40 morti in due anni e 42 feriti al giorno – .

L’anno scorso era nero. E non si tratta di un artificio retorico. Tra cantieri, fabbriche, allevamenti e strade le denunce degli infortuni sul lavoro di Brescia furono 15.280 in dodici mesi. Una media di 42 feriti al giorno, quasi due ogni ora. Vuol dire che da quando queste righe sono state scritte a quando sono arrivate online, altri 22 lavoratori sono finiti in ospedale. Un casco mancante, una corda attaccata male, una macchina difettosa, una distrazione, un corso di formazione fatto solo sulla carta. Le conseguenze possono essere devastanti. E quindi vite sconvolte, famiglie rovinate, corpi devastati e menti annebbiate dalla depressione e da mille problemi nuovi, inediti, spesso insormontabili.

Di lavoro non solo muori, puoi anche ammalarti dal lavoro. E poi eccoli lì sono state 40 le vittime dal 1 gennaio 2022 ad oggi; anche se secondo i dati Inail il dato addirittura raddoppia (considerando anche i decessi prima o dopo il lavoro), con 38 crociate solo lo scorso anno. L’emergenza in provincia è tale che, se nel 2023 si sono registrati in media 34,6 decessi per milione di occupati in tutta Italia (con un incremento dell’1,1% rispetto all’anno precedente), il bresciano conta ben 55 incidenti mortali per milione di lavoratori. Un dato che colloca Brescia al primo posto tra le province dove il lavoro è costato di più in termini di vite perse in Lombardia.

Il budget

«Tra l’altro, purtroppo, siamo consapevoli di quanti altri morti restano fuori da questo drammatico bilancio. Coloro che appartengono all’economia sommersa». A parlare è Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio sulla sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre – che da trent’anni calcola il reale rischio di morte dei lavoratori, per regione e provincia. Anche le morti possono essere mascherate. E lo stesso, in misura ancora maggiore, accade per gli incidenti: piccoli o grandi, ogni anno in tutta Italia se ne perdono migliaia, secondo i sindacati che denunciano il fenomeno.

In occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, l’appello dell’Osservatorio è che si realizzino rispettare le regole già esistenti. Perché non ne abbiamo bisogno di nuovi. «Le norme sulla sicurezza sul lavoro nel nostro Paese esistono e sono esaustive. Non ci resta che applicarlo. – continua Rossato -. A tal fine, un’adeguata e formazione diffusa dei lavoratori e anche dei datori di lavoro di lavoro; senza dimenticare il valore deterrente delle ispezioni e delle sanzioni. La salute e la sicurezza sul lavoro non possono essere considerate costi, ma piuttosto un investimento. È fondamentale che l’Italia esca dal torpore dell’insicurezza che immobilizza piani virtuosi di prevenzione e che continua a perpetuare anno dopo anno la tragedia. Perché l’inettitudine e l’ignoranza di chi dovrebbe occuparsi della tutela dei lavoratori poi si traducono in incidenti gravi e, talvolta, mortali”.

Prevenzione

Chi è impegnato da anni sul territorio è l’Anmil, l’associazione dei mutilati sul lavoro. «Qualcosa non funziona nel modo di fare sicurezza e prevenzione – spiega Roberto Valentini, presidente dell’Anmil Brescia -: i corsi di formazione sono spesso dei quiz che lasciano poco ai lavoratori. Ma i datori di lavoro, soprattutto le piccole imprese, hanno bisogno di essere più controllati». L’impegno dell’Anmil a Brescia è costante, a partire dalle scuole: «Come Anmil incontriamo gli studenti degli istituti professionali del territorio bresciano. Cerchiamo di portare la nostra testimonianza e notiamo che quando entriamo nelle scuole e nelle aziende riusciamo a sensibilizzare sul tema”.

Intanto oggi si unisce, sperando di farlo, anche l’Ats Brescia promuovere la cultura della prevenzione e della sicurezza nel posto di lavoro. «Salute e sicurezza sono diritti fondamentali: garantire adeguate condizioni di salute sui luoghi di lavoro per prevenire e contrastare l’insorgenza di malattie professionali e il verificarsi di infortuni rappresenta il cardine dell’attività di promozione e prevenzione della salute svolta da Ats Brescia».

Anche il Patronato Acli di Brescia si unisce in un coro che assomiglia ad un grido d’allarme. E rilancia l’appello a utilizzare in modo strutturale le risorse esistenti. «Gli ultimi infortuni sul lavoro, come quello del cantiere di Firenze (in cui morirono 5 operai, di cui quattro residenti nel bresciano, ndr) e in Centrale idroelettrica di Suviana, non devono solo scoraggiarci – spiega Paolo Ricotti, presidente del Patronato Acli -, ma anzi farci diventare ancora più consapevoli che solo facendo squadra si può vincere la sfida”. In tre giorni si celebrerà il lavoro e il suo valore in tutta Italia. Un lavoro che – nonostante gli sforzi degli ultimi anni – a volte nobilita l’uomo, ma a volte lo debilita. Ecco perché ogni primo maggio è ormai un bollettino di guerra. I due anniversari – quello che rende omaggio allo spirito di realizzazione dell’uomo e quello di oggi che ne evidenzia le criticità – sono ormai strettamente legati.

 
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