Ogni anno in Trentino vengono diagnosticati 182 casi di melanoma: parla l’esperto – Notizie

TRENTO. In media, ogni anno, in trentino Vengono diagnosticati 182 casi di melanoma e la sopravvivenza a 5 anni è del 92,69%, sono la terza causa di morte per cancro nelle persone sotto i 40 anni. I tumori cutanei non melanoma, carcinomi basocellulari e squamocellulari, sono circa 1700 e in questi casi la sopravvivenza a 5 anni è quasi del 100%. «Fondamentale – spiega Mario Cristofolini, presidente della Lilt Trentino ed ex primario di dermatologia – è la prevenzione primaria che si attua proteggendosi dal troppo sole, nonché la diagnosi precoce.”

Ma su questo punto Cristofolini mette in guardia dal fenomeno della overdiagnosis e dell’overtreatment, cioè dell’eccessiva rimozione dei punti neri – nei come riportato in studi recenti. «Se li eliminassimo tutti non ci sarebbe la fine – dice. Per questo motivo è importante valutare le sue caratteristiche ed in particolare le sue dimensioni. Dobbiamo controllare la nostra pelle e se notiamo la presenza di un neo possiamo fare il test della matita. Appoggiate il dorso della matita (che misura circa 5 millimetri) sul neo e se sporge è utile per effettuare il controllo. Se copre l’intero neo, va bene: i comuni nei benigni hanno al massimo quelle dimensioni mentre il melanoma è più grande”.

Con l’arrivo della bella stagione la raccomandazione è quella di proteggere la pelle. «Una moderata esposizione al sole è benefica perché induce la produzione di vitamina D, che aiuta le nostre difese immunitarie e può essere utile nella cura di malattie della pelle come la psoriasi» – spiega Cristofolini. Ciò che provoca danni è l’eccessiva esposizione.

«Per evitare l’insorgenza di tumori alla pelle è necessaria una corretta prevenzione proteggendosi dal sole. È noto che non tutti reagiscono allo stesso modo all’esposizione solare ed è importante che ognuno conosca il proprio fototipo. I danni maggiori si riscontrano nei soggetti del fototipo 1 e 2, cioè quelli che si scottano sempre e non si abbronzano mai”, ricorda il presidente della Lilt che sottolinea anche che l’intensità dei raggi UV del sole varia anche con la latitudine, l’altitudine, i riflessi e le ore centrali della giornata.

Le raccomandazioni sono quelle che gli esperti fanno da anni: evitare l’esposizione nelle ore centrali della giornata, cercare l’ombra, utilizzare creme solari ad alta protezione nei fototipi 1 e 2, che blocchino gli UVB ma anche gli UVA, applicandole ogni due ore, utilizzare camicette, cappelli e occhiali da sole. Ciò alla luce del fatto che il 60-90% dei melanomi sono causati da una scorretta esposizione al sole.

L’abbronzatura artificiale aumenta il rischio del 60%. Proprio quella dell’abbronzatura artificiale resta una nota dolente: la letteratura scientifica la indica da tempo come responsabile del notevole aumento dell’incidenza dei tumori della pelle, tra cui il melanoma, e nonostante il divieto di applicarla ai soggetti minori di 18 anni, ricerche di Lilt risulta che il 2,2% degli intervistati aveva praticato l’abbronzatura artificiale prima dei 15 anni, mentre oltre i 15 anni la percentuale di chi aveva utilizzato lampade o lettini è salita al 22%.

Come abbiamo detto, la diagnosi precoce è fondamentale. «La caratteristica di essere visibili facilita la diagnosi precoce che nel melanoma è fondamentale: nella fase iniziale è curabile nel 100% dei casi, se invasivo con metastasi è spesso fatale», dice Cristofolini. Secondo una recente indagine effettuata dalla Lilt nazionale che ha coinvolto anche la Lilt trentina, il 47% delle diagnosi di cancro vengono effettuate dai pazienti stessi controllando la propria pelle. Da qui l’importanza di guardarsi, per verificare se è comparso un nuovo neo o se la sua forma cambia nel tempo in dimensioni e colore, se è asimmetrico e soprattutto se è più grande di 5 millimetri.

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