Da Parigi a Venezia, la moda per artisti a cura del Collettivo Meta Campania – .

Nel moda contemporanea sono spazi per la circolazione delle idee, sono aperture al possibile, alle stratificazioni del presente, luoghi prolifici di autogestione. È ilsotterraneo indipendente, il luogo in cui restare per non essere, per mantenere viva la dialettica necessaria all’evoluzione dei costumi nella società; Parigi, con la sua gigantesca struttura di haute couture e prêt-à-porter, di artisti emergenti stagionali che sono quasi sempre copie carbone di alcuni bambino terribile del Novecento e maison aperte al loro mecenatismo, è la sua dimora ideale. Nicchia nella nicchia, c’è una piccola porzione di creativi che sentono ancora il bisogno di dedicarsi ad un tipo di ricerca che sa di vecchio stile, dove per “vecchio” dobbiamo prendere ad esempio quel lungo periodo che va da fine degli anni Settanta agli inizi del Duemila. È il caso di Collettivo MetaCampaniapunto di convergenza dello stupore emotivo del flâneur e del comportamento investigativo del coolhunter.

Jon Strassburg e Heiko Keinathio fondatori del Collettivo Meta Campania, si sono conosciuti a Milano vent’anni fa “uno nel commercio e negli affari, l’altro nella pubblicità, ci siamo subito guardati con curiosità, abbiamo subito capito che sarebbe arrivato il momento giusto per costruire qualcosa insieme”. Evento casuale unico nella storia del brand inaugurato nel 2020; il resto è analisi, esperienza, metodo, rapporti di lavoro diventati fiducia e familiarità, e poi una scelta radicale: rivolgersi a chi è dentro il mondo dell’arte. “Vive e lavora aè il nostro motto e la sintesi di un viaggio”, dice Strassburg, entrando nel vivo dell’attualità, “un’espressione usata nelle biografie degli artisti per dargli coordinate fisiche e temporali che ci sembravano perfette per definire anche il carattere dell’abito progettiamo: qualcosa di così casual e ben fatto da poterlo indossare in ogni occasione’.

per gentile concessione del Collettivo Meta Campania
un uomo e una donna seduti su un tappetoPinterest
per gentile concessione del Collettivo Meta Campania

Anche alla Biennale di Venezia, dove con un’operazione che è una performance nella performance Meta Campania Collective ha vestito i quattro protagonisti del padiglione del Lussemburgo. Lungi dall’essere sponsor o partner, “è stato come dare un ruolo alla moda, facendola entrare nel contesto che per noi è quello di riferimento”, obiettivo raggiunto anche rispetto alle tematiche della diversità care al duo. “Siamo stati uno strumento e non un catalizzatore di attenzione: indossando i capi della nostra ultima collezione, i quattro artisti, Bella Báguena, Selin Davasse, Stina Fors e Célin Jiang, chiamati dal curatore Joel Valabrega e coordinati da Andrea Mancini e Every Island , ci hanno proiettato nella loro lingua, è stato emozionante anche perché, è retorico ma vero, ognuno di loro ha una personalità molto forte.”

una persona vestita di grigioPinterest
per gentile concessione del Collettivo Meta Campania
una persona che indossa un cappotto neroPinterest
per gentile concessione del Collettivo Meta Campania

Un passo significativo per Meta Campania Collective: lontano dalla dimensione dello scambio commerciale, c’è il riconoscimento di una natura indipendente da valorizzare. La stessa che ha animato la campagna per l’autunno-inverno 2024/2025 presentata nel calendario ufficiale della Chambre di Parigi durante l’ultima fashion week e firmata da Mario Sorrenti. “Gli abbiamo lasciato carta bianca, c’è un rapporto di conoscenza e fiducia. Ha coinvolto i suoi figli, artisti, e i loro amici, un collettivo di New York. In questi scatti vediamo tantissima energia, movimento, danza, voce, riconosciamo una parte importante di noi.” Gli oltre trenta negozi da Tokyo a Los Angeles, passando per Atene, Pechino e Londra mostrano (e vendono) al Collettivo Meta Campania che il risultato gli è piaciuto. In Italia, da agosto, avremo 10 Corso Como a Milano ed Ex Voto a Napoli. Osservato da vicino, questo guardaroba parla chiaro, affonda le radici nella modellatura del minimalismo, il cuore in quella tradizione workwear ereditata dai grandi nomi americani e modificata negli stylings vintage mai invadenti con cui i giapponesi ci hanno interpretato, e la testa, come dovrebbe essere, un po’ nell’aria, per dare quel twist al look che è la malizia dell’eclettico, dell’anticonformista. Un plus va ai tessuti, che sono italiani e provengono da quelle aziende “con le quali abbiamo instaurato un rapporto di fiducia lavorando insieme sul prodotto, uno scambio personale e professionale che non ha la rigidità e la freddezza dell’industria”. Possiamo conoscere meglio il Collettivo Meta Campania dando un’occhiata al sito ufficiale, dove troviamo una serie di podcast ovviamente irregolari in cui “ascoltiamo persone che solitamente rimangono nell’ombra, è un’idea che ci è venuta per valorizzare ciò che fanno per noi o che semplicemente crediamo meriti di essere esplorato ulteriormente”.

Navigando su una piattaforma dove tutto è in divenire, c’è, statica, poetica, rassicurante e inaspettata, l’immagine di una webcam che da quel piccolo comune di Meta, in Campaniada cui scopriamo finalmente il nome del nostro ospite, ci offre la meraviglia di una prospettiva meno conosciuta sul Golfo di Napoli.

un uomo vestito di marronePinterest
per gentile concessione del Collettivo Meta Campania
una persona con le braccia apertePinterest
per gentile concessione del Collettivo Meta Campania
 
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