la difficile lotta contro i soliti incivili che non amano la città – .

Immaginate una passeggiata domenicale per la città e la delusione di trovare la “munnizza” nelle vie più centrali e nei posti più impensabili. Succede nella zona di via Grotte Bianche, dove carta e cartone campeggiano già di primo mattino o in via Renato Imbriani, dove un solitario cassonetto giallo per la raccolta di plastica e metalli è invece pieno di rifiuti di ogni sorta. Ma non ultimo accade davanti allo storico edificio medievale della Torre del Vescovo, in zona Antico Corso, dove appare esposta davanti agli occhi di clienti e turisti una vasca da bagno, insieme a buste di plastica, lattine e carta, vetri bottiglie e sporco. Un casino.

Non è la prima volta che il nostro giornale si occupa della “questione rifiuti” in città: sia per ragioni di cronaca, sia per le numerose segnalazioni che arrivano quotidianamente dai nostri lettori nella rubrica “Lo Dico a La Sicilia”. Ma ciò su cui bisogna soffermarsi è anche la “questione civica”, cioè il senso di rispetto per la cosa pubblica, per gli spazi comuni, per le strade e le piazze che appartengono a tutti. Perché – al di là delle disfunzioni legate al servizio di raccolta più o meno efficiente o soddisfacente – si tratta soprattutto di educazione ambientale.

È chiaro che il problema è legato soprattutto alle cattive abitudini dei catanesi che, oltre a non rispettare tempi e modalità di consegna, non hanno remore a lasciare sacchi e spazzatura ovunque.

I rapporti

A proposito di Torre del Vescovo, alcuni ristoratori della zona lamentano che i sanitari dismessi sono lì da una settimana (in realtà sono stati rimossi stamattina). «Quando riceviamo segnalazioni – rassicura l’assessore all’Ambiente Salvo Tomarchio – interveniamo sempre tempestivamente. E nel frattempo continuiamo a lavorare e a lottare contro l’inciviltà di chi arreca danni alla vivibilità e all’igiene della città”.

Sindaco

Per restare in tema di inciviltà (e di sprechi). È amaro lo sfogo su Facebook del sindaco Enrico Trantino. «Ho filmato una persona che aveva parcheggiato interamente sul marciapiede, con la scusa che si era fermata “un attimo”. Quel momento che a Catania dura ore, perché per ogni persona che si saluta, un’altra prende il suo posto per “un attimo”. La persona in questione, che mi conosceva, con rabbia mi ha detto “piuttosto pensi alle sciocchezze”. Questo è il problema: “piuttosto”. Un avverbio che suona come uno schiaffo e che chi viola le regole usa per assolversi. Se tutti pensiamo di poter infrangere le regole, o applicarle personalmente, perché “piuttosto” c’è qualcos’altro che alimenta il degrado, non ne usciremo mai. Non è attraverso la repressione che faremo rivivere la città. Ma solo grazie al rispetto e alla cura, che dipendono da ognuno di noi. E chi vive fuori, pensando ad una meta di viaggio, rispetto ad altre destinazioni potrebbe pensare: “piuttosto” Catania”.

 
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