“Cattiva pratica medica” – .

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Aosta, 27 aprile 2024 – Donne costrette all’ascolto del battito cardiaco fetale, blandite con promesse di sostegno finanziario, nel tentativo di impedire loro di abortire. Tutto questo avviene nelle strutture pubbliche, almeno secondo quanto riferito dall’ Centro Donna contro la Violenza ad Aosta. La notizia è nell’incipit di un comunicato pubblicato sulla pagina Facebook del Centro, che richiama l’attenzione legge 194 – che in Italia regola l’interruzione volontaria di gravidanza – e annuncia un monitoraggio sul territorio. La denuncia del presidio regionale è stata rilanciata da Alleanza dei Verdi e della Sinistra in Parlamento.

La legge 194 regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza in Italia

“Pressioni sulle donne che vogliono abortire”

“Sono pervenute al Centro Donna contro la Violenza di Aosta segnalazioni di donne che, giunte presso strutture sanitarie pubbliche del territorio regionale per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza – si legge nel post del Centro contro la Violenza di Aosta – Sono state negli stessi posti sottoposto a indebite interferenze e pressioni da volontariconsiste inimporre l’ascolto del battito cardiaco fetale o nel promettere Di supporti economici o beni di consumo, con il preciso intento di dissuaderli dalla personalissima e spesso dolorosa scelta di abortire”.

Il Centro annuncia “azioni di monitoraggio della corretta applicazione della legge 194/1978 nel territorio regionale, e azioni di sensibilizzazione e resistenza, sostenendo le donne e valutando con loro, se ne ricorrano le condizioni e nel rispetto della loro volontà, ogni iniziativa utile alla tutela della lo stesso”.

Roccella: “Cattiva pratica medica”

“Far sentire il battito del nascituro a una donna che sta per abortire non è certo un modo per aiutare le maternità difficili. È una cosa che non si dovrebbe fare, ma sicuramente non è stato un volontario a farlo perché per far sentire il battito ci vuole un’ecografia e un ginecologo, quindi è un pratica che evidentemente era qualche ginecologo e quindi è giusto che questa cattiva pratica medica emerga sulla stampa”, sono le parole del ministro per la Famiglia Eugenia Roccella.

La nuova normativa nel mirino

Sullo sfondo c’è il dibattito sull’argomentoemendamento voluto da Fratelli d’Italia al decreto sul Pnrr, che secondo l’opposizione apre le porte delle cliniche agli esponenti anti-aborto. Anche il Centro Aosta, che fa parte della rete nazionale Di.Re – Donne in rete contro la violenza, condivide le preoccupazioni contro la scelta di “concordare la presenza delle cosiddette associazioni pro-vita, non solo per sostenere le difficoltà percorsi di maternità dopo il parto, ma anche nella delicatissima fase di maturazione della decisione di interrompere, o meno, la gravidanza”. Con l’ingresso dell’ideologia nei centri c’è il “concreto”. rischio di vittimizzazione a causa dell’esercizio di pressioni psicologiche sulle donne, come dimostrano i casi verificatisi anche in Valle d’Aosta”. “L’aborto non è una concessione ma un diritto della donna – ricorda il post – e deve essere garantito dalla possibilità di rivolgersi ai consultori, alla presenza di figure professionali qualificate, senza il pericolo di subire giudizi morali o manipolazioni”.

Deputato AVS: “Denuncia molto grave”

“È molto grave la denuncia del Centro Donna contro la Violenza di Aosta, che denuncia pressioni e ingerenze sulle donne che si recano presso strutture sanitarie pubbliche per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza – commenta la capogruppo di Alleanza Verde e Sinistra alla Camera Luana Zanella – . Mi auguro che la questione venga adeguatamente affrontata dalle autorità, nel frattempo non c’è dubbio, e credo che nessuno possa negarlo, che tutto ciò sia anche frutto del clima voluto da questo Governo che ha attaccato il capo 194 -SU”.

 
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