La rivolta di Milano contro il Cardinale – .

In meno di una settimana è crollato tutto. Fuori dall’Europa League, battuti nel derby scudetto della seconda stella dell’Inter, costretti a vedere i cugini invadere il Milan per i festeggiamenti e spaccarsi in due come non accadeva da anni. Anzi, uniti in un’unica direzione contraria, però, a quella della proprietà e del club. Un originale per Gerry Cardinale e anche per Elliott. Era dai tempi dell’ultimo Berlusconi che il popolo milanista si ribellava alla proprietà rossonera e ciò avviene in nome del successore in panchina di Stefano Pioli.

Ormai è chiaro a tutti che il manager del campionato 2022 è arrivato al capolinea. Impossibile sopravvivere ai sei derby persi di fila, una stagione caratterizzata da più “out” (Champions League, Coppa Italia, Europa League e Scudetto si combattono troppo velocemente) che “ins”, gli infortuni che hanno contraddistinto l’autunno rossonero, un 2023 complessivamente negativo e, più in generale, il logorio di un ciclo lungo ormai più di quattro anni.

Chi al suo posto? Qui si sta delineando la spaccatura verticale tra Cardinale, i suoi dirigenti e i tifosi milanisti. Che vuole un solo nome, Antonio Conte, e rifiuta quelli in circolazione. Julien Lopetegui, ex Siviglia, Real Madrid e nazionale spagnolo tra le altre cose, si è trasformato in un attimo in NoPetegui. Fonseca o diverse alternative, anche peggio. Forse nemmeno conoscendone la storia e le caratteristiche, ma per quello che rappresentano. La gente vuole l’uomo forte, garanzia di tornare a vincere in fretta anche per chiudere il ciclo dell’Inter che brucia come sale sulla carne viva.

Il messaggio della Curva Sud del Milan contro il Cardinale


Il messaggio della Curva Sud del Milan contro il Cardinale


Il messaggio della Curva Sud del Milan contro il Cardinale


Questo è ciò che Conte rappresenta. L’allenatore scontroso, duro con i suoi presidenti, pretenzioso sul mercato, abituato a chiedere e non disposto a scendere a compromessi. Quello che nel 2014 mollò sul colpo la Juventus, pentendosi poi, perché la considerava un cliente da 10 euro che voleva cenare in un ristorante da 100 euro. E che con il campionato ancora caldo ha, neanche troppo gentilmente, chiesto a Zhang e Marotta di non salire sul carro e si è visto pagare una grossa buonuscita perché gli sono stati offerti trasferimenti dolorosi.

Uno splendido individualista, insomma. Poco importa che Antonio da Lecce abbia fatto sapere di aver cambiato un po’ strada e di essere pronto anche a intraprendere progetti per crescere nel tempo. I milanesi lo vogliono come garanzia della volontà di RedBird e Cardinale di investire per vincere e non per stare a Milano a “fare affari”. Lo stadio va bene, complimenti per i buoni bilanci, felice di non avere debiti, ma… Ma è ora di fare sul serio. La luna di miele è finita.

Un muro contro muro che sta consumando il presente e anche il futuro del Milan. È giusto che un club non si faccia influenzare dal sentimento popolare, ma è altrettanto chiaro che portare Lopetegui e una figura come lui a Milanello significherà esporli a venti di tempesta qualora dovessero esserci problemi in fase di avvicinamento. Vuol dire, insomma, proiettare le turbolenze di questa primavera sull’autunno. E anche per cancellare l’idea che l’altro uomo forte portato a bordo dal plauso popolare, Zlatan Ibrahimovic, possa a suo modo essere garante di un milanismo rapido come lo è stato Paolo Maldini. L’aria di protesta tocca anche Zlatan: tutti si aspettano veti e decisioni forti, lui per ora tace.

È difficile prevedere come andrà a finire. Certo è che il no della proprietà ad Antonio Conte nasce proprio dai motivi per cui i tifosi lo vorrebbero ad ogni costo, a prescindere da ogni altra opzione. Il suo modo di agire somiglia a quello di Maldini, cacciato un anno fa perché nel 2022 – con lo scudetto fresco – era stato impossibile farlo. Cardinale tornerà sulle sue convinzioni? Non prevedibile. Sarà un’estate calda sulla sponda rossonera del Naviglio, mentre quella interista festeggia e progetta un ciclo che, nelle parole di Marotta, ha ancora molto da esprimere.

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