Il commando pakistano sconfitto dalla polizia si autodefiniva AK 47 Carpi – .

Si chiamava AK 47 Carpi, come il fucile d’assalto, l’associazione per delinquere composta esclusivamente da pakistani, per lo più corrieri, e sgominata dalla Polizia di Stato di Modena, impegnata fin dalle prime ore di questa mattina, in collaborazione con la Questura di Carpi, per compiere un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 18 individui indagati per associazione per delinquere dedita alla commissione di estorsioni, lesioni personali, minacce, autoriciclaggio, caporalato, nonché un’ulteriore ordinanza cautelare in carcere nei confronti di altri 2 indagati per tentato omicidio. Tutti i fatti di sangue su cui la polizia ha fatto luce sono avvenuti a Carpi.

Il 6 ottobre 2022 un commando composto da 18 pakistani bresciani, a bordo di tre auto con bastoni, fagotti, coltelli e accette, è arrivato a Carpi dove hanno accoltellato e picchiato un connazionale poi arrestato per il tentato omicidio avvenuto sempre a Carpi, in via Carlo Marx, il 7 aprile di quest’anno. La complessa e capillare attività investigativa della Polizia è iniziata grazie alla coraggiosa denuncia di un lavoratore pakistano che, durante una riunione sindacale, è stato minacciato e aggredito con tale violenza da alcuni indagati da restare ricoverato in ospedale per oltre tre mesi. La maggior parte dei 20 indagati erano dipendenti di un’azienda operante nel settore della logistica con sede a Vicenza.

Il lavoro investigativo ha consentito di ipotizzare l’esistenza di un’associazione per delinquere composta da pakistani domiciliati prevalentemente a Carpi, autori di gravi condotte delittuose. In particolare, gli indagati organizzavano il reclutamento di lavoratori di nazionalità pakistana con lo scopo di assegnarli a lavorare per conto terzi, traendo profitto dalla loro retribuzione e trattenendone una quota. I criminali hanno intimidito le vittime minacciandole di gravi ritorsioni sia in Italia che nel Paese di origine a danno di parenti e amici. Coloro che non accettarono la sottomissione al gruppo subirono azioni persecutorie sia sul posto di lavoro che nella sfera personale, comprese spedizioni punitive che si concludevano con violente percosse. Episodi molto gravi, avvenuti quasi tutti nel carpigiano, “una realtà non avvezza a delitti di questo tipo”, ha sottolineato il questore di Modena, Donatella Dosi.

“Incidenti commessi in maniera spregiudicata come si evince dalle modalità con cui sono stati compiuti: in pieno giorno, in centro città, con il coinvolgimento di numerose persone… reati poi rilanciati sui social con la presunzione di restare impunito”. Filmati e fotografie in cui i componenti del gruppo si mostrano in atteggiamento minaccioso, utilizzano bastoni e mazze, ostentando in più occasioni ingenti quantità di denaro e il possesso di automobili di grossa cilindrata. In relazione al tentato omicidio del 6 ottobre 2022 sono stati acquisiti agghiaccianti video della vittima con le ferite riportate da uno dei partecipanti alla spedizione punitiva. In alcune occasioni gli indagati hanno postato sui propri profili social immagini in cui, evidentemente nel territorio di provenienza, impugnavano armi da fuoco, in particolare fucili automatici del tipo AK 47 Kalashnikov. L’attività di intercettazioni telefoniche e telematiche ha consentito di acquisire importanti fonti di prova. Dei 20 destinatari di misure cautelari, tre si trovano già nel carcere di Modena poiché arrestati dalla Procura per tentato omicidio. mentre gli altri sono stati rintracciati nelle province di Brescia, Mantova e Piacenza.

 
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