«Noi e Ayrton», raccontano i fratelli Carraro il periodo di Senna alla fabbrica di Padova – .

«Noi e Ayrton», raccontano i fratelli Carraro il periodo di Senna alla fabbrica di Padova – .
«Noi e Ayrton», raccontano i fratelli Carraro il periodo di Senna alla fabbrica di Padova – .

PADOVA – «Ricorderemo sempre la prima cena con lui, a Castel San Pietro dove spesso si fermava a dormire. Emozionati ed onorati ci presentiamo elegantemente in abito da sera. Ci guarda e ci avverte: “Togliti subito la giacca e allacciati la cravatta. Quando mi parli voglio che tu sia comodo e sportivo. Ci ha fatto sentire subito a nostro agio.»

È uno dei mille aneddoti con cui i fratelli Carraro raccontano di un rapporto di lavoro diventato un’incredibile amicizia. 1 maggio 1994 Ayrton Senna è morto a Imola e il suo ultimo evento pubblico, tre giorni prima della gara, è stata una doppia tappa a Padova proprio per andare da loro. “Magic” è arrivato in Veneto ospite dell’azienda Cicli Carraro per il lancio di una nuova linea di biciclette che portava il suo nome. Un giro in fabbrica e poi la conferenza stampa, la raffica di autografi, gli abbracci del pubblico. Nessuno lo sapeva, ma sarebbero stati gli ultimi.

IL CONTRATTO

Per inquadrare questa testimonianza storica dobbiamo partire dall’azienda. Cicli Carraro, fondata da Giovanni Carraro nel 1923 e poi passata di mano per tre generazioni, a metà degli anni Novanta rappresentava un marchio affermato. Al timone c’era Enrico Carraro, con in prima linea anche i due fratelli Giovanni e Andrea. L’azienda è rimasta in vita fino al 2009 quando è stata acquisita dal gruppo Accell, ma resterà per sempre legata al nome Senna.
«Tutto è iniziato dal fatto che Senna aveva una fondazione dedicata alla raccolta fondi per i bambini poveri del Brasile – dice Giovanni -. Il contatto con noi lo crea Amedeo Colombo, allora presidente di Shimano Italia. Ci raccontò che Senna era un grande appassionato di ciclismo e stava cercando un’azienda per creare una linea che sostenesse la fondazione. Molti si sono chiesti perché proprio noi, un’azienda familiare con 40 dipendenti e non un colosso globale. La risposta è che Senna cercava proprio questo: un’azienda di medie dimensioni con manager chiari e ampi margini per creare qualcosa di nuovo. Era il 1993. Ci siamo conosciuti e abbiamo avuto subito un bellissimo feeling. Nasce così il co-branding “Senna by Carraro” con quattro modelli di moto. Il top di gamma aveva i colori del Brasile come il suo famoso casco”.

IL GIORNO

È la premessa per raccontare quella giornata indimenticabile: giovedì 28 aprile 1994, il blitz di Senna a Padova. «È arrivato con un volo privato da Bologna all’aeroporto Allegri e poi ha viaggiato in elicottero fino a Saccolongo per visitare la fabbrica. Sempre in elicottero è tornato a Padova, all’hotel Sheraton dove ha tenuto la conferenza stampa – prosegue Giovanni -. Siamo rimasti tutti colpiti dalla sua umanità. Il suo staff lo ha messo fretta perché aveva scadenze molto strette, ma lui si è fermato con tutti. Parlava bene l’italiano e raramente ho visto un campione di quel calibro così disponibile con chiunque”.

IL LINK

Andrea Carraro ha creato un legame molto solido con la famiglia Senna. «Sabato ero a Imola per i test, quando è morto il collega Ratzenberger, Senna è rimasto molto scioccato. Domenica, dopo la gara, avremmo dovuto avviare una nuova collaborazione ma già sabato abbiamo capito che era un momento molto delicato”.

L’ULTIMA CURVA

Poi la gara, l’uscita di pista della Williams nella curva maledetta del Tamburello, le ore di angoscia e la notizia della sua morte. «Ero davanti alla tv e non dimenticherò mai quel momento – continua Andrea -. Per tutti è morto un grandissimo campione, per me anche un vero amico. Abbiamo mantenuto i rapporti con la famiglia Senna e il progetto della fondazione è continuato, ma ovviamente non era più la stessa cosa”. Ciò che è rimasto intatto è stato l’affetto dei tifosi. «Nei mesi successivi ci fu un vero e proprio pellegrinaggio presso la nostra azienda e ricordo bene un padre arrivato appositamente dal Sud Africa con suo figlio. Quel ragazzino aveva un tatuaggio sulla schiena: Senna per sempre”.

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Il Gazzettino

 
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