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Dagli operai di Cairate ai minatori di Cuasso al Monte, la reazione in provincia all’omicidio Matteotti – .

Primavera 1931.
Sul muro di Circolo operaio Boladello di Cairate appare una grande scritta in lode di Matteotti. Sono passati sette anni dall’assassinio del deputato socialista. Da sei anni il Paese è completamente dominato dalla dittatura fascista. C’è un solo partito: il PNF, un solo sindacato: quello fascista. Niente più stampa libera, niente libertà di associazione. Eppure quella notte cinque operai ventiquattresimi lanciano una sfidain onore del deputato socialista assassinato.

Non sono gli unici in quegli anni. Cesarino Lei, diciottenne, fondò l’associazione nel 1928: “Per vendicare Matteotti”. Si unirono in dieci, tre di loro avevano appena diciassette anni. Arrestati, quattro finiscono in carcere.

Carlo Vernocchi, trentacinquenne di Crenna di Gallarate, aveva comprato qualche anno prima una fotografia di Matteotti e la nascose in casa dietro una fotografia della Madonna. Una spia informa la milizia fascista che piomba in casa sua, distrugge la foto e porta Carlo nella sede del partito, dove lo picchia sonoramente. Nel loro rapporto la polizia lo definisce un “deficiente”. Perché solo un idiota, secondo loro, può avere in casa la foto di una delle persone più odiate dal regime. Ma Vernocchi non è il solo e soprattutto non è una persona da compatire. È un uomo attaccato alle proprie convinzioni che, in una dittatura, utilizza anche uno strumento povero come l’immagine nascosta per ribadire a se stesso l’adesione ai propri ideali. La Milizia è consapevole del significato di quelle foto ed è molto attiva nella ricerca, come lo era stata in precedenza nella caccia alle bandiere delle sezioni socialiste o dei circoli operai.

Non si sa chi li abbia scritti canti in onore di Matteotti che circolavano in quegli anni. Sono creazioni popolari e vengono cantate nei cortili, nelle stalle, lontano da orecchie indiscrete. “Povero Matteotti, ti hanno dato filo da torcere/quei vili assassini ti hanno distrutto la vita”. Così dicono alcuni versi e così cantavano alcuni giovani per le strade di Arcisate, una sera dell’ottobre 1928. I fascisti gli danno la caccia, una caccia esasperata perché la provocazione è grande ma è una ricerca senza risultato. Se i responsabili del canto non possono essere puniti, tutti i cittadini devono essere puniti. Ad Arcisate i locali rimarranno chiusi per una settimana.

A Varese Matteotti è una figura che costituisce un filo conduttore che si dipana lungo tutto il ventennio fascista. È un punto di riferimento nel mondo delle fabbriche, dei club e delle antiche società di mutuo soccorso. Non può essere altrimenti. Nei mesi successivi al suo assassinio vi furono nella provincia manifestazioni che evidenziarono inconfutabilmente la non adesione della maggioranza della popolazione al fascismo.

Già il voto del 6 aprile, quello dei brogli, aveva decretato che qui la Lista Nazionale non arrivasse nemmeno al 35% dei voti. Poi, all’indomani dell’omicidio Matteotti e della reazione di Mussolini che vietò ogni manifestazione di protesta, il mondo operaio trovò comunque il modo di reagire. Si moltiplicarono gli abbonamenti alla stampa “sovversiva”.

Aprile 1924: in occasione delle elezioni, la violenza fascista si scatena sugli oppositori, anche in provincia di Varese

I principali giornali, come ad es L’attaccanteTIL, venivano spesso censurati o sequestrati. Il denaro proveniva dalle fabbriche e dalle città per sostenerli.
Tra giugno 1924 e dicembre 1925 in provincia di Varese hanno firmato a loro favore oltre 2.500 persone. L’elenco delle fabbriche e dei paesi da cui è stato inviato il denaro è molto lungo. Sono arrivate le iscrizioni da Maccagno Inferiore a Origgio, da Malnate e Sesto Calende.

A Cuasso al Monte, primo tempo firmato 72. Poi ci furono altre tre adesioni nei mesi successivi e i voti per le tre liste di sinistra il 6 aprile furono solo 32. Iscrissero uomini e donne, perché Matteotti era di tutti.

In Valle Olona trentasei donne di un orafo mandarono 16 lire. Spesso chi firmava firmava con nome e cognome. Era una sfida a un potere repressivo che poteva presentarsi in qualsiasi momento nelle loro case senza alcun preavviso o motivazione, per minacciare, schiacciare, picchiare. Era un rito collettivo, con poche adesioni individuali.

Mentre migliaia di persone firmavano, tra la fine del 1924 e l’inizio del 1925 si intensificarono le iniziative per ricostituire le organizzazioni politiche. Nel novembre del 1924 alcune persone furono arrestate all’albergo Antica Torre di Varese per una riunione non autorizzata finalizzata alla riorganizzazione del Partito Comunista. A luglio, in Valle Olona, ​​erano già stati arrestati per lo stesso motivo i fratelli Bortolasi e Francesco Trentini.

I partiti che si erano ritirati dal Parlamento di Roma, riunitisi nel cosiddetto Aventino, organizzarono comitati unitari nella provincia. Nell’autunno del 1924 i comitati di Varese E Venegono Superiorenel gennaio 1925 nacque quello di Commercio.
I mesi successivi all’assassinio Matteotti furono mesi di difficoltà per il regime fascista e a Varese i segnali furono tanti. Nella primavera del 1925 l’Associazione dei Combattenti fu scioltache fino ad ora era stata la culla del fascismo in città al suo interno si muovono tante, troppe critiche al regime. Lascia il partito il suo esponente più illustre, il maestro Leone Boggio, invalido ferito e decorato nella Prima Guerra Mondiale.

Mussolini pensò di chiudere la crisi del delitto Matteotti con il famoso discorso al Parlamento del 3 gennaio 1925 in cui rivendicava politicamente e moralmente il fatto. Come abbiamo visto, ciò non ferma l’azione di protesta contro il suo regime. Quel discorso non seppellirà politicamente Matteotti.

 
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