«Escalation come nell’82, niente fa pensare al peggio» – .

«Escalation come nell’82, niente fa pensare al peggio» – .
Descriptive text here

Molti io terremoti avvertita dalla popolazione, stremata da un mese di aprile piuttosto agitato dal punto di vista bradisismico. Ne parliamo con Roberto Sulpiziovulcanologo del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’AteneoUniversità degli Studi di Bari.

Professore, solo nel mese di aprile la velocità di sollevamento del suolo ha avuto due scatti anomali e un’attività sismica molto intensa. Cosa dobbiamo aspettarci?

«Va compreso e ricordato che il sollevamento del suolo non è mai continuo, ma ha fasi diverse all’interno della stessa crisi: periodi in cui si verificano scosse molto rare, altri di magnitudo più elevate, come ieri notte, e sciami sismici frequenti. Ciò accade perché la zona che sorge, individuata dalle continue misurazioni dell’Osservatorio Vesuviano, con i terremoti si libera energia, si crea quindi spazio e per un po’ la situazione può essere tranquilla. Poi il sistema si ricarica e ricomincia a salire: non una salita continua ma a gradini, a scatti. Cosa dovremmo aspettarci da questo sistema non possiamo saperlo, lo stiamo monitorando. Quello che sappiamo è che il sistema è in crescita da 20 anni (dal 2005, ndr); e studiando gli episodi del passato sappiamo che i Campi Flegrei si alternano abbassamento e sollevamento. La crisi del 1982-84, per certi versi simile a questa, si concluse senza che accadesse nulla: una volta dissipata l’energia del vulcano, il sistema si sgonfiò. Dopo due anni di notevole sollevamento e di sciamatura continua, tutto si è fermato. Ciò che sappiamo della crisi attuale è che rientra nei parametri di quella crisi e nulla ci fa pensare a un’evoluzione diversa”.

È prevedibile un’escalation o qualcosa di simile all’82-84?

«Ogni crisi è diversa, se dobbiamo fare delle somiglianze occorre un po’ di attenzione, poiché non sempre il sistema si comporta allo stesso modo, come dicevo. Sicuramente negli ultimi due anni c’è stata un’escalation, con un aumento dei tassi di deformazione e dell’attività sismica. Ma tornando alla crisi dell’82-84, sappiamo che questi due parametri furono molto più intensi, e poi le cose tornarono. Al momento, ripeto, siamo ancora nei parametri di deformazione di quella crisi, ma stiamo ancora risalendo: dove potremmo arrivare è difficile dirlo. Sono cose che ovviamente dobbiamo seguire passo dopo passo. Da sottolineare che i Campi Flegrei sono uno dei vulcani più monitorati al mondo. Nessun cambiamento, quindi, può sfuggire all’Osservatorio Vesuviano”.

Possiamo ipotizzare un peggioramento dell’Allerta da Giallo ad Arancione?

«Questa è una decisione che non spetta alla comunità scientifica ma alla Protezione Civile. Vorrei però chiarire ai cittadini che per noi vulcanologi il passaggio non comporterebbe cambiamenti nel monitoraggio, che avviene sempre 24 ore su 24. Ma per la Protezione Civile cambierebbe tutto perché dovrebbe interfacciarsi con problematiche socioeconomiche anche molto delicate”.

L’intensificarsi degli eventi nell’ultimo anno non è già un segno che dobbiamo prepararci a ulteriori cambiamenti?

«I parametri geochimici dicono che non ci sono stati grandi cambiamenti: questo è molto importante. Inoltre la forma della deformazione è rimasta costante, non sembrano esserci spostamenti significativi di masse dalle profondità, poiché i terremoti avvengono sempre entro 2-3 chilometri. Se la domanda è “ci sarà un’eruzione nei prossimi mesi oppure no?”, la risposta è ovviamente: non possiamo dirlo adesso. Potremmo dire quando iniziamo a vedere qualcosa di più ovvio. E, per rassicurare la popolazione, non è qualcosa di immediato: il magma impiega un po’ di tempo per risalire in superficie”.

La risalita del magma porterebbe quindi ad un cambiamento nella deformazione della zona. Ma anche nel caso di un’eruzione freatica, cosa ha origine più in superficie?

«In questo momento mi trovo in Grecia proprio perché stiamo cercando di studiare alcune eruzioni di questo tipo, che non contengono magma, perché ne sappiamo poco. I gas presenti nella falda idrotermale dei Campi Flegrei vengono scaricati con fumarole, soprattutto a Pisciarelli, Solfatara e in mare. Esistono quindi già numerose zone di risalita idrotermale nella zona centrale della Caldera. Ovviamente ci sono condizioni particolari in cui localmente si potrebbe creare una sovrappressione e verificarsi una piccola o grande esplosione, a seconda della quantità di gas immagazzinato. Senza giri di parole, le eruzioni freatiche sono una probabilità, qualcosa che potrebbe accadere ed è difficile da prevedere. Abbiamo però segnali in tempo reale che ci dicono cosa sta succedendo in queste zone fumaroliche: informazioni istantanee che ci fanno capire se qualcosa sta cambiando anche da questo punto di vista. Ha molto ragione la Commissione Grandi Rischi a voler approfondire questa questione, perché è una delle cose che sappiamo meno della dinamica di un vulcano”.

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Leggi l’articolo completo su
La mattina

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Cresce il costo delle mense scolastiche per le famiglie, con un aumento in Calabria del 26% – .
NEXT GLI ALTI E I BASSI “IL MITO AMERICANO” – .