Atalanta, un pareggio nell’inferno del Vélodrome vale una vittoria – .

Marsiglia (Francia). Solo il Paris Saint-Germain ha vinto qui quest’anno e stasera abbiamo capito il perché”. Gian Piero Gasperini nell’immediato post-partita del Marsiglia-Atalanta 1-1 ha espresso proprio il pensiero che probabilmente ciascuno dei presenti al Vélodrome per l’andata della semifinaleEuropa League.

All’Olympique non si gioca solo contro gli undici in campo, ma anche contro i sessantamila in tribuna. Estremamente rumoroso dal primo all’ultimo minuto. Anzi, dalle tre ore che hanno preceduto la partita a quella successiva dopo il fischio finale.

Non sembra esagerato ammettere che uscire indenni da un doppio scontro da 180 minuti e con il ritorno da giocare in casa, vale effettivamente una vittoria. Certo, resta da completare il lavoro in vista del ritorno, contro una squadra che vivrà i novanta minuti del Gewiss Stadium con un entusiasmo e una carica emotiva diversa rispetto a quella vissuta in casa. E che spinta.

In un calcio in cui il fattore campo tende a contare sempre meno, il Marsiglia rappresenta l’eccezione che conferma la regola. Non sono solo i gruppi all’interno di una curva a cantare: tutti, in ogni settore, alzano la voce per novanta minuti.

Marsiglia-Atalanta, le foto della partita del Vélodrome

Un’energia pazzesca, un entusiasmo fuori misura che si trasmette anche alla squadra in campo, già adeguatamente carica dall’importanza della partita e da un riavvicinamento che migliaia di persone hanno sperimentato sparando fuochi d’artificio e lanciando petardi (forse anche qualcosa di più). in strada, anche con una certa pericolosità considerando che la strada non era chiusa al traffico. Anche un po’ eccessivi, forse, come i tifosi costantemente in tribuna che spesso bloccavano la visuale dalla tribuna stampa, verso la quale sono state rivolte anche provocazioni gratuite, per fortuna senza conseguenze.

Un’atmosfera incredibile, un rumore pazzesco. Appoggio incondizionato per novanta minuti: passione totale. Insomma, condizioni in cui realizzare un pareggio per 1-1 equivale, come detto, a vincere. Perché c’è un OM di casa e ce n’è uno in trasferta, inevitabilmente diverso. In Europa, tra girone, spareggi e fase a eliminazione diretta, ha vinto solo contro l’AEK Atene, pareggiando con Ajax e Shakhtar e perdendo contro Benfica, Villarreal e Brighton.

Al netto di valori individuali e collettivi non molto lontani da quelli dell’Atalanta, la sensazione che emerge è che al ritorno la Dea potrebbe riuscire ad assicurarsi il pass per la prima finale europea della sua storia. Al Dublino mancano solo novanta minuti – o centoventi, o gli altri necessari per tirare i rigori – e a De Roon e compagni non resta che perdere. Non che sia facile: a certi livelli niente lo è, tanto meno in semifinale contro una squadra che ha giocatori abituati a certi palcoscenici e più esperti a livello internazionale.

Certo, affrontalo Scamacca sarà più semplice: 6 gol in Europa League in 6 partite decisive: Sporting agli ottavi, Liverpool andata e ritorno e Marsiglia all’andata. I numeri dicono che in quattro occasioni ha segnato l’1-0, in una il 2-0 (la doppietta ad Anfield) e in una l’1-1.

Se è vero che i gol pesano, quelli di Gianluca sono come macigni. Sarebbe errato dire che anche alla Gewiss del 9 maggio si partirà già con un gol di vantaggio per la Dea solo per un dato storico, ma una cosa è certa: ci sono ragioni per credere in un passaggio al prossimo round. L’Atalanta 2023/24 è già nella storia: ora non resta che scrivere un’altra pagina.

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