Chiamami con il mio soprannome. La pratica di presentare la propria candidatura anche con un soprannome ha fatto il suo esordio in campagna per le elezioni europee del 2024 quando il presidente del Consiglio, dal palco del convegno Fratelli d’Italia, ha annunciato: «La maggioranza dei cittadini che si rivolgono a me continuano a Chiamami semplicemente Giorgia, è una cosa che mi rende orgoglioso, sarò sempre una persona a cui potrai rivolgerti. Alle urne scrivi il mio nome, ma il mio nome di battesimo: Giorgia”. E così “Giorgia Meloni detta Giorgia” è già diventato uno slogan, e una formula che ha ingolosito anche un altro candidato in vista di queste elezioni, Roberto Vannacci. Il militare, che si presenta con la Lega, aveva detto che non gli dispiacerebbe registrarsi come “il generale”. Oltre a queste ragioni strategiche, che rientrano più che altro nella logica di una campagna elettorale, c’è chi decide – come spesso accade nelle elezioni – di presentarsi con il suo soprannome. O, più pragmaticamente, registrare anche le variazioni del proprio nome e cognome, per evitare che errori di ortografia invalidino il voto. E così la foto condivisa dall’eurodeputato e capodelegazione di Forza Italia al Parlamento europeo mostra chi ha dovuto ricorrere a questo stratagemma, nella circoscrizione Sud, per assicurarsi che nessuna preferenza andasse persa. Anche lo stesso Fulvio Martusciello si presenta solo come “Fulvio”, ma nel documento si legge “Lucia Vuolo detta Volo detta Vulo”, cercando così di evitare ogni malinteso e “Sonia Palmeri detta Sonia detta Palmieri”. Giuseppina Princi si presenta con il suo soprannome “Giusi”, infine anche lei, l’ex candidata consigliere regionale in Campania nel 2015, davanti ai non eletti inserisce l’abbreviazione del suo nome: “Francesca Salatiello detta Fra”.
