Carnè, Faenza si fa avanti. Potrebbe avere più azioni – .

Carnè, Faenza si fa avanti. Potrebbe avere più azioni – .
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Il rifugio Carnè potrebbe vedere un cambiamento nel suo assetto proprietario. All’annunciata volontà del Comune di Brisighella di alleggerire il canone annuo che l’amministrazione collinare paga per la storica struttura a servizio dei visitatori del Parco della Vena del Gesso, potrebbe seguire un aumento dell’analogo canone che paga anche il Comune di Faenza. Attualmente la struttura che è all’origine del Parco regionale è di proprietà dei due Comuni di Brisighella e Faenza e della Provincia di Ravenna, che ha acquistato il casale e la proprietà circostante nel 1971, per dieci milioni di lire, dando vita ad un area verde – allora denominata ‘Parco del Carnè’ – divenuta poi il cuore del parco regionale creato nel 2005. Ognuna delle tre amministrazioni mette a disposizione ogni anno 15mila euro per coprire tutti i costi che una struttura di quel tipo deve sostenere. affrontare quotidianamente.

“Se a Carnè il Comune di Brisighella intende fare un passo indietro, il Comune di Faenza farà un passo avanti”, assicura il sindaco di Faenza Massimo Isola, presidente dell’Unione Faenza Romagna. Insomma, il rifugio non vedrà una contrazione delle risorse finanziarie che riceve ogni anno per lo svolgimento delle proprie attività, finalizzate alla ristorazione e all’accoglienza dei visitatori della Vena del Gesso – negli anni migliori le presenze al rifugio raggiungono le 50mila – ma anche in occasione di eventi di carattere scientifico e informativo. Seppur colpito anche dall’alluvione dello scorso maggio, il rifugio Carnè è vivo e continua ad essere il principale punto di accesso per la maggior parte di coloro che si avventurano sulla Vena del Gesso raggiungendola dalla valle del Lamone. Nonostante ciò, il Comune di Brisighella ha più volte evidenziato come il contributo annuale sia proporzionalmente più oneroso per le proprie casse rispetto a quello versato dalle altre due amministrazioni.

Un aumento della quota sottoscritta ogni anno da Palazzo Manfredi non sarebbe a fondo perduto, sottolinea Faenza: alla riscrittura dell’accordo tra i tre enti (i due Comuni e la Provincia) seguirebbe probabilmente una contestuale cessione di parte della quota quote di proprietà dell’immobile e del terreno adiacente. “Il rifugio Carnè è il cuore del nostro modo di intendere l’Appennino, il baricentro attorno al quale ruota la valorizzazione della Vena del Gesso, del riconoscimento UNESCO arrivato lo scorso anno, e della vita quotidiana di chi vive e lavora in queste valli – prosegue Isola – non è ipotizzabile alcun ridimensionamento di Carnè e delle sue attività”.

Filippo Donati

 
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