nella Regione del Consiglio di Parità è senza ufficio e non può lavorare – .

nella Regione del Consiglio di Parità è senza ufficio e non può lavorare – .
nella Regione del Consiglio di Parità è senza ufficio e non può lavorare – .

L’assessore regionale alla Parità Giuseppina Cennamo è senza ufficio per svolgere le sue funzioni. E quest’anno, dopo una serie infinita di solleciti e solleciti alla Regione Molise, hai espresso apertamente il tuo dissenso contro l’ente che non ti mette nelle condizioni di lavorare.

Si tratta di un caso singolare quello di cui vi parliamo nella giornata per eccellenza dedicata alle tematiche del lavoro.

L’avvocato Cennamo, nella sua relazione annuale 2023, ha affermato che nNon ha potuto svolgere il suo ruolo perché le mancava un ufficio in cui ricevere i documenti di chi l’ha preceduta e in cui poter comunicare con gli utenti. Insomma, il servizio pubblico che è chiamato a svolgere è interrotto. Ma non per colpa sua, come spiega lei stessa alla Regione, ripercorrendo le tappe di una vicenda politico-giudiziaria di cui lei è protagonista e iniziata tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2022.

È stato quello il periodo in cui la Giunta regionale del Molise ha designato il nuovo assessore alla Parità, una figura istituzionale presente in tutte le Regioni che si occupa di pari opportunità e questioni di genere. Cennamo aveva inviato il curriculum ma non è stata scelta. Convinta però che chi l’aveva respinta non avesse confrontato i suoi curriculum, ha presentato ricorso al TAR. E ha ottenuto giustizia (cioè l’annullamento dell’incarico dell’avvocato Maria Calabrese) sia in sede amministrativa che presso il Consiglio di Stato. La Regione Molise, però, non si è conformata ai provvedimenti: non solo non le ha assegnato l’incarico, ma non le ha nemmeno ripristinato la posta certificata e l’indirizzo di posta elettronica. Senza chiavi e senza credenziali passarono i mesi in assenza di questa figura.

Finché, questa è storia recente, qualche settimana fa a Cennamo è stata finalmente concessa una stanza nella sede del Consiglio di via Genova. Ma non è un ufficio vuoto e lei ha dovuto aspettare che chi lo occupava la liberasse dai suoi effetti personali, attrezzature di lavoro e materiali vari.

Tutto questo fino a un mese fa quando l’assessore ha ricostruito la vicenda paradossale che tocca tutti, dal consigliere regionale al governatore Francesco Roberti, passando per gli avvocati e i dirigenti regionali. Ma è ancora più interessante per chi chiede controlli e garanzie sui luoghi di lavoro – si tratta spesso di lavoratrici e madri – quando viene violato il loro diritto a non essere discriminate.

 
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