i crociati. L’elemento da condividere con il tennis? Ho copiato sia il tennis club che la Regione Marche, la struttura organizzativa del settore giovanile, quindi dal basket ho tolto il fatto che è fondamentale specializzarsi per ogni categoria di età e che per ogni categoria di età bisogna svolgere attività specifiche. . Allora ho preso l’organizzazione dei settori giovanili, la specializzazione, dal basket e l’ho riportata nel tennis, quando ancora c’era un maestro che faceva tutto, eravamo uno dei primi club a specializzarsi nell’attività under 10 e nell’attività agonistica.

Si dice che il tennis dal punto di vista psicologico sia uno degli sport più difficili. Secondo te, tra tutto quello che può “dare”, quanto ritieni sia adatto come sport per la crescita personale di un giovane? E perché consiglieresti la pratica?

L’aspetto psicologico nel tennis è fondamentale. Paragoniamo il tennis che è uno sport individuale alla metafora della vita, “chi affronta e riesce ad affrontare eventi importanti nel tennis, farà bene anche nella vita”; questo è vero in tutti gli sport, ma l’elemento psicologico nel tennis forse è ancora predominante perché è uno sport individuale un po’ come una partita a scacchi, quindi è assolutamente fondamentale per la crescita di un ragazzo, sia per tutte anche le attività formative lo fanno fin da piccoli, anche a livello internazionale.

I tuoi progetti per il futuro?

Mi hanno proposto di candidarmi al Consiglio nazionale. Probabilmente a settembre se non cambia nulla mi candiderò e proverò quest’ultima tappa del tennis manager, visto che ho trascorso sedici anni come Presidente del Comitato Regionale, due come Vice Presidente, quattro nella Federazione Europea, mi sono occupato della formazione e lo sviluppo del tennis europeo e quello che verrà penso sia l’ultima tappa del mio viaggio come manager di tennis.

 
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