la terra dei Feaci? La Costa Viola • Meraviglie della Calabria – .

Due millenni e mezzo fa, nell’VIII secolo a.C., Omero raccontò il viaggio di Ulisse nel suo poema “L’Odissea”. Come è noto, queste famose peregrinazioni iniziarono a Troia e terminarono a Itaca.
Concedeteci qualche minuto di teoria, poi seguiremo il viaggio di Ulisse attraverso il Mediterraneo centrale fino alla Calabria.

La rappresentazione dell’ira di Polifemo davanti all’isola dei Ciclopi

Sono più di settanta le teorie sulla ricostruzione del viaggio di Ulisse, diverse tra loro, avanzate nei venticinque secoli che ci separano dagli eventi. Si dice che Ulisse sia stato in Italia, Palestina, Spagna, Crimea, Tenerife, ecc.
Evidentemente Ulisse non poté visitare tutti questi luoghi perché il suo viaggio, secondo Omero, durò non più di sessanta giorni; mentre gli otto anni di permanenza sono distribuiti nelle dodici tappe, che hanno scandito la sua avventura.

Il mistero della Terra dei Feaci

Tutti i tentativi finora compiuti per ricostruire geograficamente il viaggio di Ulisse tenendo conto dei dati forniti da Omero sono falliti, in particolare per l’identificazione di questo luogo.
La terra dei Feaci è stata localizzata, secondo diverse teorie, in Palestina, Tunisia, Andalusia, Istria, Cirenaica, Malta, Creta, Corfù, Trapani, e anche in Germania.

La testa di Ulisse del gruppo Polifero conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga

Non è stato tuttavia possibile rispondere alla domanda su come Ulisse, dopo il primo passaggio attraverso Scilla e Cariddi, fu nuovamente respinto e, tuttavia, riuscì a farsi condurre in patria dai Feaci, senza attraversarla una terza volta. .
Secondo Omero la terra dei Feaci, vista dalla Grecia, si trova una volta davanti e una volta dietro Scilla e Cariddi.
Finora si è sempre ipotizzato che il mare che spinse Ulisse verso la terra dei Feaci fosse lo stesso attraverso il quale egli ritornò a casa. Ma questa supposizione, naturalmente la più attendibile, non è suffragata da nessuna parola di Omero. Se invece mettiamo insieme i due dati di Omero e cerchiamo un paese che si trova contemporaneamente dietro e davanti allo Stretto in un mare, saremo portati a pensare alla Calabria, la cui costa occidentale si affaccia sul Mar Tirreno e quella orientale sullo Ionio. È proprio lì che arriverai se arrivi da Lipari con rotta verso Oriente e da lì dovrai salpare per raggiungere Itaca, sempre con rotta verso Oriente, come indica il testo omerico.

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Se questa sorprendente spiegazione è corretta, durante il suo viaggio Ulisse deve, però, aver attraversato un tratto di terra. Questo fatto, mai osservato, è in realtà ciò che racconta Omero: vicino alla terra dei Feaci l’onda e la tempesta rompono la sua zattera e solo nuotando Ulisse riesce a salvarsi raggiungendo la costa. Di lì dovette andare a piedi, prima risalì un pendio, il giorno dopo fu condotto per valli carrabili, con carri trainati da muli, verso la capitale dei Feaci e un altro giorno ancora scese verso il porto e, poi, finalmente, una nave lo riportò in patria.
Omero si riferisce chiaramente a due diverse coste collegate tra loro da una certa distanza.

Ipotesi che si tratti della Calabria

Alcune interpretazioni tradizionali parlano dell’isola dei Feaci ma il testo greco non contiene la parola isola, anzi viene chiamata da Omero Scheria (Schera), che significa terraferma (continente o paese).
Infatti, dopo aver visitato numerose isole (Malta, Sicilia, Ustica, Lipari), Ulisse raggiunse finalmente la terraferma in Calabria. Questa nuova, ma semplice allo stesso tempo, spiegazione risolve gran parte delle contraddizioni presenti nell’interpretazione del testo. La terra felice dei Feaci dei tempi di Omero si identifica così con la Magna Grecia dell’antichità e con l’attuale Calabria. Non può che essere stata la terra dei Feaci in Calabria: la durata che il testo omerico indica permette il passaggio da una costa all’altra della Calabria. Questo passaggio è quello della direttrice Tauriana-Oppido Mella che collegava il Mar Tirreno con il Mar Ionio, attraverso la dorsale della catena montuosa. Non è un caso che i romani scelsero di far passare proprio di lì una variante della Via Annia Popilia-Tirreno/Ionio.

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Le calette lungo la costa di Palmi

Omero scrive che Ulisse, in balia delle onde su una zattera, fu dapprima gettato su una ripida costa di rocce e scogli (da noi individuata tra Rovaglioso e Trachina situata di fronte a Lipari, del resto le correnti ancora oggi portano la pietra pomice dai vulcani delle Isole Eolie sulle nostre coste), Ulisse cercò poi riparo sulle rive pianeggianti, forse la spiaggia di Trachina o di Pietrosa, ed è noto anche che pernottò in un luogo sicuro, una grotta non lontana dal mare . Sappiamo che l’unica grotta della zona frequentata dalla preistoria al medioevo da popolazioni marine è quella della Trachina. Da lì si poteva controllare il mare senza essere visti e stare al sicuro dagli animali selvatici.

Le tappe del viaggio

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Un’altra ricostruzione del viaggio di Ulisse

Alla corte del re Alcinoo, Ulisse raccontò le diverse tappe del suo periglioso viaggio: Troia; Capo Malea; La piccola Sirti con la città dei Lotofagi; i Ciclopi; Malta; l’isola di Eolo; lo scoglio di Marsala con il porto di Lestrigòni; Monte Erice come la ripida Rocca di Ramo; Ustica come l’isola di Circe; Imera come le case di Ade e Persefone; lo Stretto di Messina come Scilla e Cariddi, con lo scoglio delle Sirene; una delle isole Lipari come l’isola di Calipso ed infine l’ultima importantissima stazione, la Calabria, cioè l’antica Magna Grecia come la terra dei Feaci, chiamata Scheria da Omero e cioè il territorio di Palmi nella Costa Viola. (Domenico Bagalà)

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