mancano milioni di colonne. Ma in Italia crescono – .

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Un nuovo rapporto daAssociazione europea dei produttori di automobili (Acea) rileva a divario allarmante tra l’attuale disponibilità di punti di ricarica pubblici per le auto elettriche in Europa e ciò che sarà effettivamente necessario per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2. Secondo il rapporto Acea, tra il 2017 e il 2023, le vendite di auto elettriche sono cresciute tre volte più velocemente dell’installazione dei punti di ricarica. In prospettiva, l’UE avrà bisogno di otto volte più stazioni di ricarica all’anno entro il 2030. “Abbiamo bisogno dell’adozione di massa delle auto elettriche in tutti i paesi per raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei di riduzione delle emissioni di CO2. Ciò non potrà avvenire senza una diffusa disponibilità di infrastrutture pubbliche di ricarica sul territorio”, ha affermato il direttore generale di Acea, Sigrid de Vries.

Lo scorso anno in tutta l’Ue sono stati installati poco più di 150.000 punti di ricarica pubblici (in media meno di 3.000 a settimana), per un totale di oltre 630.000. Secondo la Commissione Europea entro il 2030 dovrebbero essere installati 3,5 milioni di punti di ricarica. Raggiungere questo obiettivo significherebbe installare circa 410.000 punti di ricarica pubblici all’anno (o quasi 8.000 a settimana), quasi tre volte l’ultimo tasso di installazione annuale.

In realtà l’Italia su questo tema può sfoggiare numeri molto positivi, soprattutto considerando la percentuale ancora limitata di auto a batteria in circolazione. Dal 31 marzo sono installati nella Penisola 54.164 punti di ricarica ad uso pubblico, con progressi alla fine del primo trimestre del 31,5% rispetto al 2023. Dalmonitoraggio di Motus-E emerge che negli ultimi due anni il numero dei punti di ricarica è praticamente raddoppiato. Insieme al numero di colonne cresce anche l’incidenza delle infrastrutture di maggiore potenza, con il 34% dei punti installati nell’ultimo anno veloci e ultraveloci. Una soluzione che, associata alle sempre più diffuse colonnine di ricarica urbane a basso consumo, dove lasciare l’auto in carica di notte o mentre si svolgono altre attività, punta a soddisfare tutte le possibili esigenze degli automobilisti elettrici, in città e fuori.

La Lombardia resta al primo posto tra le regioni con più punti di ricarica (10.158 punti di ricarica, +3.497 negli ultimi 12 mesi), davanti a Piemonte (5.841 punti, +1.626), Veneto (5.167 punti, +998), Lazio (5.141 punti, +1.109) ed Emilia-Romagna (4.516, + 784).
Per quanto riguarda le città, La Roma resta al primo posto (4.006 punti), seguito dal Milan (3.246 punti), Napoli (2.679 punti) Csi conferma la città metropolitana dove le infrastrutture avanzano più rapidamenteTorino (2.429 punti) e Brescia (1.600 punti). Sulle autostrade i punti di ricarica ammontano a 942 unità (da 559 a marzo 2023 e 150 a marzo 2022), di cui l’85% è di tipo corrente continua veloce e il 61% supera addirittura i 150 kW di potenza. Il 40% delle aree di servizio autostradali sono ormai dotate di infrastrutture di ricarica.

“Lo straordinario sviluppo registrato negli ultimi anni è un’ottima notizia per il Paese e per chi vuole passare alla mobilità elettrica in vista dell’attuazione del nuovo Ecobonus, che ci auguriamo possa presto vedere la luce per evitare la fisiologica paralisi dell’auto mercato in seguito all’annuncio dei nuovi incentivi”, commenta il presidente di Motus-E, Fabio Pressi, osservando che a fronte di una infrastruttura così grande, sostenuta finora quasi esclusivamente da investimenti privati, “la progressiva crescita dell’energia elettrica circolante, che potrà trovare una leva molto importante anche nelle flotte aziendali, giocherà un ruolo fondamentale anche nel preservare e ampliare il vantaggio economico della ricarica elettrica rispetto alle alimentazioni tradizionali, più esposte alle tensioni geopolitiche internazionali”.

 
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