la Regione non assume e in tutta la Sicilia sono solo 49 coloro che si occupano di prevenzione – .

la Regione non assume e in tutta la Sicilia sono solo 49 coloro che si occupano di prevenzione – .
la Regione non assume e in tutta la Sicilia sono solo 49 coloro che si occupano di prevenzione – .

Sono 49dovrebbe essere 280. Questo è il numero di ispettori del lavoro considerato adeguata dalla Regione Siciliana, che grazie allo Statuto speciale ne ha la diretta competenza. Ma «ne servirebbero almeno 500», sottolinea Bruno Giordanomagistrato di Cassazione ed ex direttore dellaIspettorato Nazionale del Lavoro. Al momento ne restano pochissimi, nonostante le promesse fatte un anno fa dal presidente della Regione, Renato Schifani, che era stato pungolato sulle pagine regionali di Repubblica dall’ex direttore dell’INL. Dopo la strage di Casteldaccia, dove 5 lavoratori persero la vita a causa dell’inalazione di gas nocivi, Giordano ricorda: “Un anno fa scrissi una lettera indirizzata al presidente siciliano, divisa in 10 punti. Ha risposto che lo avrebbe fatto impegnato personalmente per risolvere la carenza di ispettori del lavoro e I Sono preoccupato. Perché? Perché i problemi lavorativi non si risolvono con gli impegni personali ma con gli impegni istituzionale, e avevo ragione: a distanza di un anno non è stato risolto nulla”. Insomma, il problema era noto ed è stato sollevato in più occasioni, ma negli ultimi anni la situazione è addirittura peggiorata, secondo il CGIL: “Se una soluzione fosse stata trovata prima con il protocollo firmato con l’Ispettorato, negli ultimi due anni non abbiamo fatto alcun progresso”, sottolinea Francesco Lucchesisegretario regionale con delega alla sicurezza sul lavoro per il sindacato.

Perché la Sicilia ha pochissimi ispettori? La questione è, manco a dirlo, intricata e parte dall’autonomia siciliana: l’isola è infatti l’unica regione, insieme al Trentino Alto Adige, ad avere un responsabilità diretta in materia di sicurezza sul lavoro, mentre il resto delle regioni italiane è sotto la diretta responsabilità dell’Ispettorato nazionale. Dipende quindi dal fatto che la Regione non bandisca un concorso da più di 30 anni, per cui dei 49 ispettori rimasti in organico nel tempo, gran parte sono sull’orlo della pensione o non molto lontano. Nel 2018 erano 96 e già allora il senatore M5s Antonella Campagna ha denunciato la carenza, sottolineando come a Ragusa, zona di intensa coltivazione agricola, vi fossero solo due ispettori. Solo dal primo gennaio di quest’anno sono stati inviati a Ragusa altri 3 ispettori, tutti a titolo temporaneo perché arrivati ​​in Sicilia “in prestito” dall’Ispettorato Nazionale (ma già in scadenza nei prossimi mesi).

Intanto si è creato un paradosso: nell’ultimo concorso indetto dall’Ispettorato hanno vinto loro 120 siciliani possono però essere utilizzati solo in altre regioni e non nell’Isola. Per risolvere la grave carenza di personale ispettivo, però, nell’estate del 2022 è stato firmato un protocollo d’intesa con l’INL che richiedeva la disponibilità dei suoi ispettori a trasferirsi in Sicilia per un periodo limitato. Tuttavia, il governo Meloni ha sostituito il capo dell’Ispettorato poco dopo il suo insediamento e il protocollo è rimasto lettera morta. Nella primavera del 2023 l’esecutivo è intervenuto prevedendo l’invio di “un contingente di personale ispettivo adeguatamente qualificato”. A quel punto sono arrivati 29 ispettori (erano 30 ma uno si è arreso), ma lo erano trasferito a tempo determinato: Scadranno a dicembre 2024. “E non l’hanno fatto potere amministrativo, solo dalla polizia giudiziaria», avverte Giordano. Si tratta cioè di ispettori che possono effettuare controlli per verificare se sia stato commesso o meno un reato illecitomentre solo i 49 ispettori siciliani hanno il potere di vigilare anche preventivamente sulla sicurezza dei luoghi di lavoro.

Per la prevenzione la Regione può quindi contare solo su pochi ispettori sparsi nelle 9 province. A Palermo, la più grande della Sicilia, che comprende Casteldaccia, ci sono solo 9 ispettori. A Enna ce ne sono solo 2. Ma non è solo l’Ispettorato del lavoro a soffrire di carenza di personale. Persino il Aspettare Sono in rosso con uno staff Presale – il servizio di prevenzione e sicurezza sul lavoro – inferiore del 50% rispetto all’impianto biologico.

Una situazione denunciata da tempo dalla Cgil: “Sento dichiarazioni del consigliere Nuccia Albano che da ieri bandisce un nuovo concorso – commenta Lucchesi -. Quello che so è che in due anni gli incontri sono sempre falliti: bisogna giudicare i fatti e non le dichiarazioni e al momento non ci sono fatti e non si è visto alcun progresso in alcun senso in questi due anni. Siamo fermi al “dobbiamo capire, ragionare, valutare…”. Anche sulle stesse posizioni di combattimento Uil: “Negli ultimi 10 anni la Sicilia ha perso di più 800 lavoratori morirono sul lavoro – ricorda Ignazio Baudo, della Uil Sicilia -. Un dato sconcertante che la dice lunga sul tema della sicurezza sul lavoro, che è una vera e propria patologia. Là precarizzazione del lavoro, negli ultimi anni, la continua frammentazione in contratti, tutti precari, rivela un generale abbassamento della qualità del lavoro e una minore garanzia dei diritti. Di conseguenza si perde anche la sicurezza sul lavoro”.

Un problema urgente anche per il Cisl: “Il rafforzamento degli ispettori del lavoro non è più rinviabile – risponde Rosanna Laplaca della segreteria regionale della Cisl – che in Sicilia, per la competenza della Regione in materia, non può usufruire delle assunzioni previste per il resto d’Italia. Abbiamo preso atto positivamente della volontà del presidente della Regione Siciliana di ricercare soluzioni in merito, e anche il protocollo a suo tempo siglato tra l’assessorato regionale e l’INL deve essere reso esecutivo per garantire un numero adeguato di ispettori operativi” .

 
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