Lo Scarpone – Montagnaterapia in scena al Trento Film Festival – .

Lo Scarpone – Montagnaterapia in scena al Trento Film Festival – .
Lo Scarpone – Montagnaterapia in scena al Trento Film Festival – .
Sul palco i ragazzi del progetto “Diabtrekking” © Cai

Un coro di voci di uomini, donne, ragazzi e ragazze dell’associazione Prisma, organizzazione di volontariato che punta all’integrazione dei bambini con disabilità. Il concetto di coralità infatti, può servire a definire la terapia di montagna: una raccolta di racconti, avvenimenti e racconti di ragazzi, ragazze, uomini e donne che hanno partecipato a progetti terapeutici e riabilitativi in ​​montagna in tutta Italia. Il coro ha aperto l’evento organizzato dalla neonata Struttura Operativa di Accompagnamento Sostenibile in Montagna Terapia ed Escursionismo Adattato del CAI, che si è tenuto a Trento, sabato 4 maggio, presso la Sala della Filarmonica.

La 72esima edizione del Trento Film Festival è stata l’occasione per presentare il video “Cambiamenti di altitudine”fatto dal regista Alessandro Beltrame. La clip si concentra su tre diversi progetti di montagnaterapia, dal sud al nord del nostro Paese. Andiamo dalle valli bresciane, con “Passo dopo passo”curato e realizzato da ASST Brescia e Società Escursionisti Milanesi a “Diabtrekking”, realizzato dall’associazione Jada, dal CAI Cuneo, insieme agli ospedali di Cuneo, Regina Margherita di Torino e Alessandria. Fino al progetto “Contaminiamoci” della sezione di Potenza delAssociazione Italiana Persone con Sindrome di Down, realizzato in collaborazione con Cai Potenza. I protagonisti sono saliti sul palco per raccontare la loro esperienza. Per guidare i presenti in un viaggio attraverso i diversi aspetti della Mountain Therapy, Ornella Giordanamembro della struttura operativa Supporto coadiuvante nella terapia di montagna e nell’escursionismo.

La presentazione del progetto “Contaminiamoci” © Cai

Sono nell’associazione 1300 accompagnatori della terapia di montagna. «La montagnaterapia è un’attività che ha un effetto benefico e terapeutico sia per le persone che vengono guidate sui sentieri, sia per i soci CAI che accompagnano i ragazzi e le ragazze in montagna»ha dichiarato il Presidente Generale del CAI Antonio Montani.

Dalle valli bresciane alle Dolomiti Lucane

Nelle valli bresciane, un gruppo di camminatori in fase di riabilitazione da una serie di dipendenze «capì il valore dell’attesa e della fatica»spiega Anna Frigerio diASST Spedali Civili di Brescia. Sulle vette dell’Appennino ligure e piemontese, un gruppo di ragazzi e ragazze affetti da diabete di tipo 1 cammina in montagna per capire quanto sia importante l’attività fisica nella natura. Allo stesso tempo, lavorare insieme permette la condivisione delle proprie difficoltà e dei propri limiti e quella che potrebbe essere considerata una condizione invalidante diventa meno importante e quasi inesistente. Con loro c’era anche Marco Peruffo, alpinista vicentino affetto da diabete che ha scalato il Cho Oyu, montagna della catena himalayana alta 8188 metri. Infine il progetto “Contaminiamoci”, una serie di escursioni nelle Dolomiti Lucane con ragazzi con sindrome di Down che, oltre a camminare con le guide del CAI Potenza, hanno organizzato e curato vari aspetti dell’escursione.

La presentazione del progetto “Di Passo in Passo” © Cai
 
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