“Cesena, cresceremo ancora” – .

“Cesena, cresceremo ancora” – .
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È facile e allo stesso tempo difficile vivere in prima persona la passione popolare per una squadra, uno sportivo o un atleta.

Ma è stato soleggiato, caldo e avvolgente, come il sole della Romagna, percepire l’affetto, la riconoscenza, l’entusiasmo e la gratitudine che il Panathlon Club di Cesena ha voluto dimostrare nei confronti della sua squadra di calcio appena rientrata in Serie B nella splendida serata che si è svolta posto nelle sale del Grand Hotel Da Vinci di Cesenatico.

Non erano tanto (e solo) le 400 persone che riempivano la camera d’albergo, quanto piuttosto l’atmosfera che si respirava, l’amore per quella che per il Cesena non è semplicemente una squadra di calcio ma “un aspetto culturale, come il San Giovanni fiera o una gita sulle nostre splendide colline”, come ha detto il presidente dell’associazione Dionigio Dionigi.

Le sue parole, sincere, accorate, grondanti di felicità e orgoglio, hanno toccato il cuore di tutti. Queste sono state le parole di un romagnolo, di un atleta, di un tifoso, ma anche di una persona che si è spesa in prima persona per il Cesena in quell’ormai lontano – di avvenimenti e non certo di ricordi – 2018:

“È stato un anno che ha rasentato la perfezione, gli avversari hanno spesso considerato la partita contro il Cesena una partita ingiocabile – ha detto lo stesso presidente del Panathlon che aveva da un lato del tavolo d’onore il figlio di Ettore Rognoni. di Alberto, fondatore del club e dall’altro della famiglia Aiello, come a voler unire storia, tradizione e attualità – non eravamo abituati a una stagione così eccezionale. Dopo la batosta della scorsa stagione che avrebbe sbalordito chiunque, il grande merito della società e della squadra è stato quello di avere la forza di rialzarsi subito. E dico grazie ai proprietari americani perché avete capito il senso di appartenenza di Cesena alla sua città e alla Romagna, una passione trainante che non conosce confini che si tramanda di nonno in nonno. padre in figlio”.

Dionigi ha poi ricordato giustamente e legittimamente anche quei 30 soci meritevoli che nel 2018 hanno iniziato a risollevare l’azienda dalle ceneri con l’aiuto di amici, imprenditori e istituzioni, Comune in primis.

“Questa è la festa del Cesena, ma è anche la festa di quelle persone, di quei soci e di quegli imprenditori che nel 2018 si sono ribellati alla perdita del calcio del Cesena e soprattutto della Juventus”.

Se il sindaco Lattuca ha contrapposto “al dignitoso ma rispettoso silenzio che l’anno scorso seguì l’eliminazione contro il Lecco con i festeggiamenti dopo la promozione ottenuta, è un mese che festeggiamo e non ci siamo ancora stancati”, ascoltate e le parole del presidente John Aiello che ieri è tornato negli Stati Uniti insieme alla famiglia e ai partner americani ma che tornerà perché lui e gli altri partecipanti a questa avventura hanno Cesena nel cuore fosse vero anche.

“Per noi figli di immigrati che amiamo l’Italia questa è una passione. L’anno scorso abbiamo imparato molto, quest’anno abbiamo cambiato qualcosa a livello gestionale e con l’aiuto di Fabio interno abbiamo raggiunto questo risultato. Mister Toscano è stato bravissimo e come lui tutti i giocatori che erano fortissimi in campo, che si comportavano bene fuori dal campo e questo mi rende davvero molto orgoglioso di loro”.

E adesso? Aiello, fedele alla sua linea, non vuole fare il passo più lungo della gamba: “Passo dopo passo vedremo cosa succederà. Per avere una squadra forte ci vuole un club forte, noi vogliamo arrivare in Serie A ma non sarà facile. In due anni siamo arrivati ​​in Serie B, ci rivedremo tra due anni per vedere dove siamo arrivati”.

È stata una serata di festa, di sorrisi e di abbracci, una festa bianconera con i giocatori allegri e uniti come in campo. Ma nessuno di loro è stato chiamato a parlare, così come mister Toscano e nemmeno il direttore Fabio Artico. Sono d’accordo che l’umiltà e l’attento lavoro siano state le loro caratteristiche peculiari di questa stagione, ma questa volta forse si poteva fare un’eccezione.

 
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