«Le stragi dei gatti sono come la strage di Marzabotto» – .

«Le stragi dei gatti sono come la strage di Marzabotto» – .
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DiFederica Nannetti

Il consigliere comunale dei Verdi nel suo intervento alla Camera: «Il denominatore comune è la violenza perpetrata sui più deboli»

«Credo che ci sia un filo conduttore che collega la strage di Marzabotto alle stragi di gatti che si compiono ogni giorno nel nostro Paese”, da Monzuno a Ravenna, da Lesignano de’ Bagni a Parma e Monfalcone e tante, tante altre località dell’Emilia-Romagna e non solo. In alcuni casi si può parlare di una vera e propria “caccia al gatto”. Nel corso del Consiglio comunale a Palazzo D’Accursio di oggi, 29 aprile, e a pochi giorni dai festeggiamenti della Liberazione, è con queste parole che l’assessore Verde a Bologna, e storico animalista, Davide Celli, ha voluto lanciare un provocazione senza precedenti arrivando al punto di paragonare la strage nazifascista compiuta sull’Appennino bolognese nel 1944 con quelli che, secondo la sua testimonianza, si susseguono quotidianamente lungo tutta la penisola.

Celli e l’ipotesi di rete mafiosa

Alla base, una considerazione comune: «In entrambi i casi il denominatore comune è la violenza – ha spiegato Celli – verso i più deboli; da un lato soldati armati verso donne e bambini disarmati, dall’altro uomini armati di insidie ​​e veleni contro gatti indifesi e indifesi”. Ma poi, proseguendo con il suo ragionamento, Celli è arrivato a ipotizzare l’esistenza di una rete di stampo mafioso in grado di reclutare criminali sui social. La denuncia dell’assessore, rappresentante unico dei Verdi in consiglio comunale e emersa dalla maggioranza dopo il disaccordo con il sindaco Matteo Lepore sulla necessità della proiezione del film filo-russo a Villa Paradiso lo scorso gennaio (la goccia che fece traboccare il vaso dopo le frizioni per la vicenda scuole Besta), è stata corroborata da numerosi esempi e dalle diverse denunce pervenute da associazioni ambientaliste. Primo tra tutti il ​​caso della scomparsa di centinaia di gatti da Monzuno, nel bolognese: «Pensavo fosse un caso isolato – ha ammesso oggi Celli – ma mi sbagliavo di grosso. Ogni giorno in molte parti del nostro Paese si pratica la caccia ai gatti e purtroppo alla caccia seguono forme inquietanti e molto varie di tortura: i gatti vengono picchiati, avvelenati, scuoiati, eviscerati, smembrati e rimontati gli arti”. In alcuni casi, ha poi aggiunto, «le teste vengono esposte nei parchi cittadini e molto spesso i gatti vengono sbranati dai cani».

«Veri blitz organizzati militarmente»

Le associazioni animaliste, come ha poi spiegato l’assessore Verde, stanno cercando di fare il possibile per contrastare quella che, senza mezzi termini, viene definita una strage, ma non è ancora sufficiente: qualcuno ha assunto un «detective per animali domestici», ha aggiunto, per dimostrare l’infondatezza di tesi legate a ragioni naturali della morte dei gatti, come la presenza di lupi nel territorio. Altro caso eclatante sollevato è stato quello di Ravenna, con sparizioni di gatti sia da giardini privati ​​che da terrazzi di abitazioni, ma anche da colonie: «È stato minacciato anche uno dei capi delle colonie ravennati – ha poi continuato Celli –, tanto da doversi barricare in casa. È chiaro che dietro a tutto questo ci devono essere dei trucchi davvero sporchi”. «Veri blitz organizzati militarmente» ai quali non viene prestata abbastanza attenzione e che «stanno crescendo in modo esponenziale», ha ribadito Celli, prima di concludere: sembrerebbe quasi una «rete di stampo mafioso», che recluterebbe i responsabili sui social media tra i più ardenti e attivi odiatori di animali. Con un ultimo allarme: «Questo è ampiamente dimostrato gli atti di zoosadismo sugli animali si trasferiscono molto rapidamente alle persone. Una volta che impari a fare del male agli animali puoi fare del male a chiunque”.


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29 aprile 2024

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