mini-tour nel Veneto e nel Lazio. Salvini ci sarà solo in video – .

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Girerà un po’ attorno al cespuglio. Ammetterà che, se fosse dipeso da lei, avrebbe dubitato. Governare è faticoso. Ma alla fine si donerà lei, Giorgia Meloni, ai cori da stadio di Fratelli e Sorelle d’Italia sotto il palco di Pescara, nella giornata che chiude un convegno programmatico pensato come vetrina per questo momento. In campo agli Europei. Capolista, forse in tutte le circoscrizioni, anche se, come lei ha più volte ripetuto, il leader della destra non andrà a Bruxelles.

L’ANNUNCIO

Tutto fu studiato nei minimi dettagli, nella festa allestita dal capo dell’organizzazione Giovanni Donzelli sulla spiaggia cara a D’Annunzio. Anche la foto di gruppo dei leader del centrodestra – Tajani, Salvini, Lupi – insieme al candidato premier. Che però non sarà pieno. Il segretario della Lega ha annunciato ieri sera che a Pescara non ci sarà il collegamento video. “Impegni precedenti”, si affrettano a chiarire entrambe le parti, anche se il programma della manifestazione prevedeva altro. Una presenza di mezzo che si noterà nel giorno della festa meloniana, la corsa europea del primo ministro per rilanciare il partito e assicurarsi la leadership nel centrodestra. “Il bersaglio? Ripensare gli esiti delle politiche”, alza le spalle Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei e grande timoniere delle manovre meloniane a Bruxelles. In realtà l’asticella è più alta e qui a Pescara lo mormorano quasi tutti, prendendo coraggio ora che il leader rompe gli indugi: “30 per cento”. L’Europa da cambiare – e poco importa se bisogna sacrificare von der Leyen, “non abbiamo ancora deciso un candidato in Commissione”, spiega ancora Fitto, lasciando intendere che l’“opzione Ursula” è tramontata da tempo lontano – la “transizione ideologica” del Green Deal, i “doppi standard” della sinistra che evocano “le ombre” del fascismo, dei migranti e del paradigma africano da ribaltare. Ha lucidato per giorni il discorso, ci ha riflettuto ieri sera tardi il presidente del Consiglio, arrivando in una località abruzzese. Sarà il preludio ad un impegno attivo nell’ultimo mese della tauromachia europea. Le tappe sono ancora da definire, con il contagocce perché gli impegni a Palazzo Chigi non consentono tournée. Un appuntamento a Roma, un altro nel Nord-Est, nella roccaforte veneta della Lega Nord che Fratelli d’Italia ha messo nel mirino avvertendo Luca Zaia: non ci sarà un’altra tournée in Regione nel 2025. Forse a Verona , in occasione della festa degli Alpini . Campagna leggera, focalizzata sui fiori all’occhiello, a partire dalla premiership che avrà il primo via libera in Parlamento a inizio maggio e FdI pensa già a una coreografica raccolta firme in vista del referendum. Intanto il grande annuncio dall’Abruzzo.

LA POLEMICA

La festa è funestata da polemiche. Da una parte il caos leghista e il caso Vannacci che impera anche sulle spiagge pescaresi, tra qualche risata dei “Fratelli” e distanziamento. Dall’altro il polverone che si è creato tra gli spalti. Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera, invita i manifestanti anti-israeliani nelle piazze a “andare a scavare” e subito è bufera. Poi il “caso t-shirt”: sul palco, al termine dell’incontro, il direttore della Cyber ​​Agency Frattasi e il presidente della Leonardo Pontecorvo sfoggiano una maglietta di partito ricevuta in regalo e l’opposizione è pronta protestare in Parlamento, «un brutto segno di come sia stata dimenticata la grammatica istituzionale» dice Enrico Borghi di Italia Viva. Chissà se il clamore del grande annuncio basterà questa mattina a coprire tutto. La Meloni parlerà dopo il collegamento di Tajani, Lupi e Salvini. Lunga arringa per rivendicare i risultati del governo e scagliare qua e là frecciate alla rivale Elly Schlein e al “papà” dell’odiato Superbonus Giuseppe Conte. Entro mercoledì, in via della Scrofa, verranno archiviate le liste sotto lo sguardo attento di Arianna Meloni, la sorella e capo della segreteria che si aggira tra selfie e cordoni di militanti a Pescara. Tuttavia, per quanto riguarda il nome in cima alla scheda elettorale, c’è ben poco da cambiare.

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Il Messaggero

 
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