Il 60° anniversario della strage dello Stagnone. Le storie, i racconti – .

“Lo spaventoso disastro di Marsala”. “Sedici ragazzi e un chierico perdono la vita in una tragica gita al largo di Marsala”. “17 studenti universitari sono annegati a Marsala a causa del ribaltamento di un’imbarcazione sovraccarica”.

Questi sono solo alcuni titoli di giornale del 2 maggio 1964. Il giorno dopo la tragedia dello Stagnone di Marsala.

60 anni fa 16 ragazzi e un chierico affogarono nelle acque dello Stagnone di Marsala. Quella giornata, che avrebbe dovuto essere di gioia e spensieratezza per i bambini della Casa della Divina Provvidenza, si trasformò in tragedia a causa di una gita in barca mal organizzata. Una barca sovraccarica, che si è capovolta improvvisamente. Molti non sapevano nuotare. Il tragico bilancio. Il dramma dei familiari, le storie dei sopravvissuti, le storie degli eroi. Oggi ci sarà una commemorazione sul luogo del disastro.

Sessant’anni dopo la tragedia, ripercorriamo quel dramma attraverso i giornali dell’epoca. Pagine ingiallite raccolte da “I fiore recisi di Marsala”, il gruppo nato per ricordare le giovani vite spezzate 60 anni fa.


IL PIANTO DEI GENITORI

Sui giornali dell’epoca tutto il dolore dei genitori al funerale di Marsala e delle famiglie degli altri bambini provenienti da altre città siciliane. La Stampa ha pubblicato la foto dei genitori in lutto, il 3 maggio, con un titolo significativo: “Genitori piangono al funerale a Marsala”. E poi la foto della barca nella quale c’erano 33 persone. “Emozione e indignazione per una tragedia che poteva essere evitata”. “La fatalità non c’entra niente con il disastro di Marsala. I 17 ragazzi sono annegati perché la barca era troppo carica”. Lo scrive anche La Stampa del 3 maggio, pubblicando anche le foto e i racconti delle vittime e dei sopravvissuti.

LA STORIA DI MESSINA E ORLANDO

Tra le storie più suggestive di quella tragedia c’è quella di due ragazzi, due amici, vittime ed eroi, ai quali fu dedicata una via di Marsala. Una strada che molti non conoscono, o di cui stravolgono il nome perché non ne conoscono la vera storia. Sono Antonino Messina e Carmelo Orlando. Avevano 18 e 17 anni. Carmelo Orlando, coraggioso diciassettenne, quella mattina riuscì a salvare quattro compagni, prima di sparire nelle acque, forse portato sul fondo dal peso di quegli altri compagni in cerca di salvezza. Stessa sorte per il suo grande amico di sempre, Antonino Messina.

IL RACCONTO DEL GIOVANE CHE SALVÒ 4 SOPRAVVISSUTI

“Quattro dei ragazzi salvati dalla terribile tragedia devono la vita al giovane Michele Ragona, 18 anni, che al momento della tragedia si trovava sul piccolo molo dove solitamente attraccano i pescherecci a guardare le tre barche sovraccariche dirette verso la vicina isola di Mozia”, così il Diario Siciliano, il 2 maggio, all’indomani del disastro, cominciava a raccontare la testimonianza di uno degli eroi di quel giorno.
“Mi sono accorto subito che la barca partita per prima, sia a causa delle increspature delle onde, sia per il movimento dei ragazzi che si spostavano da un punto all’altro, nel tentativo di non bagnarsi i pantaloni, stava imbarcando acqua. Ad un certo punto – continua Ragona visibilmente commosso – ho visto la seconda barca sorpassare la prima e quando era a circa 300 metri dalla riva l’ho vista ondeggiare paurosamente e capovolgersi all’improvviso”. È la storia di Ragona. “Sono rimasto pietrificato, poi sono subito salito su una barca a motore e mi sono diretto nel luogo dove vedevo ancora tanti bambini in agitazione. Ho capito che dovevamo agire rapidamente. Mi sono buttata in acqua cercando di aiutare i ragazzi più vicini a me, ma subito mi sono vista afferrata da decine di mani che cercavano di aggrapparsi a me”.

LE NOTIZIE SUI GIORNALI ESTERI

Una tragedia talmente grande che oltre a sconvolgere l’intera nazione, ha trovato spazio anche sulla stampa estera. Ci sono articoli nel Press Telegram, nel Marshall Evening Chronicle, nel Columbus Daily Telegram, nell’ABC de Madrid.

L’INVESTIGAZIONE

Il 3 maggio, due giorni dopo la tragedia, i giornali hanno scritto dell’inchiesta aperta dopo la tragedia. “Arrestato il prefetto dei Salesiani. Quattro sotto accusa per il disastro di Marsala”, scrive L’Unità.

E poi le foto dell’ospedale e una grafica del luogo dell’incidente pubblicata da Il Gazzettino.

Anche sul Gazzettino, del 4 maggio, titola: “L’arresto improvviso della nave della morte è fatale”. Spiega quanto emerge dai primi accertamenti, cioè che quando l’imbarcazione si è capovolta “il motore era spento”. “Gravi le responsabilità del pilota: non poteva trasportare più di dieci bambini, mancavano i giubbotti di salvataggio, non era stata chiesta la necessaria autorizzazione. Sono attesi alcuni mandati di arresto”.

L’Unità, il 4 maggio, titolava: “Incriminati i barcaioli e il prefetto salesiano”. E ancora “L’accusa è di omicidio colposo”. Leggiamo sempre che l’accusa è di “omicidio colposo plurimo con l’aggravante di aver agito nonostante le previsioni dell’evento. Questa è l’accusa che pende sulla testa del prefetto dei Salesiani, don Luigi Giudice, e dei tre barcaioli per la tragedia di Marsala”. Sapevano e non hanno impedito la tragedia.

IL DOLORE DEL PAPA

“Il dolore del Papa per la terribile sciagura”. Sempre sul Gazzettino c’è l’invito di Papa Paolo VI ai fedeli a pregare per le vittime. Il pontefice “ha espresso il suo cordoglio alla Famiglia Salesiana”.

500 LIRE

Uno dei ragazzi sopravvissuti alla tragedia ha raccontato a L’Unità di aver pagato 500 lire per quel viaggio. “Altre 500 lire hanno pagato per la colazione, che avrebbero dovuto consumare sull’isola di Mothia – con 150 quote i salesiani hanno fatto pagare ai pensionanti 75mila lire per i motoscafi, che poi hanno noleggiato per 15mila lire”. Dietro la tragedia, quindi, c’è anche una sorta di stemma.

IL RAGAZZO CHE HA TENTATO DI FUGGIRE ED È MORTO

Tra i racconti drammatici della tragedia c’è anche quello di un ragazzo calabrese che ha tentato di fuggire dal collegio ed è morto. “Mimmo Papaleo, un ragazzo di 13 anni che ha perso la vita nella grande tragedia del 1° maggio, aveva voglia di rivedere la sua città”, scrive Il Tempo, pubblicando la foto della lettera.

 
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