Un nuovo pronto soccorso per potenziare Torino, in estate un bando aperto anche ai privati ​​– .

«Un pronto soccorso aperto da privati ​​convenzionati: perché no? In tutti questi anni vi abbiamo fatto ricorso solo in casi di emergenza. Mentre dobbiamo avere l’onestà di ammettere che il pubblico, da solo, non può più farcela”. Era l’11 gennaio 2020 quando l’assessore alla Sanità Icardi metteva fine, a parole, a uno dei tabù dei governi di centrosinistra.

Dopo cinque anni di rimbalzi a vuoto – con l’Aiop, l’Associazione che rappresenta le strutture private, che rilancia periodicamente, e la Giunta regionale che frena – l’annuncio di ieri ha sorpreso tutti. «È importante rafforzare la capacità di risposta della rete emergenza-urgenza con l’attivazione di un nuovo pronto soccorso a Torino, per il quale quest’estate sarà predisposto un bando». Lo riporta il programma del centrodestra. Ad annunciarlo è lo stesso Cirio: «In attesa dei nuovi ospedali, dal Parco della Salute a quello della Pellerina, serve subito un nuovo pronto soccorso: basta con le scene che si ripetono ogni anno, l’iperafflusso e i pazienti in attesa durante l’influenza epidemia . Né si può disquisire sull’opportunità o meno di ricorrere al pronto soccorso: se le persone ci vanno non possono essere criminalizzate”.

Non un nuovo pronto soccorso privato, ha sottolineato nel pomeriggio il governatore: «Sarà gestito in convenzione con un soggetto privato ma sarà pubblico e gratuito». Il che significa un onere economico non indifferente, per il sistema sanitario e per il “giocatore” che lo aprirà. Ma è proprio così: nuovi ospedali non sono dietro l’angolo, quelli attuali non bastano a reggere la pressione di una popolazione sempre più anziana che, in attesa delle case comunitarie, non può contare su altre alternative ai medici di famiglia del territorio, che è anch’esso in diminuzione.

Non è stato esplicitato ma la Regione guarda soprattutto all’area Torino Nord, la meno coperta. È qui che iniziano i dubbi. Considerato che l’apertura di un pronto soccorso non può prescindere da una struttura con possibilità di ricovero e specialità ben definite, il candidato naturale sarebbe l’ospedale Cottolengo, già esplorato in passato ma molto tiepido su questa ipotesi. Pesano la mancanza di spazio e di sostenibilità economica. Con l’eccezione del Cottolengo la sfida si fa ardua. Gradenigo, Gruppo Humanitas, ha già tutto pronto. L’Ospedale Villa Maria potrebbe fare al caso tuo, ma si trova su una collina e presenta problemi di accessibilità. Il Koelliker, struttura d’eccellenza, è specializzata soprattutto nel campo ortopedico. Non è da escludere a priori la Clinica Pinna Pintor, di proprietà del Gruppo Policlinico di Monza, che però andrebbe ammodernata e si trova a Crocetta.

I pronto soccorso aperti e gestiti da privati ​​accreditati sono presenti da tempo anche in altre regioni, dalla Lombardia al Veneto. Nel caso di Torino, il punto è innanzitutto sapere che tipo di servizio pronto si desidera, se “generalista” o dedicato a specialità specifiche, la disponibilità di una struttura adeguata e la possibilità di renderlo economicamente sostenibile. Queste non sono domande da poco.

 
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