La sede del TAR della Calabria
30 aprile 2024 13:10
Il TAR della Calabria ha annullato un interdizione antimafia emessa dalla Prefettura di Crotone nei confronti di una società con sede a Cutro e sede operativa in Emilia Romagna, valorizzando il principio secondo cui la presenza di rapporti familiari controindicati non è sufficiente per sancire il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione.
Il TAR ha accolto, in tal senso, il ricorso proposto dall’avvocato Gaetano Liperoti chiarendo che “il mero rapporto di parentela con soggetti accertati appartenenti alla criminalità organizzata non è sufficiente, di per sé, a giustificare il tentativo di infiltrazione – non potendo automaticamente presumere l’influenza dell’azienda – ma è necessario che l’informazione antimafia indica, oltre al rapporto di parentela, anche ulteriori elementi dai quali possano ragionevolmente dedursi eventuali collegamenti tra i soggetti per conto dei quali l’autorità prefettizia ha individuato i pregiudizi e gli affari posti in essere dai loro parenti”.
Nel caso di specie, però, l’interdizione è stata emessa sulla base di un rapporto di affinità e sulla considerazione che la sede operativa era ubicata in un territorio, quello emiliano, sottoposto al raggio operativo della cosca cutrese.
“Le interdizioni antimafia – commenta l’avvocato Gaetano Liperoti – costituiscono un valido strumento di prevenzione volto a scongiurare il rischio che nella pubblica amministrazione possano essere infiltrate bande criminali; considerate le rilevanti conseguenze che tali misure determinano per le imprese beneficiarie, è stato affermato in giurisprudenza che rapporti familiari controindicati non possono essere sufficienti per dedurre l’esistenza di un rischio di influenza mafiosa”.
La sentenza, depositata il 29 aprile 2024, è stata emessa dalla Sezione Prima del TAR di Catanzaro, con un collegio composto dal presidente Giancarlo Pennetti e i giudici Arturo Levato (autore) e Domenico Gaglioti.
