Giuseppe Agnello, Gabriele Massaro e Stefan à Wengen in mostra a Palermo – .

«Non è possibile farsi un’idea corretta dell’Italia senza aver visto la Sicilia: qui sta la chiave di tutto». Questa è la frase con cui Goethe ci introduce alla Sicilia. Nelle pagine del suo diario, un ruolo importante è dedicato anche a uno dei monumenti più conosciuti e visitati della Sicilia: Villa Palagonia a Bagheria. Villa superba ed eccentrica. La sua costruzione iniziò nel 1715 per volere di Don Ferdinando Gravina e Crujllas, 4° principe di Palagonia, pari del regno, cavaliere del Toson d’Oro, prestigiosa onorificenza dei re di Spagna.

Palagonisch, Veduta dell’installazione, Courtesy Verein Düsseldorf Palermo

Pensando all’architettura, alle decorazioni delle ville, delle chiese e dei palazzi nobiliari dell’epoca, tutti volti ad esaltare la ricchezza, la fede e l’origine aristocratica dei proprietari, sembra difficile immaginare che un nobile dell’epoca potesse dar vita a qualcosa così inquietante da suscitare ossimori come terribilmente bello, attraente e ripugnante e così via. Soprannominata, non a caso, la “Villa dei Mostri”, per la particolare decorazione che adorna le pareti esterne costituita da statue in “pietra tufacea di Aspra”, raffiguranti animali fantastici, figure antropomorfe, statue di dame e cavalieri, musici e caricature varie. . La villa affascina con questa atmosfera oscura e magica immortalata per sempre nell’eterna mobilità. E Goethe probabilmente non poteva fare altro, dar voce ai suoi sentimenti, se non coniare un nuovo termine per esprimere il suo sgomento di fronte all’inaspettato: Palagonisch.

Palagonisch, Veduta dell’installazione, Courtesy Verein Düsseldorf Palermo

Ed è proprio questo neologismo che dà il titolo al progetto espositivo; neologismo che sta alla base dell’idea guida della sua figura: rivelare artisticamente il “palagonale”, il terribilmente bello, e svelarlo rendendolo sensibilmente accessibile al pubblico. Visitando la mostra alla Haus Der Kunst dei Cantieri Culturali alla Zisa si resta stupiti, disorientati, quasi privi di categorie di giudizio perché si osserva ciò che non ci si aspetta e questa reazione”travolgente, di solito sorprendente, sì ottiene combinando ciò che è apparentemente incompatibile: legge e arbitrarietà, saggezza e stoltezza, vivo e morto, divertimento e orrore”.

Osservando le opere dei tre artisti, Giuseppe Agnello, Gabriele Massaro E Stefan a Wegen, si intuiscono alcuni topos: l’ignoto, la paura dell’altro, riferimenti a miti e fiabe, un’estetica “bizzarra e barocca”. Con questa breve introduzione, e con molta curiosità, mi avvicino ai curatori della mostra, Alessandro Pinto E Michael Kortlanderattraverso alcune domande che raccontano “la creazione di un ‘mondo sottosopra’, un ‘contromondo’ e quindi agli antipodi dell’ordine familiare delle cose”.

Palagonisch, Veduta dell’installazione, Courtesy Verein Düsseldorf Palermo

Cos’è l’arte per gli artisti?

«Per gli artisti l’arte è una necessità, il bisogno di esprimersi, di trovare modi e codici per condividere il proprio messaggio».

Cos’è Palagonisch?

«Palagonisch è un’intuizione di Goethe. Di fronte a una visione inaspettata, seppure anticipata da resoconti e letture, quella di Villa Palagonia a Bagheria e delle sue sculture, Goethe prova repulsione e attrazione allo stesso tempo. I principi del grottesco sembrano riconoscersi nella sua descrizione, soprattutto nell’ars combinatoria tra elementi inattesi. Questa descrizione dovette essere definita con un neologismo, cioè palagonisch. Nel testo dell’Italienische Reise, palagonisch compare una quindicina di volte e ogni volta sembra esprimere questa dualità, attrazione e repulsione verso un oggetto”.

Palagonisch, Veduta dell’installazione, Courtesy Verein Düsseldorf Palermo

Cos’è per loro di orribilmente bello e la prima immagine che gli viene in mente?

«I tre artisti non hanno espresso l’orribilmente bello in modo programmatico, cioè con opere realizzate per la mostra. Ma siamo stati noi curatori a riprendere il concetto di palagonisch e considerarla nuovamente una categoria estetica. Da lì si è passati a selezionare gli artisti intelligibili secondo questa categoria, ma l’elenco era ed è davvero ampio. Ci sembra che il palagonisch è anche una categoria dell’uomo, quel senso di attrazione e repulsione che si prova ogni giorno e per oggetti o situazioni anche molto distanti tra loro”.

Cosa c’è di bello e di spiacevole nell’arte?

«Nell’arte il bello e lo spiacevole sono due facce della stessa medaglia. Mentre preparavamo la mostra mi è venuto in mente Edgar Allan Poe e soprattutto il suo commento al titolo della raccolta “Tales of the Grotesque and Arabesque”. Due principi che si incastrano l’uno nell’altro, la spinta a esprimere lo straordinario nel grottesco e la necessità di ordinarlo secondo il mezzo utilizzato, l’arabesco, dandogli una forma per il pubblico. Ma sono principi irrequieti, cambiano a seconda dei momenti storici, delle tendenze artistiche e culturali”.

Palagonisch, Veduta dell’installazione, Courtesy Verein Düsseldorf Palermo

Gli artisti hanno lavorato insieme ed è esistito il loro confronto?

«Non c’è stato un confronto diretto, ma uno scambio di opinioni mediato da noi curatori.

Due su tre hanno visitato Villa Palagonia. Ma non in vista della mostra. Villa Palagonia è parte di un patrimonio artistico e culturale che rimane nascosto, sedimenta e, anche se in modo non diretto, ispira gli artisti.”

A cosa hanno pensato durante la creazione delle loro opere?

«I tre artisti hanno background e pulsioni diverse. Stefano a Wengen realizza le sue opere partendo da immagini note e riconoscibili per poi trasfigurarle in pittura attraverso una presentazione inquietante. In Gabriele Massaro si ha invece la percezione che le sue opere siano il risultato di un ampio dibattito sul mezzo pittorico. I suoi strati di colori, le diverse tecniche utilizzate e i motivi raffigurati pongono interrogativi su cosa sia la pittura e quale sia il suo ruolo nell’arte di oggi. Con Giuseppe Agnello la scultura torna a plasmarsi, in modo lirico le sue opere ci trasportano in un tempo arcano, a prima vista antico, ma invece comune e oggi, dove si trovano i materiali da lui utilizzati, le pietre di alabastro, il sale, i calchi di piante da determinare la loro percezione”.

Palagonisch, Veduta dell’installazione, Courtesy Verein Düsseldorf Palermo
 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV i “Tredici. 8 Project” vince la squadra – .
NEXT Non potrò più dire ti amo a Giulia – .