Venezia, all’età di otto anni, verrà portata via dalla madre per ordine del tribunale – .

Venezia, all’età di otto anni, verrà portata via dalla madre per ordine del tribunale – .
Venezia, all’età di otto anni, verrà portata via dalla madre per ordine del tribunale – .
Donne |

Per lui quella bambina non doveva nascere, quasi nove anni fa pregò la donna con cui aveva una relazione per non metterla al mondo, non “condannarlo a morte”.

“Per una che dovesse portare avanti la gravidanza anche se il maschio non vuole… è violenta… perché penso, Cristo santo, che l’aborto sia una conquista di tutti, non solo delle donne” scriveva Armando (il nome di fantasia) ) nel settembre 2015

Ma per lei abortire «era un gesto impensabile» e ha persino minacciato di uccidersi.

“Sto davanti a te in ginocchio, supplicante. Non trafiggermi, non affondare la tua lama nel mio corpo. Non condannarmi a morte. Perché questo è ciò che accadrebbe, morirei in un modo o nell’altro” scriveva nel settembre 20015.

È ancora:

“Da quando hai confiscato il mio sperma, ora è tuo? Questa è una minaccia, una minaccia mafiosa” si legge in un messaggio dell’agosto 2015.

La donna porta avanti la gravidanza da sola, il bambino nasce e l’uomo non la riconosce. Ma a un certo punto ricompare chiedendo il riconoscimento della piccola, anche il test del Dna, ma soprattutto il cambiamento del nome del minore nonché l’anteposizione del proprio cognome a quello della madre ed altre imposizioni al regime educativo della minore stessa. Inizia così una vicenda giudiziaria senza fine.

Oggi quella bambina ha otto anni, la chiameremo Maria, e vive nella costante paura di essere portata via da sua madre. Si rifiuta categoricamente di incontrare il padre che ha chiesto tardivamente il riconoscimento e ora lotta in tribunale per averla con sé. Nessun giudice ha mai voluto ascoltare questa ragazzina, nonostante la Corte di Cassazione si sia espressa più volte in questo senso. In un verbale del 23 luglio 2019 parlano le maestre dell’asilo di “una bambina molto intelligente, affettuosa e coinvolta” che però regrediva ogni volta che doveva essere consegnato al padre.

“La bambina conosce lo scorrere del tempo, cosa piuttosto insolita per la sua giovanissima età, e riconosce benissimo anche i giorni della settimana. Ciò le permette di distinguere i giorni dedicati alla madre da quelli in cui il padre avrebbe dovuto ritirarla. In particolare, durante quest’ultima, il suo stato d’animo significativamente agitato per tutta la mattinata ha assunto atteggiamenti di chiusura e di autoprotezione. In particolare, questi giorni sono stati caratterizzati da pianti inconsolabili con la richiesta continua di chiamare la madre, supplicandoci che non voleva andare con il padre” scrivono le educatrici.

Di poche settimane fa l’atto esecutivo emesso dal tribunale di Venezia, senza che fosse stata svolta alcuna indagine, in cui la piccola è stata affidata ai servizi sociali durante il giorno e poi restituita alla madre la sera.

“Sono andato in tribunale pensando di avere tutte le ragioni e di essere tutelato, non avrei mai immaginato una cosa del genere, quando mia figlia aveva 18 mesi il perito ha stabilito che la bambina soffriva di un conflitto di lealtà e che Ho inviato messaggi subliminali” dice oggi la donna, il cui caso era uno di quelli presi ad esempio dalla Commissione sui femminicidi come esempio di vittimizzazione secondaria.

Ora la donna ha presentato ricorso contro il provvedimento chiedendo intanto la sospensione. Il caso coinvolge anche il Parlamento. La senatrice Valeria Valente, che nella scorsa legislatura presiedeva la Commissione Femminicidi, ha chiesto gli atti al tribunale per verificare come sia possibile che un meccanismo così infernale possa andare avanti in totale spregio alle sentenze della Suprema Corte. E così nel frattempo è stato colpito anche il ministro Carlo Nordio.

“Ci sembra che qualcosa non vada per quanto riguarda la riforma Cartabia. Proporremo alla commissione femminicidi di acquisire i documenti per vederci chiaro” ha detto Valente alle Dire.

Sulla questione è intervenuta anche la capogruppo dell’Alleanza Verde e Sinistra alla Camera, Luana Zanella: “È un caso doloroso al quale bisogna assolutamente trovare una soluzione, se ne dovrebbe occupare la Commissione Femminicidio – ha spiegato – Ho conoscevo la donna da tempo, le sue ragioni sono molto forti, la commissione parlamentare deve riprendere il suo dossier, studiarlo, verificare le criticità della riforma Cartabia e perché il Tribunale di Venezia non ha applicato la Convenzione di Istanbul”.

 
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