Autonomia differenziata, convegno a Lamezia Terme su luci e ombre del disegno di legge Calderoli – .

Il conto è attivoAutonomia differenziatail cui iter parlamentare prosegue alla Camera come referente, è oggetto di confronti e dibattiti che si stanno verificando a ritmo serrato in tutto il Sud Italia. E sempre più spesso trasversalmente. Come nel caso del convegno “Luci e ombre dell’autonomia differenziata” che nei giorni scorsi ilassociazione apartitica Andeassociazione nazionale donne elettriciste, organizzata a Lamezia Terme e che ha visto il dibattito, a tratti acceso, di esponenti del mondo accademico come il professore Annarita Trottaprofessore ordinario di Economia Finanziaria presso l’Università Magna Grecia di Catanzaro, Alessandro Mazzitelliprofessore di diritto pubblico all’Unical, nonché Aldo Ferraresepresidente di Unindustria Calabria.

L’occasione mi è stata fornita dal libro il cui titolo evoca già un taglio alle risorse e alle possibilità di sviluppo di un Mezzogiorno, destinato a non chiudere mai i conti con la questione sempre aperta, quella meridionale appunto: “34% – La storia di una legge per il Sud. La questione meridionale a Bruxelles” di Rossella Cerra e Roberto Longo. Il convegno è stato introdotto dal presidente Ande Lamezia Mariannina Scaramuzzinomoderato dal vicepresidente Silvia Gulisano alla presenza del presidente nazionale Marisa Fagàpolitico catanzarese di lunga data.

Dal confronto sono emerse pochissime luci e molte ombre, come ha sottolineato Aldo Ferrarese che, in particolare, ha fatto emergere tanti dubbi sulla questione Lep, i cosiddetti livelli essenziali di prestazione che la legge dovrebbe individuare e garantire. «Stiamo cercando di farlo bene – ha detto Ferrara – con l’autocritica che serve e che tutti dobbiamo fare», riferendosi al mancato sviluppo delle regioni del Sud che oggi potrebbero essere penalizzate se dovesse passare l’Autonomia Differenziata. Inoltre, il tema della spesa delle risorse comunitarie nate per sostenere i bisogni delle regioni più svantaggiate come la Calabria tocca ormai anche il Nord Italia. È il caso, ad esempio, dei fondi della politica di coesione 2021/2027, il 9% dei quali riguarderà per la prima volta le regioni più sviluppate del Nord.

Come si svilupperà l’autonomia differenziata? Ci sarà una perequazione ad esempio sul fronte delle infrastrutture? Rossella Cerra spiegato il significato della clausola del 34% della legge 18/2017 che prevede la distribuzione dei fondi statali in conto capitale, proporzionalmente al numero degli abitanti del Mezzogiorno e non sulla base dei reali bisogni sociali delle regioni più svantaggiate. «Con l’autonomia differenziata – ha detto Cerra – la situazione, come evidenziato dall’ultimo rapporto Svimez, è sì destinato a peggiorare». Per Roberto Longo che ha condiviso con Cerra la stesura di questo testo «bisogna cominciare dal 1860 con Garibaldi alla spedizione dei Mille, dalle spoliazioni definitive delle ricchezze del Mezzogiorno. Con la Repubblica – ha aggiunto – siamo andati avanti con le disparità già col piano Marshall che non riconosceva i bombardamenti nemmeno sulle città del Sud”. Il professor Trotta ha spiegato che sul tema dell’autonomia differenziata ci sarebbe stato anche, nel corso dell’audizione alla Camera, dubbi dalla Banca d’Italia «in particolare sui profili problematici, sull’efficienza economica, sui diritti sociali che “costano” di più. È un testo oscuro e incostituzionale che pone il problema di un nuovo umanesimo finanziario”. Diritti e giustizia sociale sarebbero quindi fortemente a rischio in un contesto economico già fragile dove le nuove forme di povertà non sembrano essere all’ordine del giorno di nessun governo. Mentre appare chiaro che se non si interverrà in questo senso le economie degli Stati membri, a cominciare dall’Italia, saranno sempre più a rischio. E questo si basa semplicemente sulla discussione sul potere d’acquisto, sulla curva di domanda legata ai salari ormai fermi a diversi anni fa. Il prof. si è soffermato anche sulla Leps Alessandro Mazzitelli che però prende avvio dall’esame dell’articolo 116 della Costituzione, comma 3 e mette in luce un paradosso: «Abbiamo un Governo super centralizzato che vuole autonomie diffuse. Notiamo – ha aggiunto – profili di incostituzionalità perché la legge viene normalmente approvata dalle Camere a maggioranza assoluta sulla base di un previo accordo tra lo Stato e la Regione interessata. Adesso però fanno direttamente una legge di principio generale quando non era necessaria”. E al di là dei cavilli giurisprudenziali ce l’ha anche Mazzitelli metteva a rischio la questione dei diritti sociali. Infine, saluti e conclusioni da Marisa Fagà: «Troppi silenzi – ha sottolineato il presidente Ande – su una questione così importante che passa sulle nostre teste senza consapevolezza e senza protesta. Dobbiamo attivare la cittadinanza attiva e assumerci le nostre responsabilità. Noi andini siamo formiche operaie politiche con un’anima etica e culturale per risvegliare le coscienze di tutti”.

 
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