Quote latte, etichette e tutela dei campi, l’appello alla fiera agricola di Oleggio: “Ora ascoltateci”

Sostenere la produzione locale è il messaggio lanciato dalla Fiera dell’Agricoltura di Oleggio. Domani dalle 9 alle 19 sono oltre 200 le aziende attese nel centro del Ticino Occidentale per la 23esima edizione della manifestazione ispirata al mercato del bestiame, una tradizione storica che attira ogni lunedì centinaia di acquirenti fin dal XV secolo. Seguì nel 1906 la Mostra agricola e zootecnica, ripetuta e trasformata fino alla chiusura negli anni ’70. Dal ’99 il Comune ha deciso di rilanciare la manifestazione in versione moderna promuovendo una vetrina interregionale del settore capace di accogliere fino a 30mila visitatori ogni 1° maggio. Agricoltori e allevatori, presenti con centinaia di animali, sono i protagonisti dell’iniziativa che manca dal 2019 alla sua data simbolica. Le due edizioni successive non si sono svolte a causa del Covid, mentre l’evento del 2022 è stato rinviato a settembre e quello dello scorso anno è stato annullato a causa della pioggia.

Appello all’Europa
Il ritorno della data simbolica si inserisce in una primavera di proteste e rivendicazioni che vedono in prima linea a Bruxelles agricoltori e associazioni di categoria.

«A Oleggio raccoglieremo firme per proporre una legge europea di iniziativa popolare che vada oltre il codice doganale ed estenda l’obbligo dell’etichetta di origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Unione – anticipa Luciano Salvadori, direttore di Coldiretti Novara e Vco -. Va abolito il sistema che autorizza la dicitura “Made in Italy” sui prodotti importati e sottoposti a lavorazioni minime. Lo abbiamo constatato in prima persona l’8 e il 9 aprile alla frontiera del Brennero nella manifestazione organizzata per denunciare questa pratica controllando i camion in transito. In quell’occasione venne scoperto un carico di 20 tonnellate di uve bianche con etichette estere destinate a Biandrate per la grande distribuzione. Anche l’acquisto di latte sottopagato dall’estero è un fenomeno purtroppo reale. Dopo esserci opposti al via libera alla carne sintetica, ci batteremo su questo tema”.

Per Giovanni Chiò, presidente di Confagricoltura Novara e Vco, la parola d’ordine è “reciprocità”: “Gli standard produttivi dei Paesi da cui l’Europa importa non sono certo così stringenti come i nostri sia in termini di tutela dell’ambiente sia dei lavoratori in termini di sicurezza, affidabilità ed economia. Nelle condizioni attuali è impossibile competere sul mercato ad armi pari, eppure la nostra agricoltura viene demonizzata e accusata di essere una delle principali cause di inquinamento. Dobbiamo ridefinire il ruolo degli agricoltori e degli allevatori, ma dobbiamo farlo innanzitutto a livello europeo”.

Danni alla fauna selvatica
Altre domande le pone Daniele Botti, direttore di Cia Novara, Vercelli e Vco. Secondo il caposezione bisognerà sempre rivolgersi a Bruxelles per affrontare «una volta per tutte la grande questione della fauna selvatica. Siamo nel periodo della semina – spiega – e sulle colline novaresi i cinghiali hanno già ripreso ad attaccare, devastando campi di mais e prati. Fondamentale è anche la redistribuzione del valore aggiunto all’interno della filiera. Oleggio è la “Città del latte” eppure questo prodotto continua a essere pagato troppo poco rispetto ai costi sostenuti dal settore primario. Anche i prezzi bassi del grano e del riso confermano l’andamento ipotizzato sui mercati rispetto alla base. A ottobre abbiamo organizzato a Roma una mobilitazione per chiedere la definizione di un piano nazionale per l’agricoltura e l’alimentazione che possa riequilibrare i rapporti, un progetto più volte annunciato dalle istituzioni ma finora mai realizzato”.

 
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